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Fine vita, disco verde della Camera al suicidio assistito

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Più vicina, anche in Italia, la possibilità di ricorrere al suicidio assistito. L’Aula della Camera ha infatti approvato – con 253 voti a favore, 117 contrari e 1 astenuto – il testo unificato delle proposte di legge su “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”. Il provvedimento, approvato in prima lettura, passa ora all’esame del Senato.

“Nonostante i passi indietro della proposta di legge rispetto alla stessa sentenza ‘Cappato’ della Corte costituzionale e la bocciatura degli emendamenti per una piena legalizzazione dell’eutanasia, l’approvazione alla Camera rappresenta un passaggio positivo”, commentano i leader dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e Marco Cappato, che in questi giorni è a Varsavia per manifestare a favore dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e per il Congresso del movimento Eumans.

“Finalmente il Parlamento dà segno di voler provare ad assumersi le proprie responsabilità. Non sarebbe mai accaduto senza il coraggio di persone come Piergiorgio Welby, Fabiano Antoniani e Davide Trentini, che resero pubblica la loro scelta, senza le disobbedienze civili e senza 1.240.000 persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia attiva facendo emergere una profonda consapevolezza e volontà popolare”, sottolineano Gallo e Cappato.

Nel merito, la legge stabilisce che per morte volontaria medicalmente assistita si intende  “il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del servizio sanitario nazionale”.

I requisiti necessari sono: maggiore età, capacità di intendere e di volere, che la persona sia adeguatamente informata e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative o che lo abbia volontariamente interrotto. La patologia “irreversibile e con prognosi infausta” per la quale si richiede di accedere al suicidio assistito potrà essere certificata o dal medico curante o da uno specialista (in precedenza erano previsti entrambi). La richiesta, quindi, deve essere “attuale, informata, consapevole, libera ed esplicita” e deve essere “manifestata per iscritto e nelle forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata”. Ma “può essere revocata in qualsiasi momento senza requisiti di forma e con ogni mezzo idoneo a palesarne la volontà”, anche con una video registrazione o altro strumento idoneo purchè alla presenza di due testimoni.

L’articolo 5 prevede che “il decesso a seguito di morte volontaria medicalmente assistita è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge” ma viene anche riconosciuta, all’articolo successivo, l’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario.

A questo punto il provvedimento passa al Senato, e c’è da scommettere che il suo percorso non sarà privo di ostacoli. “Non ci facciamo illusioni. Siamo ben consapevoli della difficoltà che rappresenta il passaggio al Senato, nonché degli effetti discriminatori del testo nella versione attuale, che esclude dalla possibilità di accedere all’aiuto a morire i pazienti ‘non tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale’ (come ad esempio solitamente sono i malati terminali di cancro e alcune malattie neurovegetative). È per questo indispensabile – insistono Cappato e Gallo – che la legge sia immediatamente calendarizzata al Senato. E per questo ci mobiliteremo nelle piazze italiane dall’8 al 10 aprile”.

“In ogni caso noi – concludono – continueremo le nostre azioni nonviolente di disobbedienza civile in aiuto a quei malati esclusi dal diritto di essere liberi di scegliere fino alla fine della loro vita”.

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