Medici e infermieri a gettone e co.co.co., l’indagine dei Nas

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Medici over 70, oppure privi della specializzazione richiesta, o ancora infermieri senza titoli. Sono stati 165 gli operatori sanitari ‘a gettone’ irregolari individuati in ospedali e Rsa di tutta la penisola, grazie ai controlli dei Nas.

Quella dei medici e degli infermieri a cottimo è una realtà in crescita negli ultimi anni nel nostro Paese. Per verificare la regolarità dei queste figure i Carabinieri, d’intesa con il ministero della Salute, dalla metà di novembre hanno condotto una serie di controlli mirati, presso strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private.

Il fenomeno della carenza di medici e infermieri in corsia è ormai annoso. Per sopperirvi, e garantire i servizi di cura e assistenza ai cittadini, ospedali e residenze sanitarie assistenziali ricorrono sempre più spesso a contratti di appalto per la fornitura di professionalità sanitarie – medici, infermieri ed operatori – da parte di società esterne. L’obiettivo era capire se tutto il personale impiegato ‘a gettone’ fosse regolare.

“Noi – afferma a Fortune Italia Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell‘Anaao Assomed, principale sindacato della dirigenza medica – abbiamo denunciato il fenomeno da tempo e avevamo ottenuto di rendere fuori legge la modalità di assunzione co.co.co prima di Covid-19. Ma la pandemia l’ha sdoganata e nessuno ha fatto passi indietro per tornare alla normalità”.

I Nas fanno sapere che tra novembre e dicembre sono stati svolti controlli presso 1.934 strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private e verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%) (operatori socioassistenziali, tecnici di laboratorio e figure similari).

I carabinieri hanno segnalato alle autorità complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 a quella Giudiziaria e 122 a quella Amministrativa.

Sono stati deferiti 8 titolari di cooperative per l’ipotesi di reato di frode e inadempimento nelle pubbliche forniture, ritenuti responsabili di aver inviato personale in attività di assistenza ausiliaria presso gli ospedali pubblici in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l’Azienda sanitaria, o aver impiegato semplice personale ausiliario, privo di titolo, anziché figure professionali socio-sanitarie (o.s.s.), e, infine, personale medico non specializzato per l’incarico da ricoprire.

Fra le irregolarità, medici con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente – anche sopra i 70 anni – e impiego esternalizzato di risorse umane non adatte alle esigenze di specifici reparti ospedalieri, come ad esempio medici presso reparti di ‘ostetricia e ginecologia’ non formati a gestire parti cesarei, ma anche personale da impiegare presso i pronto soccorso non specializzato in medicina di urgenza.

Diversi i casi di esercizio abusivo della professione (43 operatori), con infermieri non iscritti all’albo o privi del riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero. Ci sono poi i casi limite, come quello di una cooperativa attiva nella provincia di Latina che ha fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, a un nosocomio di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia.

Nei casi più gravi è stata disposta la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie.

A Torino

Deferiti il titolare e il direttore di una Rsa della provincia di Torino, unitamente al responsabile e a 4 dipendenti della cooperativa sociale fornitrice del personale della struttura, dove i 4 dipendenti esercitavano la professione sanitaria di infermiere, sebbene privi del riconoscimento dei rispettivi titoli abilitanti la professione.

A Vercelli

Un controllo, eseguito presso un presidio ospedaliero della provincia, ha determinato il deferimento del legale rappresentante della cooperativa che gestiva i servizi sanitari per aver fornito medici di età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente (under 70), e per aver inviato personale sanitario privo della specializzazione richiesta al reparto di ostetricia e ginecologia.

A Milano

Presso una Rsa della provincia è stata accertata la presenza in servizio di un’infermiera, di cittadinanza extra-Ue, priva dei necessari titoli.

A Cuneo

Il controllo presso una casa di riposo ha portato a deferire in stato di libertà: una donna, socia di una cooperativa di Cuneo, per aver esercitato abusivamente la professione di infermiera poiché priva dei titoli abilitativi; ma anche il presidente del consiglio di amministrazione della medesima cooperativa, per aver omesso di verificare il possesso del titolo da parte della donna.

A Latina

Deferito un medico chirurgo convenzionato, con rapporto di esclusività presso il pronto soccorso di un ospedale della provincia di Roma, per aver effettuato turni di guardia, per conto di una cooperativa di servizi sanitari, presso un altro nosocomio della provincia di Latina. L’indebita percezione delle indennità è stata quantificata in 3.000 euro.

A Campobasso

Deferiti i due titolari di una società cooperativa per aver fornito servizi sanitari diversi da quelli appaltati dall’Azienda Sanitaria Regionale, presso i reparti di pediatria di più ospedali molisani. In particolare, è stato accertato l’impiego di medici in turni continuativi di oltre 24 ore, senza la concessione di alcun periodo di riposo, previsto dopo le 12 ore di servizio anche da capitolato di appalto. Gli oltre 100 turni lavorativi con orari notevolmente in esubero sono stati effettuati sia da medici forniti dalla cooperativa, sia da quelli appartenenti all’Azienda Sanitaria Pubblica, motivo per cui i Nas hanno segnalato alle autorità amministrative anche il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale.

A Catania

In provincia di Catania è stato rilevato, presso l’unità operativa complessa di chirurgia generale, l’impiego di normale personale ausiliario privo del titolo abilitativo in luogo di figure professionali socio-sanitarie, mentre presso il reparto di pronto soccorso era in servizio personale medico privo della specializzazione in medicina e chirurgia di urgenza.

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