Salute, lavoro e ‘Sindrome della mancia’

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Certo, per stare in salute conta quanto si guadagna. In genere, più si hanno a disposizione risorse, tanto più efficaci possono essere la prevenzione e la cura delle malattie. Ma fate attenzione alla sindrome della “mancia”, ovvero a quelle condizioni lavorative che possono indurre una sorta di fluttuazione delle entrate professionali.

Queste specifiche situazioni, che si possono osservare ad esempio in chi ha una libera professione – e dipende in molti casi dalla gentilezza e dalla magnanimità dei clienti – come camerieri, commessi a tempo o comunque liberi professionisti a chiamata, si possono manifestare in molte persone. E purtroppo, per loro, la mancata certezza delle entrate settimanali si può tradurre in una più facile entrata nel tunnel del malessere psicofisico, con sonno che diventa sempre più difficile e disturbato, cefalee, difficoltà digestive, dolori di schiena.

Non parlate di psicosomatica, per favore. L’incertezza su quanto potrà essere positivo il saldo tra uscite ed entrate professionali, specie per chi vive di lavori precari, diventa una molla per sviluppare un peggior stato di salute.

A mettere in associazione (non si è individuato un preciso rapporto causa-effetto) volatibilità retributiva e esiti di salute, considerando una vasta gamma di professioni e di redditi oltre che di stati sociali, è una ricerca apparsa su Journal of Applied Psychology, rivista dell’Associazione Americana di Psicologia.

L’indagine ha preso in considerazione i risultati di diversi studi ed ovviamente attività disparate tutte legate dalla classica autonomia professionale e da una significativa dipendenza dal riconoscimento del mercato per le proprie prestazioni e per le entrate non preventivabili a priori.

La ricerca mostra che proprio l’incertezza sul bilancio finanziario legata all’imprevedibilità dei guadagni, a prescindere dal livello di reddito personale, diventa una specie di spada di Damocle che cala su lavoratori strettamente legati alle mance come i camerieri e su operatori di marketing e vendita, con contratti ampiamente legati ai bonus sui risultati ottenuti.

Lo studio, per la cronaca, è stato coordinato da Gordon Sayre della Emlyon Business School. Come si è giunti a questa conclusione?

Pensate solo a una popolazione strettamente dipendente dalle mance, come camerieri e addetti a consegne a domicilio. Negli Usa poco meno di 100 soggetti con queste caratteristiche hanno risposto a sondaggi quotidiani per due settimane, riferendo che in media in quattro giorni su cinque ricevevano mance responsabili di circa il 25% del reddito.

Ebbene, quando questo trend si modificava sono stati riferiti maggior predisposizione all’insonnia e sensazioni di malessere, soprattutto se la parte variabile era preponderante nelle entrate. E non crediate che questa realtà si applichi solo ai camerieri.

Anche nel settore del web le soddisfazioni finanziarie per chi opera possono essere strettamente legate alla parte di successo che si ottiene, piuttosto che alla componente fissa.

Sempre negli Usa, considerando una popolazione di quasi 400 persone, chi operava su piattaforme di crowdsourcing con quota fissa di entrate limitata e ampia quota variabile presentava sintomi sovrapponibili a chi si trovava a sostenere il bilancio anche e soprattutto grazie alle mance.

Ancora: in una popolazione di addetti a marketing, vendite e finanza con reddito più alto ma comunque con una quota parte minoritaria delle entrate legata a bonus e commissioni, proprio se si riduceva questa quota si osservavano condizioni di salute peggiori. Sia pure, va detto, se con impatto minori, viste le certezze offerte dal reddito più elevato.

Contromisure possibili? Secondo gli esperti sarebbe importante che per quanto possibile fossero rivisitate le forme di retribuzione ampiamente variabili, con una percentuale a crescere per la quota fissa delle entrate. Ma occorre riflettere in chiave economica per offrire maggior stabilità, che si traduce in benessere.

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