La sfida per il pharma made in Italy, parla Cattani (Farmindustria)

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Un’eccellenza italiana leader in Europa.

Parliamo di un settore innovativo che sta vivendo anni positivi, di crescita. Siamo un Paese esportatore di farmaci e la grande matrice industriale delle famiglie degli imprenditori italiani concorre in maniera sostanziale all’export”, sottolinea il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, in un recente colloquio con Fortune Italia.

“Nel 2022 abbiamo raggiunto un valore di 49 mld di euro di cui oltre l’85% di export: ora si guarda con grande attenzione agli strumenti di attrazione degli investimenti”.

Questa, in effetti, è la vera sfida per il pharma tricolore. “Sburocratizzazione, velocità dei processi, tempi ridotti per avere il prezzo/rimborso dopo l’autorizzazione a livello europeo” sono fra i temi aperti, ricorda Cattani.

Insieme alla questione della ‘giungla’ delle decisioni regionali. “Questo ha prodotto danni per quanto riguarda l’equità dell’accesso alle cure e ai farmaci da Nord a Sud del Paese. Il settore inoltre guarda con grande preoccupazione alle derive ideologiche” testimoniate dalla bozza di regolamento sulla farmaceutica dell’Unione europea.

“L’Europa – puntualizza Cattani, che ha già affrontato più volte questo tema – dovrebbe abbracciare l’innovazione, accelerare e premiare il valore. Su questo fronte siamo con il Governo italiano che ha deciso di ridare una strategia industriale al Paese. Anche perché il settore farmaceutico, anche quello a matrice italiana, è fortemente orientato all’occupazione di qualità.

Il dialogo con l’esecutivo è positivo, ora ci aspettiamo un superamento del payback, che è un freno per le imprese: parliamo di oltre un miliardo di tassazione aggiuntiva che penalizza innovazione e investimenti”.

Una delle caratteristiche della penisola è l’esistenza di importanti cluster a livello pharma: “I distretti italiani sono un’eccellenza dal punto di vista tecnologico e produttivo, ponti sul mondo. Posso citare l’Abruzzo, la Lombardia, la Toscana, l’Emilia, la Puglia, le Marche: rappresentano aree che vorremmo espandere, facendo sì che la competenza nelle discipline Stem possa tradursi in opportunità per la crescita del Paese”.

Per essere “a prova di futuro” si deve permettere all’innovazione di correre ed essere rapidamente a disposizione del paziente. “Purtroppo, però, i segnali che arrivano dalla Commissione Ue non sono positivi. Anzi la revisione della legislazione farmaceutica, che indebolisce la proprietà intellettuale, con la riduzione della data protection da 8 a 6 anni e dell’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da 10 a 9 – e la proposta di introdurre un nuovo strumento di licenza obbligatoria – per usare un farmaco brevettato senza il consenso del titolare del brevetto in caso di emergenze – possono avere pesanti ricadute in termini di accesso alle cure e all’innovazione per i cittadini. Ma anche sulla competitività e sull’attrattività dell’industria farmaceutica in Europa e in Italia.

Siamo ancora in tempo per invertire la rotta e salvaguardare un’industria che rappresenta un patrimonio per la salute, la crescita economica, l’innovazione e la stessa sicurezza nazionale”, conclude Cattani.

 

 

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