Medtech: sistemi intelligenti e bioingegneria cambieranno il volto della medicina

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Le nuove tecnologie trasformeranno sanità e medicina anche in Italia. Il contributo della ricerca italiana, tra opportunità e criticità dal punto di vista etico  

L’Italia è al centro della rivoluzione dettata dalle nuove tecnologie, che nei prossimi anni pervaderanno il vasto ambito della sanità e dell’assistenza. E la ricerca scientifica italiana ha le carte in regola per rispondere alle sfide che stanno emergendo, e che modificheranno il sistema sanitario e il rapporto dei pazienti con il personale medico e assistenziale.

Abbiamo una popolazione sempre più anziana e, complessivamente, in diminuzione. Secondo i dati elaborati da Istat per ‘Italia Longeva’, nel 2050 ci saranno due milioni e mezzo di italiani in meno e gli over 65, oggi un quarto della popolazione, diventeranno più di un terzo (circa 20 milioni di persone).

Si tratta, evidentemente, di una sfida inedita ed epocale che arriva in concomitanza con l’emergere di nuove possibilità offerte dalle tecnologie. Una sfida che chiede di individuare soluzioni adeguate per gestire problematiche come l’autonomia delle persone, il benessere personale e, soprattutto, le modalità di somministrazione delle cure mediche. Le quali non potranno più essere gestite solo negli ospedali come nel modello di sanità pubblica finora conosciuto.

In questo laboratorio naturale che è il nostro Paese possediamo le competenze e gli strumenti per sperimentare, specialmente in ambito sanitario e assistenziale, quell’insieme di tecnologie che oggi chiamiamo sinteticamente sistemi intelligenti.

Abbiamo, accanto ai medici, una comunità di ingegneri biomedici riconosciuta in tutto il mondo: l’Italia ha fatto scuola per la sua capacità di formare ingegneri che studiano in maniera approfondita la biologia e la medicina e sanno dialogare con i medici per conoscere prima e più approfonditamente i bisogni e le priorità del mondo della salute, e oggi questi bioingegneri si stanno diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Nei prossimi anni, grazie a corsi di laurea innovativi come quello avviato nel 2022 nella nostra università, emergeranno i nuovi medici-ingegneri ‘Medtech’, capaci di conoscere e usare i dispositivi tecnologici più avanzati per le cure e l’assistenza.

Come sistema Paese siamo fortemente presenti anche negli ambiti di ricerca legati ai sistemi intelligenti. Non solo, quindi, strumenti offerti dai sistemi di intelligenza artificiale, ma un insieme di risorse tecnologiche predisposte per operare insieme (digitale, sensoristica, robotica e automazione, ecc.) e che concorrono a individuare soluzioni innovative per gestire il paziente con una diagnosi sempre più precoce e precisa, per il miglioramento della prognosi e della qualità della vita a medio e lungo termine di persone con limitazioni oggi spesso insuperabili.

Siamo al centro di una rivoluzione e siamo, come italiani, al centro del problema. Le tecnologie si affiancheranno al professionista e interagiranno con il paziente. La grande capacità di calcolo, la possibilità di raccogliere dati, la creazione di algoritmi con sempre migliori prestazioni, e la possibilità di spostare a casa del paziente un’innumerevole gamma di servizi e attività assistenziali hanno messo in moto un enorme fermento di progetti di ricerca e di collaborazioni tra pubblico, privato, università e centri di ricerca che nei prossimi anni cambieranno il volto della sanità.

Con l’introduzione delle nuove tecnologie il paziente vedrà l’assistenza ritagliata sempre più intorno al proprio specifico profilo di salute, mentre il medico o l’operatore sanitario potranno contare su strumenti più precisi e informazioni più puntuali sul paziente grazie ai quali fornire risposte più rapide ed efficaci, e quindi cure più efficienti. Andiamo dunque verso un approccio caratterizzato da quelle “5P” che descrivono una medicina di precisione, che permette di definire approcci per il trattamento e la prevenzione delle malattie che tengano conto della variabilità individuale a livello di caratteristiche genetiche, di ambiente e di stili di vita, personalizzata, studiata cioè attorno alle caratteristiche del paziente, predittiva, non solo per la diagnostica ma anche per le terapie, partecipativa con un coinvolgimento del paziente in tutti gli scenari in cui le cure possono essere portate a distanza, sul territorio. E infine l’approccio preventivo che permetta di accrescere il numero delle persone in salute riducendo complessivamente l’impatto sulla sostenibilità del sistema sanitario.

È quindi fondamentale e innovativo l’apporto che i “sistemi intelligenti” e la bioingegneria stanno dando alla medicina. Siamo partiti da una medicina che nasce come disciplina ‘intuitiva’, basata sulla capacità del medico di analizzare i sintomi del paziente e ci stiamo dirigendo sempre più verso una medicina che sa misurare i fenomeni ed è arrivata fino ai modelli predittivi di oggi.

Il settore del biomedicale è oggi in pieno fermento: i dispositivi medici registrano più del doppio dei brevetti dei farmaci, segno che l’innovazione portata dalle soluzioni bioingegneristiche in salute è un driver particolarmente attivo e in continua evoluzione.
L’Università Campus Bio-Medico di Roma sta dedicando parte delle proprie energie alla creazione di spin-off che propongono soluzioni molto avanzate per la gestione, anche a domicilio, di pazienti con varie patologie complesse come ad esempio il morbo di Parkinson.

Tutto questo sta rivoluzionando la sanità come oggi la conosciamo attuando una progressiva decentralizzazione delle cure sanitarie che passeranno dall’ospedale al territorio, dall’ambulatorio all’abitazione del paziente. Le tecnologie dovranno essere capaci di aiutare l’operatore sanitario per migliorare la qualità, l’efficacia e la sicurezza delle sue attività senza costituire un aggravio di lavoro, in particolare nella gestione e nell’elaborazione dei tanti dati a disposizione.

Attenzione, dunque, alla riorganizzazione del lavoro nel rapporto con le nuove tecnologie, non solo in relazione al paziente ma anche all’operatore sanitario e a tutte le figure, anche familiari, coinvolte nell’assistenza al paziente: la centralità della persona resta quindi il faro che deve guidare le innovazioni intorno alle quali prenderà forma la sanità di domani.

 

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