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Salute: 75 anni di Oms e le nuove sfide per la salute

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“C’è stato un tempo in cui le nazioni del mondo avevano una visione. Dopo anni di guerra, si sono rese conto che era meglio lavorare insieme piuttosto che combattere. Si sono rese conto che un mondo più sano era un mondo più sicuro. La loro visione era chiara, ma audace: il più alto standard di salute possibile, per tutte le persone”. Con queste parole il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ricorda le origini dell’Oms, celebrando la 75esima Giornata Mondiale della Salute.

Istituita nel 1948 durante la prima Assemblea dell’Oms, la Giornata ha l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione sulla salute e il benessere a livello mondiale. Scopo dell’Oms è infatti proprio il raggiungimento del più alto livello possibile di salute intesa non solo come assenza di malattia o infermità, bensì come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale.

75 anni di progressi (e la pandemia)

L’entrata in vigore della Costituzione dell’Oms “era ed è un documento fondamentale – ha detto il dottor Tedros – il primo documento nella storia a riconoscere formalmente la salute come diritto umano. Da allora, il mondo ha compiuto progressi significativi verso la realizzazione di quella visione. L’aspettativa di vita a livello globale, per entrambi i sessi, è aumentata da 46 a 73 anni, con i maggiori incrementi nei Paesi più poveri. Il vaiolo è stato debellato e la polio è vicina a esserlo, 42 Paesi hanno eliminato la malaria; le epidemie di Hiv e tubercolosi sono state respinte. E negli ultimi 3 anni, l’Oms ha coordinato la risposta globale alla pandemia di Covid-19, la più grave crisi sanitaria dell’ultimo secolo”. Un’azione non senza critiche, bisogna dirlo. Ma anche su questo fronte le cose sono molto cambiate.

Cosa resta da fare

In tutto il mondo oggi “le persone affrontano ancora grandi disparità nell’accesso ai servizi sanitari – ha detto il dg dell’Oms – Almeno la metà della popolazione mondiale non ha ancora accesso a uno o più servizi come la pianificazione familiare, i servizi igienico-sanitari di base o l’accesso a un operatore sanitario. Dal 2000 il numero di persone che hanno difficoltà finanziarie a causa della spesa sanitaria diretta è aumentato di un terzo, a quasi due miliardi. Le malattie non trasmissibili ora rappresentano oltre il 70% di tutti i decessi a livello globale. I tassi di diabete e obesità sono aumentati drasticamente, i progressi contro la malaria e la tubercolosi sono in fase di stallo. E la  resistenza antimicrobica minaccia di annullare un secolo di progresso medico. L’inquinamento atmosferico ei cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio l’abitabilità stessa del nostro pianeta. Per tutti questi motivi e altri ancora, il mondo ha bisogno dell’Oms ora più che mai“, ha sottolineato il dottor Tedros.

La salute è un diritto da tutelare

In Italia, intanto, facciamo i conti con un Ssn sempre più in crisi, a partire dagli operatori. “La tutela della salute”, ha affermato il ministro Orazio Schillaci, “è un diritto fondamentale garantito dalla nostra Costituzione e che trova attuazione attraverso il Servizio Sanitario Nazionale fondato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità. Non ci sarebbe salute, però, senza l’impegno di tutti i professionisti sanitari e sociosanitari che ogni giorno, con competenza e abnegazione, si prendono cura di noi”.

“Il nostro impegno per la sanità del terzo Millennio – ha precisato il ministro –  guarda alla valorizzazione del capitale umano, al rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un’efficace medicina territoriale, al potenziamento della telemedicina e della digitalizzazione e a un forte investimento sulla prevenzione”.

Per tutti e più digitale

Da 75 anni fa la salute è molto cambiata, e se il claim della Giornata di quest’anno è Health For All, la digitalizzazione promette di mutare ancora i nostri paradigmi. Gli italiani ne sono sempre più convinti: una maggiore digitalizzazione della sanità sarebbe la soluzione ideale per la tutela della propria salute. Lo pensano under 34 (64%) e chi ha figli a carico (56%).

In particolare, il 66% degli over 18 vorrebbe poter gestire maggiormente da pc, smartphone, tablet la propria salute e le richieste e prenotazioni di visite, ricette ed esami medici. Dopo la pandemia, infatti, la tecnologia è diventata d’uso comune e viene già utilizzata in ambito sanitario dall’89% di chi ha tra i 18 e i 34 anni, dal 77% di chi ha tra i 35 e i 54 anni e dal 61% degli over 55.

A rivelarlo è un’indagine condotta da Quorum/YouTrend per Doctolib – tech company che opera nel settore della sanità digitale  – che ha coinvolto oltre 1.000 cittadini italiani online con più di 18 anni.

Salute nelle città e ambiente

L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro secolo. Nel 1960 la popolazione mondiale che abitava nelle città era il 34% e nel 2014 è arrivata al 54% ed è in continuo aumento. Le città ad oggi occupano poco meno del 5% della superfice totale terrestre, ma si stima che nel giro di dieci anni si espanderanno di oltre 1,2 milioni di km2, pari ai territori di Francia, Germania e Spagna messe assieme, e nel 2050 l’86% del territorio delle nazioni sviluppate sarà urbanizzato.

Da qui l’appello congiunto di Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città e HCI – Health City Institute: governare le città per la salute pubblica mettendo in atto secondo un approccio One Health.

“Oggi il 37% della popolazione italiana vive nelle aree Metropolitane; diventa sempre più importante la riqualificazione e la rigenerazione urbana considerando la salute come fattore di crescita e coesione che renda le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla”, ha detto il senatore Mario Occhiuto, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, segretario VII Commissione del Senato. “E’ necessario promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno risulta ormai non trascurabile”, ha aggiunto.

“Oggi la promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste una posizione di centralità negli obiettivi di sindaci e amministrazioni locali, si vuole creare città più sane e sostenibili in grado non solo di contrastare le malattie croniche, ma anche di garantire un equo benessere socio-economico, fisico e mentale che, in sintonia con la natura, il rispetto dell’ambiente e il minor spreco di energia, dia un valore aggiunto alla salute”, ha evidenziato Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e vicepresidente Vicario Anci.

“Su questo Pianeta dove più della metà di noi vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani. Infatti il luogo in cui si vive ad oggi è un importante fattore predittivo che ti permette di poter determinare se morirai presto o soffrirai di malattie. Per questo rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età – ha osservato  Andrea Lenzi, presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio e presidente dell’Health City Institute – Si deve intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che tenga in considerazione l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. Si tratta di una sfida determinante – ha concluso – che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città”.

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