Covid, le Regioni che rischiano di cambiare colore

Covid zona gialla
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Sette Regioni a rischio zona gialla e due in bilico tra giallo e arancione. Il giallo potrebbe essere il colore a cui potrebbero doversi abituare Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, P.A. di Trento e Veneto. Mentre un possibile viraggio da giallo ad arancione sarebbe prossimo per Friuli-Venezia Giulia e l’Alto Adige.

Lo dicono i dati elaborati da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sulla base del numero di pazienti, dei nuovi casi di contagio e dalle rilevazioni quotidiane relative all’occupazione dei posti letto da parte dei pazienti Covid, pubblicati giornalmente dal ministero della Salute.

Mentre a livello nazionale la percentuale di occupazione dei letti in Terapia intensiva da parte di pazienti Covid è del 9% e quella in aree ospedaliere non critiche è del 10%, la situazione cambia sensibilmente a seconda delle Regioni considerate.

Ed è così che sette Regioni si stanno avvicinando alle soglie critiche che sanciscono il passaggio dal bianco al giallo. Vale a dire il raggiungimento di un tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva superiore al 10% e un tasso di occupazione dei posti letto in area medica superiore al 15%. A cui si deve aggiungere un’incidenza settimanale dei casi Covid pari o superiore a 50 ed inferiore a 150 ogni 100 mila abitanti.

Stando ai numeri di ieri 8 dicembre i dati di occupazione delle Terapie intensive e dei posti letto in area medica erano del 9% e del 17% rispettivamente per la Calabria, 12% e 12% per il Lazio Liguria e Marche, 9% e 13% per la Lombardia, 17% e 12% per la Provincia Autonoma di Trento, 12% e 11% invece per il Veneto. In tutti i casi vicini alle soglie limite. Se non fosse che ciascuna Regione potrebbe giocare i propri assi nella manica. Salvo impennate particolarmente significative dell’incidenza di casi di positività, le amministrazioni regionali potrebbero aumentare il numero di posti letto in Terapia Intensiva da dedicare proprio ai pazienti Covid, facendo di fatto scendere la percentuale di occupazione. E, così, evitando il primo cambio di colore e le conseguenze (minime, se non assenti) sull’economia del territorio.

Infatti, stante l’entrata in vigore dal 6 dicembre del decreto legge che ha introdotto il super green pass, l’unica vera differenza rispetto alla zona bianca è l’obbligo della mascherina all’aperto, di fatto già introdotta spontaneamente da alcuni sindaci anche in zona bianca. Per il resto rimangono valide le regole del green pass e del super green pass previste per la zona bianca: green pass “base” obbligatorio per accedere ad alberghi, spogliatoi, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale, e super green pass per prendere parte a spettacoli, feste, cerimonie pubbliche, eventi sportivi, per consumare in bar e ristoranti al chiuso e per accedere alle discoteche.

Diverso il caso in cui una regione passi all’arancione: per accedere a tutte le attività sarà obbligatorio avere il super green pass. A questo scenario potrebbero essere costretti i cittadini del Friuli Venezia Giulia, che ieri registrava Terapie intensive occupate al 15% e letti in reparti medici pieni al 23%, e dell’Alto Adige.

Per ovviare a possibili cambi di colore, anche in vista delle festività natalizie, il ministero della Salute continua a ribadire l’importanza dell’adesione alla campagna vaccinale, che il prossimo 16 dicembre aprirà concretamente anche per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni.

La vaccinazione è l’unica arma che abbiamo a disposizione per ridurre la probabilità di finire intubati in Terapia intensiva o, peggio, al cimitero. Come indica anche una rilevazione della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) la tendenza degli ultimi 15 giorni evidenzia un incremento del 32% dei ricoveri in Terapia intensiva di persone non vaccinate. A fronte di una riduzione del 33% dei ricoveri in rianimazione dei vaccinati.

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