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Nuova vita a ‘vecchi farmaci’ (e meno costi), il progetto

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Gilead

Sembra l’uovo di Colombo: dare nuova vita a ‘vecchi’ farmaci ampliando la possibilità di cura  e riducendo i costi, anche quelli della ricerca. Su questo fronte l’Istituto dei tumori Pascale di Napoli fa parte di un consorzio multidisciplinare che coinvolge ventiquattro organizzazioni europee, tra cui in Italia l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, l’Istituto Ortopedico Rizzoli e l’azienda Dompé farmaceutici Spa.

Obiettivo, rendere disponibili terapie già in uso clinico e ‘riposizionarle’ – come si dice in gergo – per altre indicazioni, con grandi vantaggi economici e sociali. A guidare il consorzio è Eatris, l’infrastruttura europea per la medicina traslazionale. Il progetto si chiama Remedi4All ed è finanziato nell’ambito di Horizon Europe per 23 milioni di euro, di cui oltre 4 milioni sono stati destinati agli enti italiani.

Un sogno? No, e ce lo ha dimostrato anche Covid-19: farmaci come il Tocilizumab, utilizzato nell’artrite reumatoide, si sono rivelati utili contro il virus. Usare farmaci già noti e utilizzati per altre patologie significa risparmiare 8 anni di lavoro e fino a 3 miliardi di euro.

Per lo sviluppo di una nuova molecola (dalla produzione all’approvazione, passando per le
varie fasi della sperimentazione preclinica e clinica) generalmente possono passare 12-15 anni con una spesa di circa 2-3 miliardi di euro. Per la valutazione di un riposizionamento occorrono, invece, dai 6 ai 7 anni utilizzando solo – si fa per dire – 300 milioni
di euro. Questo tipo di indagine costituisce dunque un’alternativa più rapida ed economica al normale iter di sviluppo di un nuovo farmaco.

L’Istituto Pascale coordinerà  un progetto sul cancro del pancreas. “L’Istituto dei tumori di Napoli – dice Alfredo Budillon, ricercatore principale per il Pascale e direttore scientifico – oltre ad essere un partner del progetto REMEDI4all, grazie a un lungo impegno nell’approccio di riutilizzo dei farmaci in oncologia, è stato anche selezionato per sviluppare uno dei quattro progetti dimostrativi relativi alla fattibilità della piattaforma”.

“In particolare, abbiamo proposto di valutare, preclinicamente ed in uno studio clinico internazionale disegnato in collaborazione con Antonio Avallone , direttore dell’unità di Oncologia Medica Addome, una nuova strategia terapeutica basata sull’uso di due farmaci riproposti: l’agente anticonvulsivante acido valproico più simvastatina, un agente del colesterolo, in associazione con la chemioterapia convenzionale, come approccio terapeutico di prima linea per il cancro del pancreas, una malattia a prognosi molto sfavorevole e per la quale i trattamenti ad oggi disponibili non sono particolarmente efficaci”.

“Sono molto contento – continua Budillon – anche per il robusto finanziamento ottenuto nell’ambito del progetto dal nostro Istituto, pari a 2,5 milioni di euro”. Per il Dg Attilio Bianchi è “estremamente interessante la prospettiva che questa tipologia di ricerca ci pone come obiettivo. Siamo orgogliosi dell’impegno dei nostri ricercatori e di essere stati individuati come coordinatori di una delle linee di sviluppo del progetto”.

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