Montalcini, la scienza e la dignità dell’uomo

Montalcini/Iss
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“A quanti oggi ritengono che si debba arrestare l’avanzata del progresso scientifico si deve far presente che la conoscenza è il più alto privilegio degli appartenenti alla specie umana. Tuttavia, l’attività scientifica, in quanto attività umana, è soggetta alla legge etica: la scienza non è un assoluto alla quale tutto deve essere sottomesso, compresa la dignità dell’uomo”. Le parole di Rita Levi-Montalcini (nella foto dell’Istituto superiore di sanità), scienziata italiana premiata col Nobel a Stoccolma del 1986 e scomparsa esattamente 10 anni fa, all’età di 103 anni,  sono straordinariamente moderne e parlano a chi, oggi, si occupa di scienze.

“Se non è pensabile, né accettabile arrestare il progresso della ricerca scientifica, è tuttavia obbligatorio un controllo sull’uso e sulle modalità di applicazione delle scoperte scientifiche e tecnologiche: controllare ma non proibire“, scriveva Montalcini nel 2009 nel volume ‘CuriosaMente. Ritratti inediti di Rita Levi-Montalcini’, a cura di Enrico Alleva, Paola De Castro e Mirella Taranto, realizzato dall’Istituto superiore di sanità per rendere omaggio a una delle sue menti più illustri e disponibile sul sito dell’Istituto.

“Gli scienziati non detengono, ovviamente il monopolio della saggezza. La soluzione dei problemi che affliggono l’intero genere umano, fino a porne in pericolo la sopravvivenza, spetta in pari misura a filosofi, uomini di religione, educatori e appartenenti ad altre discipline. Il legame tra scienza e morale deve essere consolidato, soprattutto se gli scopi della scienza sono perseguiti nella difesa della vita dell’individuo, come prescritto nel Giuramento di Ippocrate”, ragionava il Nobel ben prima che la pandemia da Covid-19 scuotesse le nostre vite (e le nostre certezze).

A dieci anni dalla scomparsa di Levi-Montalcini anche la Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini, da lei creata, ricorda l’attualità e la continuità della preziosa eredità culturale e scientifica lasciata da questa scienziata visionaria. Dalla promozione del ruolo delle donne nella società allo sviluppo della ricerca fondamentale sul cervello, le sfide individuate e raccolte da Montalcini restano al centro del dibattito.

“Attraverso il ricordo di Rita Levi-Montalcini, sottolineiamo l’importanza per la società che la ricerca di base sul cervello venga sostenuta dalle istituzioni, per trovare soluzioni terapeutiche alle gravi malattie neurodegenerative che affliggono l’umanità e che ancora non hanno cure adeguate. La soluzione si potrà trovare, come sta avvenendo per altre importanti patologie, soltanto sostenendo adeguatamente la ricerca fondamentale e consentendo a tutti gli attori di partecipare e dare il proprio contributo”, afferma Antonino Cattaneo, presidente della Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini, che nob ha dubbi: “Promuovere la ricerca made-in-Italy sul cervello, per essere competitivi in uno scenario globale, sarà il modo migliore di ricordare Rita Levi-Montalcini”.

“Rita, con la quale ho avuto il privilegio di collaborare per più di quaranta anni – ricorda Pietro Calissano, co-fondatore con la Levi-Montalcini dell’istituto Ebri – ha fatto confluire la sua vena artistica, in qualche modo una dote di famiglia, in una rivoluzionaria scoperta scientifica, che ha portato un nuovo paradigma nella nostra conoscenza sullo sviluppo del cervello. Le conseguenze e l’influenza delle ricerche di Rita Levi-Montalcini sono sempre più attuali”.

Gli studi della scienziata sono proseguiti all’Ebri e sono cresciuti negli anni, contribuendo alla realizzazione ed allo sviluppo di nuovi farmaci basati sul Ngf, il fattore di crescita delle cellule nervose scoperto da Levi-Montalcini. Gli studi più recenti dell’Ebri stanno inoltre aprendo la strada per individuare e per affrontare, anche con innovativi anticorpi, le cause di gravi patologie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer.

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