Covid, identikit della variante Mu (dimenticata troppo presto)

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Aveva suscitato allarme in piena estate, poi però della variante Mu non si è più parlato. Ma in questa quarta ondata Mu non è scomparsa. “E’ ancora presente in Sudamerica, Ecuador e Colombia, e potrebbe ancora diffondersi tramite i viaggi e gli spostamenti. Ebbene, ora sappiamo che questa variante non ha la contagiosità di Omicron, ma sembra abbia una notevole capacità di sfuggire al sistema immunitario e agli anticorpi”. Anche quelli indotti dal vaccino. A spiegarlo a Fortune Italia è Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, che Sars-Cov-2 lo conosce bene per averne studiato, fin dall’inizio della pandemia, sequenze e varianti.

Ciccozzi – insieme a colleghi del calibro di Stefano Pascarella (Sapienza di Roma), Roberto Cauda (Università Cattolica di Roma) e Antonio Cassone (Centro di Genomica di Siena) – è fra gli autori di un nuovo studio sulla variante Mu, in pubblicazione sul ‘Journal of Medical Virology’, che abbiamo potuto visionare.
Proprio l’analisi delle caratteristiche di questa variante portano i ricercatori a sottolineare l’importanza di non abbassare la guardia. “La variante Mu (B.1.621) è stata identificata per la prima volta in Colombia nel gennaio 2021 ed è stata classificata come variante di interesse (Voi) nell’agosto 2021, a causa di una costellazione di mutazioni che probabilmente mediano una resistenza immunitaria inaspettatamente aumentata agli anticorpi del vaccino”, ricordano gli autori.
“I nostri studi hanno confermato la capacità di Mu di sfuggire agli anticorpi. In teoria chi è guarito da Omicron e va in Sudamerica, può essere infettato dalla variante Mu”, dice Ciccozzi. Secondo l’esperto questa variante, seppure meno contagiosa, appare più insidiosa della variante Omicron.
Ebbene, “considerando l’elevata resistenza immunitaria di Mu ai vaccini inattivati e a mRna – scrivono gli autori – è necessario un monitoraggio epidemiologico globale di questa variante. Ad ogni modo, il nostro studio segnala fortemente l’urgente valutazione dell’efficacia protettiva degli attuali vaccini anti-Covid contro la variante Mu”.
“Adesso poi – aggiunge Ciccozzi – l’idea è quella di sviluppare vaccini polivalenti o polifunzionali, validi un po’ contro tutte le varianti. Questo magari utilizzando anche proteine più stabili, diverse da Spike”, che il virus usa per penetrare nelle cellule ma che è stata ‘bersaglio’ di moltissime mutazioni rispetto al ceppo originario di Sars-Cov-2.
Anche perché l’esperienza “ci ricorda che, quando ignoriamo la realtà, questa prima o poi torna a morderci”, concludono gli scienziati nel loro articolo.
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