Salvata da un defibrillatore in gravidanza, la storia di Antonella/VIDEO

gravidanza Policlinico Di Bari
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Un cuore batte circa 100.000 volte al giorno, per garantire la circolazione del sangue a tutto l’organismo. Un corpo che ne contiene due – come quello di una mamma in gravidanza – di battiti al giorno ne conta circa il doppio.

E’ il caso di Antonella, protagonista di una storia a lieto fine di buona sanità che arriva da Bari. Incinta all’ottavo mese di gravidanza, la donna – 30 anni – dopo alcuni accertamenti ha scoperto di essere affetta da una rara cardiopatia ereditaria che la metteva a rischio di morte improvvisa.

Grazie all’intervento di un’equipe di esperti del Policlinico di Bari – e a un ‘defibrillatore indossabile’ – Antonella è riuscita a portare a termine senza problemi la sua gravidanza.

La diagnosi è stata immediata. E questo ha fatto sì che si mettesse da subito in moto la macchina operativa. “La sindrome del QT lungo predispone a cardiopalma, sincope e morte improvvisa a causa dell’insorgenza di aritmie maligne, come la tachicardia ventricolare e la torsione di punta”, ha spiegato Marco Ciccone, direttore dell’Unità operativa complessa Cardiologia Universitaria.

“Si tratta di una condizione estremamente rara (1 su 2500 nati vivi), congenita, caratterizzata dal rischio di andare incontro ad aritmie pericolose per la vita. E che necessita l’impianto di un defibrillatore che, nel caso della paziente, era impossibile eseguire: data la condizione di attesa e il rischio di tossicità per il feto”.

Per questa ragione il ‘team multidisciplinare’ – composto da non solo ginecologi e cardiologi, ma anche anestesisti, rianimatori e neonatologi – ha deciso di intraprendere “una terapia medica con farmaci che dimostrassero più efficacia per la paziente, ma al tempo stesso maggior sicurezza per il bambino”.

Le camere cardiache in cui è suddiviso il cuore sono fatte in modo da contrarsi e rilassarsi continuamente in maniera rigorosa e controllata. Il termine ‘intervallo QT’ si riferisce alla misurazione del tempo che intercorre tra l’onda Q e l’onda T, che descrive l’attività elettrica nelle camere inferiori del cuore, i ventricoli; è un valore che dipende da quanto velocemente si susseguono i battiti cardiaci: più rapida è la frequenza con cui batte il cuore, minore è l’intervallo QT.

Il cuore di Antonella pulsava troppo velocemente, e “la terapia medica non era comunque sufficiente a garantire la massima protezione per mamma e piccolo” ha detto Cinzia Forleo, responsabile Cardiomiopatie e sindromi aritmogene. “Pertanto è stato attivato un servizio disponibile in tutti i distretti socio-sanitari della Regione Puglia, che ha consentito l’arrivo in tempi rapidissimi del defibrillatore indossabile”.

Si tratta di un giubbottino che il paziente deve indossare costantemente, progettato per rilevare un ritmo cardiaco accelerato pericoloso per la vita ed erogare automaticamente uno shock di defibrillazione per ripristinare il ritmo normale.

“L’intero evento, dal rilevamento di un battito cardiaco accelerato pericoloso per la vita all’erogazione automatica di uno shock, in genere richiede meno di un minuto. Il defibrillatore indossabile può essere considerato un ponte verso l’impianto di un defibrillatore definitivo, in tutti quei casi in cui l’indicazione non è ancora chiara”, ha affermato Riccardo Memeo, specialista in Elettrofisiologia e cardiostimolazione.

Così il parto è stato effettuato in presenza di tutti gli specialisti, sotto costante monitoraggio del ritmo cardiaco e con ogni possibile precauzione. Il taglio cesareo è stato operato dalla Responsabile Gravidanze a rischio Antonella Vimercati, con successo e senza complicanze. E si è concluso con la nascita di un bellissimo bambino in salute.

La paziente è stata trattata e sorvegliata nel reparto di Ginecologia, protetta dal suo nuovo giubbottino salvavita, consentendole di non separarsi dal neonato nel momento più importante per la creazione del legame madre-figlio.

Dopo pochi giorni entrambi sono tornati a casa: la donna indossa ancora il giubbottino e, non appena terminato l’allattamento, potrà essere sottoposta a intervento chirurgico per l’impianto del defibrillatore.

“Sono stata fortunata, ho avuto il supporto dell’ambulatorio cardiologico che mi ha seguita in un momento tanto importante e intenso. Il dispositivo mi ha permesso di essere più serena anche nell’affrontare psicologicamente il parto”, ha commentato la neo-mamma Antonella (nella foto circonada dell’equipe del Policlinico di Bari).

“Mamma e bambino stanno bene, possiamo dirlo dopo gli ultimi controlli”, ha concluso il professor Ettore Cicinelli, direttore dell’unità operativa di Ginecologia e ostetricia. “L’eccezionalità di questo parto e il trattamento effettuato sono stati possibili in tempi brevissimi grazie alla stretta collaborazione di tutti gli specialisti, alle competenze garantite negli ambulatori di questo ospedale e a percorsi sicuri elaborati da tempo”.

Una storia a lieto fine allora, che conferma la presenza in Italia di strutture d’eccellenza, non solo al Nord.

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