Dipendenza da Internet, mappa dei centri e identikit dei pazienti

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L’Istituto superiore di sanità ha diffuso l’aggiornamento della mappatura geolocalizzata dei centri italiani dedicati alle dipendenze da Internet. Inserendo i dati della regione e della città di appartenenza è possibile sapere qual è e dove si trova il centro più vicino a cui rivolgersi in caso si sospetti di avere questo tipo di problema che, ricorda a Fortune Italia Claudio Mencacci, direttore emerito Neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano e co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia, “è una dipendenza comportamentale analoga a quella da sostanze e riguarda la salute mentale, rispetto alla quale l’attenzione da parte delle istituzioni è ancora molto carente”.

Il ventaglio delle dipendenze da internet è molto ampio e può andare dalla ricerca spasmodica di informazioni, anche in ambito medico, a quella di cyber-relazioni online. “Vere e proprie compulsioni da Rete”, spiega Mencacci, “che si esprimono anche in gioco d’azzardo, shopping online, cyber-sesso e giochi da computer”.

Diversamente da quanto si potrebbe pensare queste dipendenze non si manifestano solo negli adulti. La loro presenza è ravvisabile già tra i bambini, esposti all’intrattenimento digitale fin dalla culla, e negli adolescenti.

Avverte l’esperto: “Molti dati scientifici indicano che nei più piccoli la continua esposizione a Internet influenza molto il loro sviluppo emotivo. Si arriva persino ad alterazioni morfologiche del cervello a carico delle aree che hanno a che fare con l’emotività e la ricompensa: il nucleus accumbens. È la parte del sistema nervoso centrale che vediamo persino aumentare di volume in relazione all’esposizione a Internet”. Un circolo vizioso, insomma: l’esposizione alla Rete aumenta il piacere e il piacere fa aumentare la ricerca di esposizione.

Una vera e propria dipendenza, che comporta conseguenze piuttosto serie. Come dice Mencacci: “Nei bambini esposti sin dalla tenera età alla Rete si genera incapacità di attendere e conseguentemente frustrazione quando, nella vita reale, i tempi per ottenere ciò che si vuole sono molto diversi da quelli del web dove basta cliccare un bottone. Andando avanti nella crescita questa frustrazione può portare all’uso di sostanze, proprio per compensarla. Già nell’infanzia, però, i bambini diventano incapaci di gestire i tempi di attesa. Si parla di una vera e propria disregolazione emozionale, che si manifesta in comportamenti violenti”.

Ma è forse nell’adolescenza, età già di per sé critica per lo sviluppo dell’individuo, che la dipendenza da Internet può provocare i problemi più seri. Molto spesso, dicono gli esperti, c’è una vera e propria intolleranza al non essere connessi al web. Cosa che porta a forti conflitti con gli affetti familiari e al ritiro sociale. In casi più estremi abbiamo il fenomeno degli hikikomori, che in Italia conta circa 50mila casi all’anno, soprattutto tra gli adolescenti maschi.

Bene quindi, da parte dei genitori, riuscire a cogliere subito i primi segnali di questa moderna forma di dipendenza. Una lunga lista che illustra il neuroscienziato: “Una delle prime manifestazioni sono i disturbi del sonno. La persona tende a procrastinare l’addormentamento per stare il più possibile connesso. Ciò porta a problemi al risveglio, stanchezza e riduzioni delle performance nelle attività scolastiche e sportive. Si può arrivare anche a creare solitudine del soggetto e all’aumento del numero di bugie che hanno lo scopo di riuscire a rimanere sempre e comunque connessi. E poi ci sono gli sbalzi d’umore, che vanno dall’ansia alla depressione in caso di impossibilità di connettersi all’euforia per la connessione ritrovata”.

Vien da chiedersi come giovani e genitori possano prevenire di incappare in questa pericolosa deriva di un’innovazione tecnologica così pervasiva del nostro quotidiano. “Sappiamo bene che i divieti non servono. I genitori devono primariamente comprendere che Internet non è una babysitter. E agire di conseguenza, proponendo a bambini e adolescenti anche stimoli diversi e più tradizionali, all’aria aperta e capaci di stimolare la socialità di persona. Che si deve integrare con il tempo della socializzazione cibernetica. Una buona strategia e mostrare interesse per le necessità dei figli frequentare il web. E al contempo concordare il modo di utilizzarlo e anche i tempi di connessione. Prendendo coscienza anche del fatto che il web oggi è anche uno spazio riservato e privato dei giovani, un po’ come era la piazza di un tempo”.

Come spesso accade però, nonostante i consigli e le allerte, i casi di dipendenza si presentano ugualmente. E non sono pochi: 3.667 solo quelli presi in carico dalle 102 strutture specializzate censite da Iss sul territorio nazionale. Più presente la compagine maschile (75%) in età prettamente adolescenziale tra i 15 e i 17 anni. Anche se “la dipendenza da Internet interessa in egual modo maschi e femmine, pur esprimendosi in modo diverso, ad esempio tra gioco online e shopping e cyber-relazioni rispettivamente”, precisa Mencacci.

Che, rispetto ai numeri diffusi da Iss in merito a numerosità delle strutture e dei professionisti che vi operano (358), commenta non senza preoccupazione: “La dipendenza, a prescindere al tipo, è una cosa grave perché cambia la vita di chi ne è soggetto. L’area della salute mentale è oggi in grave carenza e contrassegnata da una forte disattenzione da parte delle istituzioni. Occorre favorire la nascita di un’Agenzia nazionale per la salute mentale che coordini tutte le iniziative in materia, a livello nazionale. Interventi spot servono a poco”.

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