Pnrr e Governance farmaceutica, a Pompei Regioni a confronto

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La sanità fa i conti con il Pnrr. La Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza destina al settore circa 16 mld di euro, di cui 7,5 per la riforma della sanità territoriale. Dei nuovi assetti che ne conseguiranno – nella gestione congiunta fra nazionale e autonomie regionali – si è discusso nel corso della due giorni ‘La Governance Farmaceutica: accesso alle terapie, gestione e monitoraggio, Regioni a confronto’, che si è svolta a Pompei, con l’intento di avviare un confronto costruttivo e programmatico fra Regioni. Un dibattito che ha dato voce ai maggiori esperti del settore per far nascere idee e progetti, fornire strategie e linee guida per una crescita del comparto, alla luce delle opportunità del Pnrr e della gestione autonoma delle Regioni in materia di sanità.

Sono emerse alcune specifiche azioni di mappatura della distribuzione dei farmaci, come nel caso dell’intervento di Arturo Cavaliere, presidente Sifo (Società italiana di farmacia ospedaliera): “Come Sifo abbiamo contribuito alla stesura del nuovo Piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza (Pncar) 2022-2025, apportando la nostra esperienza qualificata sul campo, necessaria a individuare gli strumenti funzionali – anche in un’ottica One Health – per una nuova strategia che combatta questo fenomeno, individuando indicatori di monitoraggio e processo che poi le Regioni dovranno attuare per la mappatura delle resistenze antimicrobiche, utile a trovare azioni correttive necessarie a contrastarle”.

In questa visione l’evento di Pompei ha fatto emergere alcuni temi: la necessità di mettere il cittadino al centro della sanità, a tutte le latitudini. E il bisogno di prossimità e capillarità del servizio.

In merito al tema dell’Health technology assesment, ad esempio, “ci sono dei problemi di comunicazione fra le Regioni e lo Stato centrale”, racconta Francesco Cattel, direttore Sc farmacia ospedaliera Aou Città della salute e della scienza di Torino. “A livello centrale si svolgono commissioni e attività di Hta che devono però poi essere declinate con le Regioni: serve più armonizzazione, perché le Regioni hanno costruito i propri modelli Hta, e questo potrebbe creare delle sovrapposizioni pericolose, che possono sfociare in poca omogeneità di accesso per i pazienti”. Serve quindi maggiore comunicazione fra enti come come l’Aifa, dice Cattel, dove si producono le strategie Hta, “e le Regioni stesse. E questo si dovrà fare per forza, perché dal 1 gennaio 2025 le valutazioni dei dispositivi saranno centralizzate a livello europeo. Si dovrà costruire una cabina di regia centrale, anche alla luce del gruppo standard di controllo, e si dovrà andare tutti nella stessa direzione”.

Gli attori che si sono alternati sul palco dell’evento hanno affrontato, fra l’altro, anche l’analisi delle opportunità offerte dal Dm 77/2022, che definisce di fatto i nuovi modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Sistema sanitario nazionale. Amedeo Blasotti, direttore generale dell’Asl Caserta, ha indicato la necessità di un cambio culturale, che consideri anche l’età, a volte avanzata, degli operatori del settore, o la mancata disponibilità a coprire ruoli e territori. Spazio anche alle esperienze di telemedicina. Il progetto di Televisita messo a punto dall’Azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona (Salerno), è stato presentato dalla direttrice sanitaria, Emilia Anna Vozzella, proprio come una risposta concreta e già attuata – in particolare in collaborazione con l’Asl di Salerno – che permette di raggiungere con assistenza specializzata e attesa ridotta, anche pazienti in località remote.

Le risposte alle esigenze specifiche, quindi, sono già in atto, e la programmazione delle soluzioni personalizzate, ma anche dell’accesso razionalizzato ai servizi medici e ai farmaci, potrebbe venire dall’applicazione degli strumenti digitali. Un approccio digital first, però, sarebbe prematuro, nella lettura che ne dà Gennaro Sosto, direttore generale dell’Asl Salerno, che immagina un percorso più graduale di approccio all’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione dei big data.

“È importante il dialogo costante fra le Regioni”, ha sottolineato Ugo Trama, direttore Uod politica del farmaco e dispositivi della Regione Campania, che aggiunge: “Un dialogo già in pratica realizzato in maniera proficua”.

I singoli sistemi locali devono, secondo Trama, tener anche conto di un’attività di coordinamento e monitoraggio esercitata a livello nazionale. Ma spesso a livello di prestazioni nei confronti dei cittadini, si è assistito ad un’offerta differenziata e non omogenea, con il risultato di una declinazione differente del diritto alla salute sui vari territori. Le conseguenze di questa ‘frammentazione dell’offerta’ hanno interessato anche l’assistenza farmaceutica. Dal canto loro, le Regioni hanno messo in campo interventi mirati a ridurre il disavanzo e a non sforare i tetti di spesa stabiliti, ma questo ha aumentato spesso le condizioni di disomogeneità dei servizi sul territorio nazionale che sono sfociate in difficoltà di accesso alle terapie farmacologiche e criteri che non sempre erano in linea con quelle dall’Agenzia italiana del farmaco.

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