L’abbiamo scaricato in più di 20 milioni, ma ora c’è da capire come l’agognato green pass verrà (davvero) utilizzato. E soprattutto chi sarà a fare i controlli. “I ristoratori non devono fare i poliziotti”, ha detto la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
Giusto: non spetta ai proprietari di bar e ristoranti chiedere “i documenti quando verificano il possesso del green pass, lo scriveremo nella circolare di attuazione del provvedimento”, ha assicurato. Però anche i poliziotti devono fare il loro lavoro, ovvero garantire la sicurezza.
Ma allora, in un’Italia dove già pullulano i green pass ‘fasulli’ (e chi si è precipitato ad acquistarli addirittura si lamenta per aver, come si dice a Roma, preso la sòla) , chi verificherà l’identità del possessore del green pass? Basteranno i “controlli a campione” di cui ha parlato Lamorgese?
Se, come ricorda il ‘Corriere della Sera’, in serata Palazzo Chigi ha comunque assicurato controlli serrati, e il Viminale ha aggiunto che “le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole sull’utilizzo del green pass”, non possono non restare alcuni dubbi.
Posso usare il green pass di ‘mio cugino che si è vaccinato‘ (tanto per citare un hashtag celebre su Twitter), o procurarmene uno al mercato nero. E così l’operazione green pass finirebbe per rivelarsi un flop. E, soprattutto, per dividere ancora una volta l’Italia in due: quelli che seguono le regole, e quelli che le aggirano, le piegano, le adattano ai propri interessi.
Peccato che in mezzo ci sia un virus pandemico, che non si fa spaventare o fermare dai mezzucci. Basta ascoltare quanti l’hanno sperimentato sulla propria pelle, anche se in forma lieve, magari proprio perché vaccinati, per capire che con Covid-19 è meglio non scherzare.
