Covid in Italia, i casi invisibili e la mascherina a scuola

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Se i numeri di Covid-19 in Italia ieri sono stati particolarmente tranquillizzanti – 13.668 contagi e 102 morti – con l’estate anticipata a maggio e le temperature elevate, si moltiplicano le richieste per eliminare le mascherine a scuola. Dopo Trento e Bolzano, è la volta del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, che si propone di portare la questione al tavolo del confronto Stato-Regioni.

Dal ministro della Salute, Roberto Speranza – che ha ricordato come “sono 150mila le vite salvate dalla campagna vaccinale nel nostro Paese” – arriva però una doccia fredda: queste “non sono valutazioni da affidare alla politica, a decidere – ha ribadito ancora una volta – sarà la scienza”.

Ma cosa ci dice la scienza? I numeri della pandemia sono davvero tali da consentirci un addio anticipato alle mascherine? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, che risponde: “La pandemia di Covid non è finita, anche se stiamo andando verso la fine, e questo ce lo dicono soprattutto i dati che arrivano dagli ospedali”. Ma “il virus circola ancora: i numeri ufficiali sottostimano una buona parte dei casi, e dunque è troppo presto per dire addio alle mascherine a scuola, sui mezzi pubblici e negli uffici”.

Quando poi gli si chiedono previsioni, l’epidemiologo sottolinea come fino ad ora “tutti i modelli matematici su Covid sono falliti. E questo perché sono troppe le variabili da tenere in conto: abbiamo troppi buchi neri”, evidenzia Ciccozzi, citando il fisico Lord William Kelvin: “Quando puoi misurare ciò di cui stai parlando, ed esprimerlo in numeri, puoi affermare di saperne qualcosa; se però non puoi misurarlo, se non puoi esprimerlo con numeri, la tua conoscenza sarà povera cosa e insoddisfacente”.

In questo quadro l’esperto è certo, invece, della sottostima dei casi. “C’è un sommerso di persone che fanno i test fai da te, si scoprono positive senza sintomi e non lo dicono per poter fare quello che desiderano, dalle feste di laurea alle partite di calcio. Poi c’è il fatto che questi test casalinghi danno un 30% almeno di falsi negativi. Insomma, ogni 10mila contagi, se ne perdono almeno 4000″, stima. “La buona notizia è che – ribadisce – le notizie che arrivano dagli ospedali sono tranquillizzanti. Il virus circola, i contagi ci sono, ma le strutture sanitarie non sono sotto pressione”.

Per Ciccozzi è sbagliato però eliminare le mascherine a scuola: “L’anno è quasi finito. Apriamo le finestre: in aula si sta per 6 ore e il rischio di contagio è ancora elevato”. Poi arriverà l’estate. “Avremo ancora un andamento lieve, come negli anni passati, e poi in autunno vedremo cosa accadrà con Omicron 4 e 5. Sono sottovarianti contagiose, ma dal Sudafrica ci dicono che non hanno grossi problemi ospedalieri”.

La vera domanda per l’esperto è: “Abbiamo imparato qualcosa in questi due anni e mezzo? E ancora: stiamo facendo la sorveglianza genomica? Vorrei capire che fine ha fatto la Omicron 3, che aveva una contagiosità ancora maggiore rispetto alle sottovarianti 4 e 5: chi la cercare penso agli altri Paesi, la trova”. E noi? “Noi – conclude Ciccozzi – possiamo parlare solo di ciò che si può misurare, come diceva Lord Kelvin”.

 

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