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Infertilità: numeri da brivido nel mondo e il legame con l’ambiente

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L’inverno demografico che affligge l’Italia è ormai un problema noto. Il nostro Paese continua a inanellare record negativi di nascite: nel 2022 sono state appena 392.598, -1,9% rispetto ai 400.249 del 2021. Un dato al di sotto della soglia ‘psicologica’ dei 400mila bebè, che impatta anche sulla popolazione generale, scesa sotto la soglia dei 59 milioni (58.850.717).

Ma se gli italiani fanno sempre meno figli, a causare denatalità è anche il problema delle coppie infertili. Ebbene, in base alle ultime evidenze non è solo il nostro Paese, ma il mondo a fronteggiare una ‘questione infertilità’. A dircelo è l’ultimo report dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Una persona su sei, calcolano gli esperti, è affetta da infertilità nel corso della vita.

“Questo rapporto, il primo del suo genere in un decennio – ha commentato il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus – rivela un’importante verità: l’infertilità non discrimina. Per milioni di persone in tutto il mondo il percorso verso la genitorialità può essere di difficile, se non impossibile”. E questo “indipendentemente da dove vivono e dalle risorse di cui dispongono”, afferma il direttore generale Tedros Ghebreyesus.

I numeri dell’infertilità nel mondo

Secondo le stime Oms, circa il 17,5% della popolazione adulta soffre di infertilità, con una variazione limitata nella prevalenza tra le regioni del pianeta, stimata al 17,8% nei Paesi ad alto reddito e al 16,5% in quelli a basso e medio reddito.

Secondo l’Oms l’infertilità è una malattia del sistema riproduttivo maschile o femminile che “può causare un disagio significativo, stigma e difficoltà finanziarie, influenzando il benessere mentale e psicosociale delle persone”.

Il legame con l’ambiente

“Molti sono gli elementi che vedono nell’uomo una riduzione della fertilità e, quindi, della denatalità – afferma a Fortune Italia Carlo Foresta, andrologo e ordinario di Endocrinologia presso la Scuola di Medicina di Padova – A livello internazionale, ma anche nelle nostre esperienze, si è documentata una ridotta produzione di spermatozoi negli ultimi 50 anni, che può raggiungere anche una 30-40% in meno di produzione e di qualità spermatica”.

“Le motivazione di questo fenomeno sembrano essere essenzialmente ambientali – sottolinea Foresta – Da una parte un costante incremento della temperatura, che interferisce negativamente con la produzione di spermatozoi, dall’altra l’importante inquinamento ambientale da sostanze chimiche (come cadmio o Pfas) che interferiscono con l’attività degli ormoni che regolano la produzione di spermatozoi, determinando una ridotta produzione degli stessi”.

Tra l’altro, proprio a Padova è stato scoperto un link tra temperatura e infertilità maschile. I ricercatori coordinati proprio da Carlo Foresta hanno rilevato la presenza del recettore per il caldo, Trpv1, sulla membrana degli spermatozoi umani. I recettori del calore scoperti dal premio Nobel David Julius, hanno dunque un importante ruolo anche nella regolazione dei meccanismi chiave per la fertilità.

Questo studio ha evidenziato il possibile effetto del riscaldamento globale sulla capacità riproduttiva. Le variazioni anomale della temperatura ambientale possono avere infatti un ruolo nel giustificare il progressivo declino della fertilità umana.

I costi di diagnosi e terapie

Se il problema appare diffuso, le soluzioni per prevenzione, diagnosi e trattamento dell’infertilità, comprese le tecnologie come la fecondazion eassistita, rimangono sotto finanziate e inaccessibili per molte persone a causa dei costi elevati e della disponibilità limitata.

“L’enorme percentuale di persone colpite – ha sottolineato il Dg Oms – mostra la necessità di ampliare l’accesso alle cure per la fertilità e garantire che questo problema non sia più messo da parte nella ricerca e nella politica sanitaria”.

Nella maggior parte dei Paesi i trattamenti per la fertilità sono in gran parte finanziati dalle persone colpite, spesso con costi finanziari devastanti. Migliori politiche e finanziamenti pubblici possono migliorare significativamente l’accesso alle cure e proteggere le famiglie più povere dall’impoverirsi ulteriormente per diventare genitori, afferma l’Oms.

L’impatto sulla denatalità

“Si tratta di un fattore che, in particolare nei Paesi occidentali, influisce sul calo demografico inesorabile e a quanto pare difficilmente arrestabile, che porterà a gravi problematiche socio-economiche nei prossimi anni. E’ ora di prendersi carico delle coppie che hanno difficoltà a concepire, anche per evitare che, come segnala l’Oms, le persone si impoveriscano per coronare il sogno di un figlio”, commenta Filippo Maria Ubaldi, presidente della Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-Mr).

Le nuove stime Oms mostrano una variazione limitata nella prevalenza dell’infertilità tra le regioni del mondo. “Ma certamente sono i Paesi ricchi a risentire oggi di una drammatica contrazione delle nascite – fa notare Ubaldi – che di anno in anno fa registrare numeri più bassi. Nel nostro Paese, inoltre, manca ancora oggi l’approvazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) che includono anche le tecniche di procreazione medicalmente assistita, un aiuto che potrebbe realmente contribuire a invertire questa preoccupante rotta”.

Secondo il presidente Sifes-Mr “è necessario un impegno da parte di istituzioni, società e mondo medico per dare più informazione su questi temi e un più ampio accesso alle cure che ancora oggi, purtroppo, sono garantite a macchia di leopardo nel nostro Paese”.

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