La ripresa del turismo cinese oggi, dopo la fine della politica zero Covid, preoccupa i Paesi che pensavano che ormai il peggio fosse alle spalle. “I dati reali non ci sono, ma da quel che si apprende la Cina sta vivendo quello che abbiamo vissuto noi con la riapertura dopo la fine delle misure anti-Covid”, afferma a Fortune Italia il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi.
L’esodo per il Capodanno cinese del 23 gennaio (con due miliardi di passeggeri previsti sui treni cinesi) potrebbe alimentare i contagi nel Paese: secondo il gruppo britannico di dati sanitari Airfinity dal primo dicembre scorso sarebbero arrivati a quota 35,6 milioni di casi nel Paese, con 209 mila morti. Numeri impressionanti.
Così Germania, Belgio e Lussemburgo hanno sconsigliato i viaggi non essenziali in Cina. Ma la paura principale resta quella “dell’insorgenza di nuove varianti che potrebbero avere caratteristiche fastidiose. Quelle che stiamo vedendo finora – spiega Pregliasco – sono varianti vantaggiose per il virus, tutto sommato più benevole ma anche più diffusive, senza però un forte impatto almeno per il momento sui sistemi sanitari. Poi c’è la questione dei casi importati, legati alla circolazione e ai viaggi”.
Ecco che secondo Pregliasco “diventa fondamentale la sorveglianza. Lo suggerisce anche l’Europa, pur se debolmente: è chiaro che i controlli sui passeggeri non fermeranno la diffusione del virus, ma conoscere quello che sta arrivando sarà utile”.
Pregliasco sottolinea come in questa fase sia importante “rilanciare il piano vaccinale per i fragili, e adottare misure di buonsenso per tutti”. Solo nei prossimi mesi vedremo il reale impatto dell’ondata Covid cinese. “Per una scelta ideologica nel Paese asiatico il vaccino è stato un’opzione per i lavoratori, ma c’è stata una scarsa attenzione per anziani e fragili”, ricorda l’esperto. Ebbene, dopo tre anni di pandemia, la riapertura della Cina ai viaggi (e al mondo) potrebbe cambiare (di nuovo) le carte in tavola.
