Long Covid, sintomi e danni al nervo vago

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Il congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (eccmid 2022), uno dei più attesi dell’anno vista la situazione pandemica, si terrà a Lisbona dal 23 al 26 aprile. E una delle presentazioni più attese è quella che suggerisce finalmente una chiave di lettura ai misteri del Long Covid che, secondo uno studio spagnolo sarebbe dovuto al danneggiamento del nervo vago da parte del Sars-CoV-2.

Questo nervo, tra i più lunghi del corpo (si chiama vago appunto da ‘vagabondo’) e sicuramente il più multi-tasking, nasce dal cervello (dal midollo allungato) e si estende verso il torace e l’addome, andando ad innervare cuore, polmoni, intestino e una serie di muscoli, come quelli che controllano la deglutizione.

È implicato nel controllo di una serie di funzioni, dalla frequenza del battito cardiaco, alla sudorazione, al linguaggio, al passaggio del cibo dalla bocca, allo stomaco e al suo transito nell’intestino. E secondo Gemma Lladós e Lourdes Mateu, dell’Ospedale Universitario Germans Trias i Pujol, Badalona (Spagna), proprio il nervo vago potrebbe essere anche un target del Sars-CoV-2. La sua disfunzione infatti sarebbe alla base di alcuni dei sintomi (problemi di voce e di deglutizione, vertigini, tachicardia, ipotensione ortostatica, diarrea) del Long Covid, la misteriosa sindrome che colpisce almeno il 10-15% di quanti hanno contratto Covid-19.

I ricercatori spagnoli sono giunti a questa conclusione studiando 348 pazienti, il 66% dei quali presentava almeno un sintomo di Long Covid, suggestivo di disfunzione del nervo vago. Ventidue di questi (è la parte ‘pilota’ dello studio, che sta continuando ad arruolare pazienti) presentavano sintomi da 14 mesi e in sei di loro è stato addirittura possibile ‘vedere’ la compromissione del nervo vago facendo un’ecografia a livello del collo; il nervo appariva ispessito e più ‘ecogeno’, segno di alterazioni infiammatorie.

Un’ecografia del torace ha evidenziato un appiattimento del diaframma in quasi la metà dei soggetti studiati e questo sta a segnalare una ridotta escursione dei movimenti di questo muscolo durante la respirazione, che risulta dunque alterata. Nel 63% dei soggetti studiati le prove di funzionalità respiratoria hanno evidenziato una riduzione della massima pressione inspiratoria, spia di un indebolimento dei muscoli respiratori.

Il 72% dei pazienti studiati lamentava inoltre disturbi della deglutizione e lo studio della motilità esofagea ha confermato la presenza di alterazioni della deglutizione e del transito del cibo attraverso l’esofago; quasi la metà dei pazienti presentava inoltre reflusso gastroesofageo. I test di valutazione della voce (Voice Handicap Index 30) infine sono risultati alterati nel 47% dei casi e si manifestavano con disfonia (alterazioni della voce).

“In questo studio preliminare – commentano gli autori – la maggior parte dei soggetti con sintomi di Long Covid presentava alterazioni del nervo vago funzionali, morfologiche e clinicamente rilevanti. Questi risultati suggeriscono dunque che il nervo vago rappresenta un bersaglio del Sars-CoV-2, centrale nella fisiopatologia del Long Covid”.

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