Tumori e diritto all’oblio, vicini alla svolta

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Ne abbiamo parlato pochissimo tempo fa, dopo l’annuncio della Spagna: la buona notizia ora è che siamo vicini, anche in Italia, a una svolta sul diritto all’oblio oncologico. Giovedì prossimo, infatti, quattro dei nove disegni di legge presentati sulla materia saranno esaminati in Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati.

La sensazione, come testimonia la provenienza bipartisan dei testi, è che sul tema ci sia un’attenzione condivisa e il desiderio di portare a casa il risultato, oltre all’impegno del governo per una soluzione rapida.

“Hanno calendarizzato quattro disegni di legge sui nove presentati: non c’è quello del Cnel, nè quello di Gardini, che è all’esame della Commissione Finanze. Dovrà essere trasferito agli Affari sociali, perchè l’idea è quella di fare una sintesi e arrivare presto a un testo unico”, dice a Fortune Italia Elisabetta Iannelli, segretario generale della Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia), impegnata da decenni nella battaglia per il diritto all’oblio oncologico.

Sui tempi Iannelli è ottimista: “Non si tratta di un testo complesso: non ci sono costi ulteriori a carico dello Stato, anche se – riflette – potrebbe esserci qualche ostacolo”.

Tumore e diritto all’oblio, dopo la Spagna a che punto è l’Italia

Come si legge sul ‘Sole 24 Ore’, si tratta comunque di “una questione al centro dell’azione politica della Commissione – ha detto il presidente della Affari sociali della Camera Ugo Cappellacci (Forza Italia) – come dimostrato anche dalla collaborazione con il ministro Schillaci sul Piano oncologico. Sul tema della legge, ovvero sul fatto che chi affronta la battaglia con un tumore abbia diritto all’oblio, ovvero nessuna discriminazione, in particolare riguardo all’accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi e alle procedure di adozione, sono convito che le forze politiche raggiungeranno un incontro significativo delle rispettive volontà”.

Di che si tratta

In estrema sintesi, l’obiettivo è rimuovere le regole che discriminano i pazienti che hanno superato un tumore, alle prese con assicurazioni, crediti e mutui. “In Italia – ricorda Iannelli – sono più di un milione le persone che, dopo un tumore, possono essere considerate guarite e con un rischio di salute pari alla popolazione sana. Persone che faticano a riprendere la propria vita senza subire discriminazioni”.

Oggi, infatti, per richiedere molti servizi, come la stipula di assicurazioni e l’ottenimento di mutui, è necessario dichiarare di aver avuto il cancro, anche se si è già guariti, con conseguenti difficoltà (rifiuti, premio incrementato). “L’unico ostacolo che vedo sul cammino del testo unico potrebbe arrivare dal mondo delle assicurazioni. Ma dal momento che altri Paesi europei si sono mossi, esistono dei precedenti”.

Cosa accade in Europa

C’è attenzione sulla questione nel Vecchio Continente. Il provvedimento annunciato qualche giorno fa dal premier Pedro Sanchez dovrebbe entrare in vigore entro giugno, eliminando in Spagna le regole che discriminano i pazienti che hanno superato un tumore da 5 anni alle prese con assicurazioni, crediti e mutui. Leggi che garantiscono il diritto all’oblio sono già una realtà in alcuni Paesi europei, come Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e in Portogallo. L’Italia, che su questo tema aveva perso terreno, potrebbe far tesoro delle esperienze accumulate, arrivando a una legge migliore, è il ragionamento di Iannelli.

Cosa dicono i provvedimenti

L’impostazione dei 4 testi all’esame della Commissione è quella di fare una distinzione fra pazienti adulti e minori. “Si parte da un cut off di 10 anni dopo la fine delle terapie (5 anni per chi ha avuto la diagnosi da minore). Questo però è il minimo comune denominatore: sarà utile avere una legislazione più precisa, per individuare quei tumori che possono essere considerati guariti dopo un breve termine, per semplificare ulteriormente il processo”.

Per Iannelli il punto è far sì che la società dimentichi il tumore di chi è guarito: “I pazienti non lo faranno mai, ma è importante” cancellare quello che abbiamo chiamato ‘il marchio del cancro’. Un altro elemento di criticità è il momento da cui far partire il conteggio: “L’assenza di malattia è stabilita dal primo esame in cui non c’è più evidenza del tumore, ma la fine dei trattamenti potrebbe creare problemi: pensiamo al trattamento ormonale, che si prosegue per anni anche dopo la fine della malattia”, ricorda Iannelli.

Le questioni aperte

“Questo comunque è un punto di svolta epocale, e come associazioni siamo disponibili ad essere ascoltati. In questa fase – conclude l’esperta Favo – vorrei invitare a non dimenticare i 2,7 milioni di lungoviventi che non sono nelle condizioni del milione dei guariti, ma non vanno tagliati fuori: hanno bisogni particolari e un rischio di salute aumentato, ma oggi grazie alle cure possono convivere per molti anni con il tumore. Si tratta di persone che affrontano rischi diversi e, dunque, anche il premio assicurativo per loro dovrebbe essere aumentato”.

 

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