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Social freezing, il caso italiano e il trend in Spagna e Francia

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Nel primo degli approfondimenti dedicati al social freezing, avevamo accennato alla mancanza di programmi di finanziamento pubblico per accedere alla pratica del congelamento degli ovuli nel nostro Paese. Attualmente, come ci ha ricordato lo specialista della Società italiana di riproduzione umana (Siru) Antonino Guglielmino, per sottoporsi a crioconservazione riproduttiva si spendono in Italia tra i 4.000 e 5.000 euro: la maggior parte dei quali include l’acquisto delle gonadotropine, ormoni che servono a stimolare l’ovaio per produrre più follicoli.

Lia Lombardi, sociologa della salute, ha spiegato a Fortune Italia come quello del “prezzo della fertilità” sia, in Europa, un problema quasi tutto italiano. Lombardi, che supportata dall’Université Lumière Lyon sta conducendo una ricerca comparativa sul social freezing tra Italia, Francia e Spagna che si concluderà il prossimo anno (per cui i dati sono ancora sotto embargo), sottolinea anzitutto che “il nostro Paese, rispetto agli altri due, non ha una legge in merito”. Ed è un grave errore. “Non c’è una copertura da parte del sistema sanitario, quindi la donna che paga pretende di poter ricevere il trattamento. Anche quando magari le condizioni non sono proprio ideali perché si è raggiunta una determinata età”.

Social freezing: non sia un ammortizzatore sociale. L’analisi di Guglielmino (Siru)

L’età della scelta

È la legge del mercato. ‘Ho il diritto perché acquisto un bene’, e infatti è così. Ma soprattutto ‘ho il diritto perché siamo in un tempo in cui è possibile scegliere’.

“La svolta genomica si è concretizzata anche nell’ambito delle tecniche di riproduzione umana”, precisa Lombardi. Tuttavia, non tutte le donne possono decidere liberamente come affrontare la propria fertilità, soprattutto quando subentrano ragioni economiche.

Al momento, i dati più precisi sul social freezing in Europa sono quelli spagnoli. La Spagna lavora molto nel privato e già da anni permette l’autoconservazione degli ovociti anche per motivi non medici. Qui il numero di donne che fa richiesta della pratica è molto alto. Sui trattamenti di Pma (procreazione medicalmente assistita), in effetti, la Spagna è avanti da sempre: sono tante le coppie che ‘migrano’ verso il continente iberico, ad esempio, per la fecondazione assistita.

Nel 2021, la Francia ha approvato una legge per rendere gratuito il social freezing. Tutte le donne tra i 29 e i 37 anni possono accedere alle strutture pubbliche e ricorrere al congelamento degli ovuli.

“Dopo la legge c’è stata immediatamente una richiesta elevata e questo è il primo dato che dovrebbe farci riflettere: circa 3.000 donne francesi hanno chiesto di poter conservare i propri ovociti. In Italia si scatenerebbe probabilmente la stessa corsa”, afferma Lombardi.

Ma in Italia, non c’è nessuna corsa e si resta fermi ai nastri di partenza, perché l’autoconservazione avviene soltanto in centri privati e anche raccogliere dati diventa piuttosto complesso.

Lia Lombardi, sociologa della salute

“Non conosciamo i numeri con esattezza. Certo, il trend è in crescita, perché in molte donne la spinta di maternità è forte anche se si è sole o ci si sta concentrando sulla carriera. La maggior parte di queste donne è single, ma c’è anche una percentuale significativa di donne in coppia (20-25%)”, dice la sociologa.

I punti critici, è vero, non mancano neppure nei Paesi a noi vicini. Nella stessa Francia, la gratuità viene messa in discussione perché la legge non ha limitato il numero di cicli ormonali. “Ci sono situazioni in cui si fanno anche 10 cicli, il tutto a carico della spesa pubblica. Quindi sarebbe opportuno un ridimensionamento”.

Mentre in Italia, conclude Lombardi, è necessaria una vera e propria regolamentazione.

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