Ultrasuoni per ‘spegnere’ l’infiammazione

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‘Spegnere’ l’infiammazione – e contrastare le malattie che alimenta – grazie agli ultrasuoni. E’ questa, in sintesi, la nuova terapia sperimentata a Pisa e in grado di ottenere effetti anti-infiammatori sui macrofagi umani, con l’obiettivo di bersagliare con più efficacia numerose malattie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo rilevante, dai tumori all’osteoartrosi.

A descrivere questa strategia di medicina rigenerativa a base di ultrasuoni è un lavoro su ‘APL Bioengineering’,  condotto dai ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, insieme a due aziende che producono dispositivi medicali: l’italiana BAC Technology e la francese Image Guided Therapy.

La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo ADMAIORA (sembra latino, ma significa ADvanced nanocomposite MAterIals fOr in situ treatment and ultRAsound-mediated management of osteoarthritis), incentrato sulla cura dell’osteoartrosi e coordinato da Leonardo Ricotti.

Controllare l’infiammazione

L’infiammazione è un meccanismo di difesa che, in caso di infezioni e lesioni, ha l’obiettivo di localizzare ed eliminare l’agente nocivo e rimuovere i componenti danneggiati del tessuto, favorendo la guarigione. Il problema è che in alcuni casi l’infiammazione può causare danni, quando ad esempio i meccanismi di regolazione della risposta infiammatoria sono difettosi o la capacità di eliminare l’agente nocivo è compromessa.

“Il controllo dell’infiammazione rappresenta una criticità in molte paotologie. Attualmente i farmaci antinfiammatori utilizzati in ambito clinico sono spesso lontani dall’essere soddisfacenti, e possono causare effetti collaterali nei pazienti”, spiega Francesco Iacoponi, allievo PhD dell’Istituto di BioRobotica e primo autore del paper.

“Nel nostro studio – precisa Iacoponi – abbiamo indagato i bioeffetti di una terapia molto sicura e non invasiva, costituita da ultrasuoni pulsati a bassa intensità, capendo quali potessero essere i migliori parametri in grado di abbassare il più possibile l’infiammazione indotta su macrofagi”.

Cosa sono i macrofagi

Si tratta di cellule immunitarie che hanno il ruolo di “spazzini”: si concentrano infatti dove c’è necessità di eliminare un rifiuto, come una cellula danneggiata. “In caso di infiammazione, i macrofagi si attivano per primi per scatenare una risposta immunitaria nell’organismo umano”, ricorda Iacoponi. Queste cellule danno origine, infatti, ai segnali infiammatori alla base della risposta di difesa del nostro organismo.

Il dispositivo

Il team ha utilizzato un particolare sistema, brevettato e sviluppato in questi anni dal gruppo di ricerca coordinato da Ricotti: consiste di varie componenti che consentono di esporre il campione biologico a una dose ben controllata di energia meccanica, ultrasuoni appunto.

I risultati, assicurano gli studiosi, sono stati molto promettenti e potrebbero costituire una solida base per futuri trattamenti clinici mirati a ridurre l’infiammazione in una specifica zona dell’organismo.

Ultrasuoni
Un momento della sperimentazione con gli ultrasuoni/Sant’Anna Pisa

Le prospettive

Questo studio potrà essere il primo passo per “aprire la strada per il trattamento di patologie in cui l’infiammazione cronica ha un ruolo importante, quali osteoartrosi e polineuropatie” conclude Andrea Cafarelli, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica e del progetto ADMAIORA, sul fronte delle tecnologie di stimolazione non-invasive mediante ultrasuoni. 

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