Pronto soccorso pediatrici presi d’assalto, colpa di tre virus

pronto soccorso Bambino Gesù
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Tosse, febbre alta, malessere, difficoltà a respirare. Sono fastidiosamente simili i sintomi che stanno spingendo moltissimi genitori preoccupati al pronto soccorso.

“Il fatto è che quest’anno c’è stata la coincidenza di tre epidemie: influenza, virus respiratorio sinciziale e Covid-19, oltrettutto con sintomi simili. Così i pronto soccorso stanno fronteggiando un picco di afflussi, ma temiamo che il peggio non sia ancora arrivato”. Parola di Antonino Reale, responsabile di Pediatria dell’Emergenza di un grande ospedale pediatrico della Capitale, il Bambino Gesù. Lo specialista segnala le difficoltà vissute in questi giorni, con la situazione che peggiora nei fine settimana. 

Difficoltà comuni ai pronto soccorso generali, ma che nel caso delle strutture pediatriche si esacerbano: i bimbi sono ‘nel mirino’ dei malanni di stagione.

“Noi abbiamo due pronto soccorso – ricorda Reale a Fortune Italia – uno a Roma, dove in questa fase abbiamo circa 240 accessi al giorno, e uno a Palidoro dove sono circa 160. Siamo a circa 400 accessi al giorno, soprattutto per virus influenzale, virus respiratorio sinciziale (Rsv) e Covid-19. Si è creata quella che ho definito una tempesta perfetta: tre virus respiratori esplosi insieme”.

Il problema per i pronto soccorso è legato anche al fatto che, in circa la metà dei casi, i bimbi (che sono la fascia d’età più colpita dall’infleunza) devono fare il percorso per sospetta Covid-19, “mentre un mese fa eravano al 20%. Un aggravio che rallenta le tempistiche e ci ha complicato la vita come non mai: tutti quelli che accedono con tosse e febbre devono fare un percorso dedicato e la risposta del tampone arriva dopo circa un’ora”. Se poi si parla tanto di influenza e Covid, è il virus respiratorio sinciziale a provocare le bronchioliti gravi.

“I casi di bimbi con Rsv stanno ancora aumentando, e si fa fatica a gestire i piccoli pazienti con bronchioliti pesanti da trattare con ossigeno”, continua Reale. Parliamo degli alti flussi, ma anche del caschetto che serve per aiutare i bimbi a respirare. “Iniziamo ad avere parecchi casi di questo tipo e la loro gestione è molto complessa, sia per il medico che per gli infermieri”. Ma di che età parliamo? “Uno qualche giorno fa aveva appena tre giorni. Abbiamo tantissimi neonati e bimbi di primi mesi di vita, che in genere prendono il virus sinciziale dai fratellini. Siamo un pò affaticati, ma non ci sono alternative”. Il caso va trattato in emergenza.

Non siamo ancora al picco

Nonostante la curva dell’influenza si sia impennata, Reale è convinto che “non siamo ancora al picco. Temo che occorrerà più freddo, più tempo passato al chiuso: i virus in questi casi si diffondo più rapidamente”. Cosa accadrà nei giorni delle feste di fine anno? “Francamente sono terrorizzato: è sempre difficile fare previsioni, ma ho paura che nel periodo delle festività potremo raggiungere il picco, anche dell’influenza, che quest’anno ha anticipato di circa un mese rispetto agli anni passati”, ipotizza il pediatra.

L’effetto pandemia

Cosa è cambiato rispetto a prima del Coronavirus? “Il fatto è che – risponde Reale – patogeni come l’influenza e il virus respiratorio sinciziale erano di fatto scomparsi per via delle minisure anti-Covid. Adesso sono tornati: è un po’ come il sistema immunitario, per anni non allenato a a rispondere ai virus, ora si trovi  bersagliato. Pensiamo a bimbi nati nel 2020 e nel 2021: un milione di piccolini, che non sono quasi stati a contatto con i virus per via del lockdown e delle misure anti-Covid. Qundi non hanno creato anticorpi e il loro sistema immunitario non è allenato”. Sono loro le vittime privilegiare dei patogeni.

Corse inutili al pronto soccorso

A complicare il lavoro dei medici dell’emergenza pediatrica sono anche i tanti casi che si presentano in ospedale quando basterebbe il pediatra di famiglia. “Occorrerebbe screenare i pazienti da indirizzare, perchè se c’è febbre da un giorno o due e un po’ di tosse, il bimbo deve essere visto dal pediatra di famiglia – dice Reale – Il pronto soccorso deve occuparsi dei casi più gravi. Se da un lato capisco i genitori preoccupati, dall’altro penso che sia importante fare un po’ di educazione sanitaria sulla gestione di febbre e tosse. La febbre – insiste lo specialista – è utile e non va cancellata, ma bisogna spiegarlo alle mamme e ai papà”. Anche perchè l’attesa in questi giorni, specie nel fine settimana, può essere molto lunga. E le sale d’attesa possono trasformarsi in gironi danteschi.

“Chiediamo una collaborazione con il territorio: si parla tanto di Case della salute, ma di fatto siamo lontani dall’avere un ‘filtro’ efficace”, dice Reale. “Occorre ripensare l’organizzazione sanitaria, dotandola di un filtro territoriale attivo almeno 12 ore al giorno sette giorni su sette, sennò non ce la faremo mai”.

La vaccinazione

A fronte di questa situazione, i pediatri Sip hanno lanciato un appello per vaccinare i bimbi contro l’influenza. “Il messaggio deve essere chiaro: siamo ancora in tempo. In 15 giorni si ha una risposta immunitaria. Se il vaccino è fortemente consigliato dai 6 mesi ai 6 anni, quando i bimbi hanno le complicazioni maggiori, è tassativo per i piccoli pazienti fragili, come i prematuri. Inoltre – sottolinea Reale – l‘immunizzazione è fondamentale per le donne in gravidanza, che devono vaccinarsi contro influenza, Covid e pertosse. Dare protezione a un neonato contro virus che per i piccolini possono essere pericolosissimi è fondamentale”.

Il fatto è che l’influenza “è considerata una malattia banale. Ebbene, questo non è vero per un piccolino, un bimbo fragile e per il nonno che è afflitto di diverse patologie”, conclude l’esperto.

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