Covid, tamponi rapidi o molecolari? Ecco cosa sono

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In tutta Italia è caos tamponi. Tutti sono alla ricerca di conferme (o smentite) circa la propria positività al virus. Per sapere come potersi comportare con parenti e amici in questi giorni che spesso comportano cene e momenti di convivialità. Ma come dobbiamo comportarci rispetto ai diversi tipi di tamponi e test oggi disponibili?

Innanzitutto è bene chiarire i concetti di “specificità” e “sensibilità” dei test. Partiamo col dire che non si tratta di sinonimi. Specificità significa il livello di precisione con cui un test è in grado di riconoscere la presenza del virus o degli anticorpi generati dall’organismo a seguito di infezione. Tanto maggiore è la specificità tanto più certo sarà il risultato del test, che ci farà escludere i casi “falsi positivi”. Cioè ci permetterà di sapere che se il risultato del test è positivo possiamo essere certi di avere contratto il virus (e quindi dovremo attenerci alle regole, come isolamento e successivi tamponi di controllo, utili a interrompere le catene di contagio).

Per sensibilità invece si intende la capacità con cui un test è in grado di riconoscere virus o anticorpi anche se in basse concentrazioni.  Tanto più elevata è la sensibilità, tanto maggiore è la sicurezza del risultato, perché andiamo a escludere i “falsi negativi”. In pratica, con un test molto sensibile, se il risultato è negativo possiamo avere una ragionevole certezza di non essere contagiati.

Usiamo una similitudine che permette di capire meglio: possiamo paragonare i test per il Coronavirus ai test di gravidanza. Se un test è molto specifico, qualora il risultato sia positivo saremo certi di essere incinta e qualora sia negativo saremo certi di non esserlo. Se un test è molto sensibile, potremo sapere con elevato grado di certezza di essere incinta anche nelle primissime fasi della gravidanza, giacché il test identifica gli ormoni della gravidanza anche in basse concentrazioni.

Veniamo ai tamponi. Ce ne sono di tipo diverso, che ci danno anche risultati in tempi differenti, ma che permettono di avere anche informazioni diverse. Facciamo un riepilogo chiarificatore. Il tampone più “famoso” è forse quello molecolare. Se fossimo in ambito processuale, potremmo chiamarlo “prova regina”. Infatti, attraverso un prelievo nasofaringeo, va a ricercare proprio la presenza del virus valutando la presenza del suo materiale genetico (Rna).

Ha una specificità elevatissima, oltre il 95%: quindi se il risultato è negativo possiamo essere ragionevolmente certi di non essere infetti. Ha anche una sensibilità elevatissima, oltre il 90%. Questo consente di identificare materiale genetico del virus anche nei casi di bassa carica virale, come nei primi giorni dall’infezione. Quindi, in caso di risultato positivo, ciò consente di isolare precocemente le persone contagiate. Anche qualora siano asintomatiche. Questo tampone può essere eseguito e analizzato solo da laboratori specializzati pubblici o privati. I risultati arrivano generalmente dopo 24-48 ore.

Abbiamo poi il tampone antigenico, che oggi conosciamo come “rapido” della farmacia.
Diversamente dal molecolare, questo tampone va a cercare la proteina Spike del virus (quella che esso presenta sul suo involucro esterno e che è responsabile dell’infezione delle cellule umane), sempre attraverso un prelievo nasofaringeo. Presenza della Spike: risultato positivo, quindi infezione. Assenza Spike: risultato negativo, assenza di infezione. In generale la sua specificità è simile a quella del tampone molecolare.  Ma possono esserci limiti di sensibilità. Cioè possono non essere in grado di rilevare la proteina Spike in bassa quantità, cosa che si verifica ad esempio nelle fasi iniziali dell’infezione o nelle fasi finali. Per questo, ad esempio l’esecuzione di un tampone antigenico può avere senso dopo 48-72 ore (2-3 giorni) dopo essere stati a contatto con una persona positiva. Prima si rischierebbe di avere un risultato falso negativo.

Questo tampone può essere eseguito e analizzato anche in farmacia. I risultati si possono avere nell’arco di 10-15 minuti.

I test fai-da te meritano un capitolo a parte. Ci sono tamponi antigenici nasofaringei, tamponi antigenici salivari e test sierologici. Tamponi antigenici nasofaringei fai da te: rappresentano un’alternativa a quelli “professionali” eseguiti in farmacia. Funzionano nello stesso modo: si preleva un campione nasofaringeo e si va alla ricerca della proteina Spike. Ma attenzione: oltre alla questione della sensibilità e quindi dei falsi negativi, a questi tamponi si associa anche la criticità della corretta esecuzione casalinga. Spesso accade che il prelievo attraverso il tampone dato in dotazione non viene fatto per bene, perché non si arriva proprio nella zona retronasale dove si deve prelevare il materiale da analizzare. In questo caso la probabilità di avere un falso risultato negativo aumenta. I risultati si ottengono anche in questo caso in 10-15 minuti.

Tamponi antigenici salivari fai da te: sono analoghi a quelli a nasofaringei. L’unica differenza è il campione da analizzare. In questo caso è la saliva. Questi test rappresentano un’alternativa ai nasofaringei soprattutto quando si vuole eseguirli sui bambini, perché meno “difficili” da eseguire.

Test sierologici fai da te: non testano la presenza del virus, ma se lo abbiamo “incontrato”.
Vengono effettuati su un campione di sangue prelevato con un semplice buchino sul polpastrello, un po’ come fanno i diabetici per misurare la glicemia. In questo caso ciò che si cerca sono gli anticorpi, prodotti dal sistema immunitario dell’organismo a seguito del contatto con il Coronavirus.

A seconda del tipo di anticorpi identificati dal test si può desumere un’informazione differente.
Se il test indica la presenza degli IgM, i primi anticorpi prodotti quando si verifica un’infezione, significa che il soggetto è venuto a contatto con il virus da non più di 8-10 giorni.
Se invece si rilevano solo gli anticorpi IgG, quelli prodotti in tempo successivo all’infezione e che servono a proteggere l’organismo da un eventuale nuovo incontro con il virus, significa che l’infezione non è recente.

Qualora ci sia la compresenza di IgM e IgG, infine, l’informazione che ne possiamo trarre è che l’infezione non è recentissima, ma nemmeno troppo di vecchia data.  I tempi per avere il risultato sono nell’ordine di 10-15 minuti. Presentano un limite importante: quello dei falsi negativi. Infatti, un risultato negativo di un test sierologico può essere dovuto a tre diverse casistiche:
• il soggetto può non aver mai incontrato il virus;
• il soggetto è stato infettato molto recentemente e quindi il suo organismo non ha ancora prodotto né IgM né IgG;
• il soggetto è infetto ma il titolo anticorpale è così basso da non essere rilevabile dalla sensibilità del test.
In questi casi la situazione va quindi comunque approfondita attraverso un esame che dia maggiori certezze sulla presenza, o meno, di infezione in corso: il tampone molecolare.

Ma allora a quale test fare riferimento se si vuole capire qual è lo stato di una persona rispetto all’infezione da Coronavirus? E, in questo senso, agire per evitare lo sviluppo di nuovi cluster di contagio in ambiente pubblico, lavorativo e scolastico? In pratica possiamo riassumere con un “Dimmi cos’hai e ti dirò che test fare”. La scelta del tipo di test da applicare va ponderata a seconda dell’obiettivo che si vuole perseguire.

Il tampone molecolare, che richiede tempi lunghi e costi elevati (circa 60-70 euro se fatto privatamente), va eseguito su chi ha i sintomi dell’infezione da Coronavirus (febbre, difficoltà respiratoria) nell’ottica di confermare o meno l’ipotesi diagnostica, ad esempio per distinguere la situazione rispetto a un raffreddamento o all’influenza.

Il test antigenico è da preferirsi per un asintomatico che pensa di avere avuto contatti con soggetti infetti o per le professioni che prevedono un largo contatto con il pubblico, come gli operatori sanitari o il personale scolastico. Il perché è semplice: se il soggetto non presenta sintomi e il test è negativo significa che è ragionevolmente sano; viceversa, se il risultato è positivo, si può richiedere tempestivamente un’indagine più approfondita attraverso il tampone molecolare, così da capire se la positività evidenziata è reale o si tratta di un falso positivo.
I test sierologici rappresentano una opportunità in più qualora non si disponga di tamponi o di test antigenici, soprattutto perché forniscono risultati in tempi rapidi. Ma, non dobbiamo dimenticare le criticità correlate ai falsi negativi di cui abbiamo parlato.

Ricordiamoci, infine che i tamponi validi per ottenere il green pass, qualora non si sia ancora vaccinati, sono solo due: quello molecolare (la cui durata ai fini del certificato verde vale solo 72 ore) e l’antigenico rapido (solo quello eseguito in farmacia o presso strutture sanitarie autorizzate, la validità del green pass è 48 ore).

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