Sanità, fumata nera sul Dm 71 ma Regione Campania ‘isolata’

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E’ davvero singolare quanto accaduto oggi in Conferenza Stato-Regioni sul Dm 71 sugli standard per l’assistenza territoriale. Dopo un mese di ‘approfondimenti’ e interventi migliorativi, sembrava si fosse trovato l’accordo sul provvedimento fondamentale per disegnare la nuova sanità italiana e portare (finalmente) le cure ‘più vicine alla casa del cittadino’. Ma la Conferenza dei presidenti ha espresso la mancata intesa sul provvedimento: pur apprezzando il lavoro fatto, definito migliorativo, i presidenti non hanno potuto che registrare il no della Regione Campania, la cui posizione però appare isolata.

Ma cosa non convince la Campania? La Regione guidata da Vincenzo De Luca pone la questione della carenza delle risorse per l’attuazione del decreto. Una questione giudicata pretestuosa e che non avrebbe ostacolato gli altri presidenti di Regione. Ma qui occorre fare un passo indietro: come si è arrivati al Dm 71? I lavori sul Dm 71 sono partiti a luglio dell’anno scorso: nel 2021 il ministero della Salute ha costituito un tavolo di lavoro con le Regioni, coordinato da Agenas, per costruire il modello che contiene gli standard per l’assistenza territoriale.

Questo modello è stato licenziato dalla Cabina tecnica il 30 luglio 2021 e poi è stato rivisto a settembre. A quel punto è iniziato il confronto all’interno del ministero di Lungotevere Ripa con i sindacati e le federazioni, per cogliere i vari spunti utili a perfezionare il provvedimento. Il 21 gennaio il documento arriva al Mef per una valutazione, e dopo l’assenso, a febbraio viene inviato una prima volta alle Regioni.

Le Regioni lo accettano, fanno delle modifiche, viste dal ministero della Salute ma non dal Mef, che pertanto chiede un rinvio. Si attiva di nuovo il tavolo con le Regioni e si “migliora ulteriormente il provvedimento, grazie a un grande lavoro di tessitura”, come lo definiscono fonti del ministero della Salute. Il documento viene validato in sede tecnica dalle Regioni (Campania inclusa), e arriva in conferenza dei Presidenti. A questo punto però la Campania – che in precedenza aveva dato l’assenso al documento ‘originario’ – per un generico richiamo alle risorse, pone il veto. 

Proprio sulle risorse era intervenuta una ulteriore rassicurazione da parte del ministero della Salute. E il Mef aveva dato la disponibilità di istituire un tavolo di monitoraggio: qualora fosse risultato un impegno economico superiore, si sarebbe provveduto a implementare il fondo. Tra l’altro nel 2024, quando inizieranno a sorgere queste case di comunità, la disponibilità sarà di 128 mld di euro.

Le Regioni non hanno potuto che constatare la mancata intesa della Regione Campania, ma hanno scelto di dire no a un ulteriore rinvio. Ecco perché la Regione di De Luca appare isolata. A questo punto il Governo, motivando la scelta, potrà adottare comunque dal 16 aprile il provvedimento.

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