Quanti sono davvero i morti per Covid?

Covid terapia intensiva
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Mentre la quarta ondata di Covid-19 è finalmente in calo, i dati sui decessi in Italia sono ancora drammaticamente elevati. “Bisogna fare piena chiarezza sull’equivoco dei numerosi decessi quotidiani cosiddetti Covid”. A chiederlo è Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica, che in un’analisi fa il punto sulla questione dei morti con o per Covid-19, a partire dalle parole utilizzate.

“Il termine Covid – sottolinea l’esperto – viene impropriamente e largamente usato, al maschile, come sinonimo del virus Sars-Cov-2 ma in realtà si riferisce alla patologia da esso causata. Covid è acronimo dall’inglese Coronavirus disease, conosciuta anche come malattia respiratoria acuta. La morte da Covid è infatti una insufficienza respiratoria da polmonite interstiziale. Tutti, dico tutti, coloro che ne vengono colpiti sono assistiti e ventilati. La maggior parte guarisce, ma chi non si riprende va in terapia intensiva, viene intubato e, purtroppo, muore. Tutti i morti di Covid pertanto, salvo forse rarissime, eccezionali eccezioni, passano dalle terapie intensive”.

Ma allora, quanti muoiono veramente di Covid? Per capirlo, sostiene Giorlandino, “è necessario analizzare i dati dell’epicentro dell’Iss nella pagina analisi sui decessi che li registra settimanalmente. L’Istituto Superiore di Sanità, non potendo analizzare le cartelle cliniche dei deceduti infatti, con estremo rigore metodologico e scientifico non imputa affatto tali decessi come morti di Covid ma li registra come “soggetti deceduti positivi a Sars-CoV-2. Ben diverso!”.

“L’esempio di scuola che si fa è questo: un malato terminale di cancro viene portato in ospedale, riscontrato un tampone positivo, benché totalmente asintomatico, viene ricoverato in un reparto Covid, dove muore. Questo viene computato come paziente deceduto positivo a Sars-CoV-2. Ma questo accade anche per il traumatizzato che, invece di finire la vita in un reparto di degenza, muore in una rianimazione Covid solo perché, al pronto soccorso, il tampone era positivo. Lo stesso accade per chi muore di malattie del sistema cardiocircolatorio, neurologico, respiratorio, renale e per tutte le altre cause di morte, anche per la vecchiaia. Ecco spiegato il falso numero di 400 morti al giorno di Covid”, dice l’esperto.

“Si consideri che, solo nell’ultimo mese, abbiamo registrato 4.138.538 soggetti positivi al Sars-Cov-2, è ovvio che ne saranno morti molti per le cause naturali di sempre. L’Iss li registra correttamente come soggetti deceduti positivi a Sars-CoV-2, ma rientrano nel numero dei morti Covid dichiarati ogni giorno”, continua Giorlandino.

“L’Iss, di coloro che muoiono realmente riferibili a Covid, ne ha potuti studiare (con enorme difficoltà) solo 8000 in questi 2 anni. E, dall’analisi delle cartelle cliniche, ha stabilito che chi muore di Covid nel 93% muore con insufficienza respiratoria, ovviamente in terapia intensiva, e sono la minoranza”.

Come facciamo, allora, a risalire a chi veramente muore di Covid? “Eliminiamo tutti quelli che non muoiono in terapia intensiva, intubati da circa 20 giorni che è il periodo medio di sopravvivenza in quel reparto di un vero deceduto di Covid, e a questi sottraiamo una parte di chi vi muore affetto da altre patologie ma portatore (asintomatico) del virus Sars–Cov-2”, afferma.

“Esaminiamo i dati del 2021, estremamente corretti e puntuali, registrati dall’Istituto Superiore di Sanità che spiega come, dei deceduti positivi a Sars-CoV-2 solo il 23,8% è stato ricoverato in un reparto di terapia intensiva, il 58,5% in una normale degenza Covid ma non in terapia intensiva, e il 17,7% non risulta essere stato ricoverato. E’ deceduto in casa. Partendo dal presupposto che chi muore di Covid, muore per il 94.6% dei casi per una progressiva insufficienza respiratoria, quindi intubato in Terapia intensiva, si può affermare che, ad esempio, dagli ultimo dati forniti dove i deceduti Sars-Cov-2 positivi in Terapia intensiva stanno intorno al 20%, dei 400 morti al giorno dei quali si parla, in realtà non possono essere più di 50/80″ i decessi per Covid.

“Questi morti sono comunque una tragedia – riflette Giorlandino – ma si tratta certo di un numero destinato a ridursi o scomparire del tutto grazie alla diffusione dell’ultima, estremamente contagiosa ma più benigna mutazione: la Omicron”.

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