Montagnier
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Si è chiuso il giallo sulla morte, nell’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, del premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier. La notizia, che circolava da qualche tempo sui social e su France Soir, è stata confermata dal quotidiano Liberation. Il decesso è avvenuto martedì. Ma finora non sono state rese note le cause del decesso di Montagnier.

Lo scienziato, 89 anni, laureato a Stoccolma nel 2008 assieme a Françoise Barré-Sinoussi per la scoperta – nel 1983 – del virus dell’Aids (con loro era stato premiato anche Harald zur Hausen per la scoperta del Papillomavirus causa del tumore della cervice), negli ultimi anni era diventato un riferimento per il mondo della pseudoscienza e per quello no vax.

La deriva scientifica di Montagnier era iniziata nel 2000, con la teoria dell’efficacia della papaya fermentata contro il Parkinson (ne donò un estratto anche a Papa Giovanni Paolo II). Nel 2009 – l’anno dopo il Nobel – fecero scalpore le sue affermazioni sulla capacità di un buon sistema immunitario di sbarazzarsi dell’Hiv “in poche settimane”. Poi arrivarono le affermazioni sulla ‘memoria dell’acqua’, principio alla base dell’omeopatia.

Montagnier in seguito sostenne che i disordini dello spettro autistico fossero di origine batterica e potessero essere trattati con antibiotici. Nel corso del tempo il premio Nobel illustrò pubblicamente diverse tesi anti-vaccini, mentre fin dai primi mesi della pandemia Covid Montagnier si schierò per l’origine del virus da un laboratorio di Wuhan. In questi mesi, poi, più volte lo scienziato si è espresso sulla pericolosità dei vaccini anti-Covid, dichiarando che non si sarebbe immunizzato.

A piangerlo, sui social, il professore dell’ospedale di Marsiglia, Didier Raoult, fautore dell’approccio anti-Covid a base di idrossiclorochina, la cui efficacia è stata in seguito smentita dalla ricerca. “Luc Montagnier è morto. Perdiamo un uomo la cui originalità, l’indipendenza e le scoperte sull’Rna hanno permesso la creazione del laboratorio che ha isolato e identificato il virus dell’Aids”, ha scritto su Twitter Raoult, ricordando “l’inaudita ostilità dei suoi colleghi” e la “sproporzionata” attenzione portata alle ultime tesi del premio Nobel.

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