Maria Lina Marcucci: ‘Occorre guidare il cambiamento, non subirlo’

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Classe 1954, Maria Lina Marcucci ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel 1975, fondando una delle prime emittenti televisive private, Elefante. Nel 1984 dà vita a Videomusic, prima televisione in Europa e seconda nel mondo non stop H24 a contenuto musicale. Dal 1995 è stata vicepresidente della Giunta della Regione Toscana, coordinando le politiche per la cultura, la comunicazione e il turismo. Più di recente ha guidato per 10 anni la comunicazione dell’azienda specializzata nella produzione di plasmaderivati Kedrion Spa e oggi, tra l’altro, è consigliere di Kedrion Holding, che detiene il 100% di Kedrion Biopharma. Molti i riconoscimenti ricevuti, tra cui l’onorificenza di Commendatore all’onore al merito della Repubblica. Maria Lina Marcucci, una delle donne del pharma italiano, si distingue per la sua poliedricità.

Dottoressa Marcucci, lei si è occupata di tante cose nella sua carriera. Quale avventura le è rimasta nel cuore finora?

Mi sono piaciute tutte, perché hanno in comune un rapporto intimo tra chi comunica e chi è il destinatario del messaggio, che si innesta nel concetto di responsabilità sociale di impresa. Sia nel mondo della televisione che in quello del farmaco, ti rendi conto che il lavoro della comunicazione influenza le persone, e se è fatto bene può produrre cambiamenti anche culturali. Può persino riuscire a innovare. Finora mi sono sempre divertita nei miei diversi ruoli e questo spero possa continuare a essere il filo conduttore del mio lavoro nel futuro.

Quali sono gli interessi culturali e personali che guidano una carriera così sfaccettata?

Sono incredibilmente curiosa. Non metto limiti ai miei interessi. Il mio primo lavoro è stato in ambito turistico, quando i viaggi non erano ancora così diffusi. Ho incrociato due cose che mi piacciono moltissimo: contribuire a dare gioia alle persone e fare impresa. Anche nel farmaceutico ho ritrovato questo approccio. E in questo caso è presente l’aspirazione di poter migliorare la vita delle persone.

È possibile ravvisare settori in cui le donne riescono a far emergere meglio il proprio talento?

La cultura e la mentalità femminile, che si traduce anche nello stile imprenditoriale, si caratterizza per la capacità di produrre risultati duraturi nel medio-lungo termine. Le donne sanno che ciò che fanno deve andare oltre se stesse. Le imprenditrici sono al contempo molto dirette e molto coinvolgenti. Abbiamo uno stile di management più rivolto a fare rete e team con grande facilità. L’autorevolezza necessaria a dirigere può essere ottenuta valorizzando le caratteristiche dell’essere donna, che sono diverse da quelle dell’uomo. Le donne hanno, poi, una capacità d’ascolto che arricchisce il confronto con gli interlocutori.

Un’ultima domanda sul futuro. L’AI e le sue applicazioni iniziano a compiere lavori tradizionalmente eseguiti dall’essere umano, con tempi più rapidi e con una qualità tutto sommato valida. Siamo agli albori di una nuova ‘rivoluzione industriale’? Come pensa dovrà convertirsi il lavoro dell’essere umano?

Abbiamo un’opportunità straordinaria davanti a noi. Dipende da come la gestiremo. Il dibattito sull’AI si sta spostando dall’entusiasmo assoluto a considerazioni più ampie. Oggi abbiamo fatto prevalere grandemente il capitale finanziario su quello industriale. E secondo me non è un bene. Il capitale industriale deve sapersi evolvere per dare i prodotti che la società via via richiede. Ma non si può sostituire un bilancio economico con un bilancio finanziario. Lo stesso vale per l’evoluzione delle tecnologie. Credo che l’uomo debba accompagnare l’AI, sapendo che cosa vuole ottenere e con una visione chiara di ciò che vogliamo tra 50 anni. E all’interno di questa visione fare un percorso senza che le cose sfuggano di mano. La televisione e internet sono state cose belle; il gaming e la telemedicina anche. Ma bisogna guidare il cambiamento e il progresso, senza subirlo.

 

 

 

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