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Covid, mentre l’Italia si apre riecco i pipistrelli

Covid pipistrelli
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Mentre si delinea il piano di riaperture dell’Italia, a partire dal turismo (e si avvicina la scadenza dello stato di emergenza), non si fermano le indagini sull’origine di Sars-Cov-2. E se ancora gli esperti dibattono sull’origine del virus – divisi tra una zoonosi ‘pura’ o un ‘incidente di laboratorio’ – i fari tornano a puntarsi sui pipistrelli.

Proprio questi animali, secondo gli studiosi, sono sotto accusa per la nascita del virus pandemico. Anche se la ricerca dell’ospite intermedio si è rivelata, finora, poco fruttuosa e i sospetti sul pangolino (curioso mammifero dotato di squame, considerato una prelibatezza nel sud-est asiatico) sembrano evaporati.

Ora una ricerca dell’Istituto Pasteur, pubblicata su Nature, ci dice che virus molto simili al Sars-Cov-2, in grado di infettare le cellule umane e quindi potenzialmente in grado di innescare zoonosi, circolano ampiamente proprio tra i pipistrelli che vivono nelle caverne carsiche della penisola indocinese. Una scoperta che dimostra come non servano (per forza) provette ed esperimenti per arrivare a questo virus, e che alimenta i timori per il futuro.

Che cosa sappiamo? Uno studio filogenetico aveva confrontato il coronavirus causa di Covid-19 con altri tre beta-coronavirus: Sars, Merse e Bat-CoV. Proprio quest’ultimo è risultato il più ‘somigliante’, rafforzando “l’ipotesi – come si legge negli ‘Aggiornamenti coronavirus’ a cura di Salvatore Curiale – che il virus sia stato trasmesso all’uomo dai pipistrelli, direttamente o per il tramite di un ospite intermedio ancora non individuato”.

Ora dalla Francia arriva un’altra prova a sostegno dell’ipotesi pipistrelli: i ricercatori dell’Istituto Pasteur hanno individuato coronavirus assai simili al Sars-CoV-2 tra i pipistrelli che vivono nelle caverne del Laos settentrionale, in una zona carsica della penisola indocinese. In particolare l’area Rbd (Receptor Binding Domain) della proteina Spike di alcuni di questi virus è quasi identica a quella del Sars-CoV-2. E, oltretutto, ha la stessa capacità di legarsi efficacemente al recettore umano Ace2 del virus isolato a Wuhan nei primi casi umani.

Insomma, se la Cina finora non ha concesso all’Organizzazione mondiale della sanità di fare ulteriori indagini sul virus, la scienza ci dice che Sars-Cov-2 potrebbe benissimo avere un’origine naturale. Ma anche che in natura ci sono altri coronavirus ‘cugini’, pronti a fare il salto di specie. Dunque, mentre ancora combattiamo con una pandemia che ha tenuto sotto scacco il pianeta per oltre due anni, forse è il caso di pensare davvero al post-Covid. Intervenendo in modo mirato proprio là dove la convivenza fra uomo e animale finora ha favorito l’emergere di tante, troppe, zoonosi.

 

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