Il buco nero delle ferie dei medici

buco nero delle ferie dei medici
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In pandemia prendersi una pausa è diventata un’impresa per i ‘camici bianchi’, che hanno accumulato ben 5 milioni di giorni di riposo non goduti. Per non parlare degli straordinari ‘regalati’ al Ssn. L’analisi del segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Palermo. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022.

NON È MAI MOLTO elegante iniziare dai numeri, specie quando parliamo del lavoro dei medici. Un lavoro tra corsie, pronto soccorso, ambulatori e sale operatorie che si traduce spesso – ancor più in epoca Covid – in vite salvate. Ma se abbiamo ancora negli occhi le immagini di medici (e infermieri) segnati da fatica e mascherine, questi numeri fanno ancor più impressione: sono ben 5 milioni i giorni di ferie non godute dagli operatori italiani negli ultimi 3-4 anni.

A cui si aggiungono oltre 10 milioni di ore di straordinario effettuate nell’arco di un anno e mai pagate. Questi dati sono emersi da un sondaggio Anaao Assomed cui hanno risposto 2.290 tra medici e dirigenti del Ssn. “Una situazione che difficilmente si potrà recuperare – ci spiega Carlo Palermo, segretario nazionale del principale sindacato dei medici ospedalieri – Anzi, il rischio è che questi numeri peggiorino, nel momento in cui vengono bloccate di nuovo le ferie, per le assenze di colleghi positivi e sintomatici. Quando poi le condizioni epidemiologiche miglioreranno, dovremo smaltire i ritardi accumulati per le patologie non Covid: pensiamo ai circa 600mila interventi chirurgici saltati o rimandati in questi anni, che solo in parte sono stati recuperati”.

La pandemia ha infatti rubato spazio e letti alle patologie croniche, e non solo in terapia intensiva e subintensiva. Nelle fasi di picco pandemico “tutte le attività ambulatoriali vengono ridotte, perché abbiamo bisogno di personale sia medico che infermieristico, dirottato sulle strutture Covid”. La riduzione dell’accesso a cure e controlli per i malati cronici sta andando a formare un iceberg di prestazioni sommerse, che rischia di travolgere la sanità nel post-pandemia.

MA LA COLPA non è solo del virus. La sanità pubblica si trova a fare i conti con un’annosa carenza di medici, figlia di una programmazione errata. “La recente possibilità di stabilizzare circa 48mila operatori Covid, fortemente voluta dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), è un buon inizio. Ma bisogna considerare il dato di partenza: confrontando i dati del Conto annuale dello Stato, tra il 2009 e il 2019 si contano circa 50 mila operatori in meno. Dunque non facciamo altro che pareggiare ciò che è stato tolto in un decennio di spending review, che si è tradotta in un ridotto finanziamento per il Servizio sanitario nazionale”. In termini di personale, ma anche di posti letto. “In Italia abbiamo il tasso più basso in Europa di posti letto per mille abitanti: siamo a 3 per mille, mentre la media è di 5 per mille. Con la Germania all’8 per mille e l’Austria al 7”.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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