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Covid, il futuro dei vaccini dopo l’addio a Vaxzevria

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Non ha stupito più di tanto l’annuncio del ritiro dal mercato di Vaxzevria*, l’anti-Covid a vettore virale sviluppato da AstraZeneca. Una scelta obbligata, quella dell’azienda anglosvedese, anche considerato che il prodotto (non più utilizzato da tempo nel nostro e in altri Paesi) non era stato aggiornato mentre il virus continua a mutare. A spiegare le ragioni tecniche dell’addio al mercato è Marco Cavaleri, responsabile Rischi sanitari e Strategie vaccinali dell’Agenzia europea dei medicinali Ema.

Una questione, quella del vaccino AstraZeneca, che arriva dopo l’ammissione dell’azienda – citata in giudizio in una class action – che il prodotto può causare un raro effetto collaterale, noto come sindrome da trombosi con trombocitopenia. E che si inserisce nel tema più ampio dell’immunizzazione contro Covid-19 nel post pandemia.

Nel 2023 infatti l’Italia è stato uno dei Paesi europei con la più bassa copertura vaccinale contro Covid, ferma al 13% circa. Chiamiamola stanchezza (o scetticismo), mentre igienisti e infettivologi italiani ricordano che per quest’anno il fenomeno è costato solo da noi qualcosa come 10mila decessi e 82mila ricoveri. Proprio pensando al futuro, gli igienisti della SItI e gli infettivologi della Simit lanciano cinque proposte concrete per ‘rianimare’ la campagna vaccinale e proteggere anziani e fragili da un virus che non fa più paura, ma in alcuni casi può ancora rappresentare una minaccia.

Le ragioni di un addio

Pochi giorni fa, parlando della questione sicurezza, avemo citato Gabriel Garcia Marquez: quella del vaccino di AstraZeneca è davvero la cronaca di una morta annunciata, con scivoloni (anche di comunicazione), fin dalla presentazione dei primi dati di efficacia da parte dell’Università di Oxford. In ogni caso Cavaleri, che dall’Ema ha seguito tutta la storia di questo prodotto, aveva preannunciato all’Adnkronos Salute: “L’autorizzazione del vaccino anti-Covid Vaxzevria sarà ritirata e il processo è già ufficialmente iniziato con la Commissione europea. Questo è in linea con le aspettative che vaccini non più usati e aggiornati vengano ritirati, come da nostra indicazione”.

Le indicazioni – contenute in due documenti che analizzano la raccomandazione Ema di aggiornare la composizione dei vaccini contro Covid per la campagna vaccinale 2024-25, adattandoli alla famiglia di sotto-varianti Omicron JN.1 – arrivavano dagli  esperti dell’Emergency task force: la composizione dei vaccini Covid nel frattempo è cambiata tre volte dalla loro prima approvazione nel 2020, seguendo la rapida evoluzione del virus, che rispetto alla versione di Wuhan oggi è davvero un’altra cosa. Non solo: la stategia del vettore adenovirale, alla lunga, non si è rivelata vincente contro questo coronavirus.

La legge della domanda e dell’offerta

Oggi gli anni della corsa ai vaccini Covid sembrano ormai lontanissimi, come si evince anche guardando i bilanci di alcune aziende del settore. “Ci aspettiamo che tutti i vaccini monovalenti con ceppo originale tipo Wuhan vengano ritirati” aveva detto Cavaleri. Di fatto poi, nel 2023 Vaxzevria è rimasto inutilizzato. Così ad AstraZeneca, considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19, e il fatto che non c’è più stata domanda per il vaccino Vaxzevria, non è rimasta che un’opzione: ritirare l’Aic (autorizzazione all’immissione in commercio).

Il futuro

E adesso? A far paura nel nostro Paese non sono solo i batteri resistenti agli antibiotici. Nell’ultima stagione sono state infatti somministrate poco più di due milioni di dosi di anti-Covid: ipotizzando che i destinatari siano stati solo soggetti anziani e fragili, il tasso di copertura in queste popolazioni resta fermo al 13%, uno dei livelli più bassi in Europa. “Una scorretta e non incisiva informazione, insieme a una non brillante organizzazione, ci pone come maglia nera europea per la protezione di anziani a fragili contro Covid-19″, ha detto Roberta Siliquini, presidente Siti (Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica). “Ci auguriamo che la prossima campagna vaccinale possa risultare più efficace nel prevenire una patologia che rimane, per questi soggetti, di importante severità. E’ necessario, inoltre, poter garantire un accesso equo a tutti i diversi vaccini disponibili nell’ottica di una prevenzione personalizzata”.

Come ha sottolineato Roberto Parrella, presidente Simit, “i numeri relativi a decessi e ospedalizzazioni, con una concentrazione di casi con un grado di severità moderato e grave nelle popolazioni più anziane e con condizioni di aumentato rischio (patologie croniche, immunodepressione) sono eloquenti, senza dimenticare le possibili conseguenze come il Long Covid. La vaccinazione resta lo strumento più efficace per la prevenzione della malattia ed è importante che venga effettuata nei mesi iniziali della stagione autunnale”.

Un approccio sartoriale

Gli esperti della Siti, insieme ai colleghi della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), hanno dunque prodotto  un Documento congiunto per stimolare alcune azioni urgenti mirate a favorire una più ampia diffusione della copertura vaccinale nella prossima stagione. L’approccio vincente prevede la proposta di vaccini diversi che possano rispondere all’appropriatezza vaccinale individuale, in sostanza un vaccino ‘giusto’ per ogni singolo paziente, con una sorta di prevenzione sartoriale destinata a quanti ne hanno bisogno.

Il Documento redatto dagli specialisti punta a incrementare la copertura sino ai livelli dell’anti-influenzale (minimo 75% nel target per età e nei soggetti a rischio). Con cinque azioni da avviare quanto prima: definire entro maggio le popolazioni target, tempi e modalità di svolgimento della campagna vaccinale, possibilmente raccomandandola anche nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale; garantire l’approvvigionamento delle scorte a tutti i canali di offerta della vaccinazione (medici di medicina generale, ambulatori territoriali e ospedalieri, farmacie, Rsa); assicurare una fornitura di tutti i vaccini disponibili – a mRNA e proteico adiuvato – per consentire di scegliere il più opportuno in ogni condizione; intraprendere azioni formative e informative sugli operatori sanitari coinvolti nella campagna vaccinale, ricordando anche le opportunità della co-somministrazione; informare la popolazione su tempi e modalità di svolgimento della campagna, oltre che sull’importanza della prevenzione nei soggetti fragili per età o condizione di rischio.

Perchè mentre oggi i numeri di Covid in Italia sono davvero contenuti, la malattia può rivelarsi ancora insidiosa per le persone più fragili. Che poi sono le stesse da proteggere anche contro l’influenza.

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