Biofilia, ecco come migliora qualità della vita e produttività

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“La biofilia è la tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. Con queste parole nel 1984, Edward O. Wilson, biologo statunitense definiva la biofilia.

Per Wilson l’uomo è inserito in una sorta di “Web of life”, una inestricabile tela della natura, della quale partecipa insieme a tutti gli altri esseri viventi. L’uomo ne è parte integrante e non solo uno spettatore e la biofilia è nient’altro che l’innato impulso ad affiliarsi alle altre forme di vita che condividono il nostro habitat, sia esse vegetali, minerali o animali.

Numerosi studi hanno dimostrato che più del 90% delle persone immagina di trovarsi in un ambiente naturale quando gli viene chiesto di pensare a un luogo in cui sentirsi rilassati e calmi. Infatti, immergersi nella natura o stare vicini ad essa ci fa sentire bene: in sostanza, il nostro benessere psicofisico dipende molto dal quanto tempo trascorriamo in un ambiente naturale. Ciò influisce anche sulla nostra produttività al lavoro e sullo stato di salute generale.

Studi hanno infatti dimostrato che essere circondati dalla natura, trascorrervi parte della nostra giornata o anche solo poter godere di una vista sul verde riduce il livello di cortisolo nel sangue, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Così come si riduce del 10% il tempo di degenza di un paziente ospedalizzato se dalla sua stanza può godere di una vista sulla natura.

I benefici derivanti dall’interazione dell’uomo con la natura includono anche una migliore produttività, livelli inferiori di stress, migliore apprendimento e persino migliori capacità di recupero dopo una malattia. Lo stress fisiologico o l’ansia è spesso inferiore dopo l’esposizione a piante e natura rispetto agli ambienti urbani.

La nostra interazione con la natura aumenta la propensione alla spesa da parte dei consumatori e le prestazioni scolastiche dei bambini: la letteratura scientifica suggerisce che un bambino che vive a maggiore contatto con la natura sia più avvantaggiato in termini di funzioni cognitive o capacità attentiva rispetto a chi è abitualmente immerso in ambienti altamente antropizzati o artificiali.

Il biologo italiano Giuseppe Barbiero dell’Università della Valle d’Aosta ha dimostrato che fare brevi pause in mezzo agli alberi aiuta gli studenti a ricaricare le batterie mentali con una velocità maggiore del 30% rispetto a quelli che fanno le tradizionali ricreazioni fra i banchi. Con il passare degli anni la biofilia ha trovato sempre maggiori estimatori nella comunità scientifica, oltre che tra i designer e gli architetti.

Nella progettazione di interni e di edifici si è fatta sempre più strada la convinzione della interconnessione tra alcuni dei disturbi moderni e il design di molti edifici di recente costruzione ad uso abitativo o di lavoro. Richard Louv, giornalista e saggista americano, ha coniato il termine “deficit di Natura” per descrivere le sensazioni di stanchezza, depressione, stress, calo di attenzione, aumento di allergie e stati asmatici di comune insorgenza negli ambienti urbani. Nasce da qui il cosiddetto design biofilico, una concezione che unisce elementi naturali ai principi dell’architettura: massimizzare la luce diurna, ottimizzare le vedute sulla natura, impiegare materiali naturali e oggetti vivi, ad esempio le piante da interni e i giochi d’acqua.

La variabile ambientale non conosce limiti di età. Infatti, dalle osservazioni prodotte dalla ricercatrice Carolyn Tennessen nel 1995 emerge che anche gli studenti universitari che godono della vista della Natura dalla finestra della propria stanza del “College” hanno una migliore capacità attentiva. Alcuni autori sostengono che una relazione intima con la natura, specialmente durante l’infanzia, sia indispensabile per instaurare legami significativi e generare sentimenti positivi nei confronti dell’ambiente, oltre ad essere essenziale per lo sviluppo armonioso della personalità. Infatti, la perdita di contatto con il mondo naturale, tipica della nostra epoca moderna, può causare seri danni allo sviluppo psico-fisico dei bambini, impoverendone le capacità sensoriali, rendendo meno efficace il pensiero e inaridendone la spiritualità.

Le persone che osservano dalla propria scrivania elementi naturali come acqua, alberi o campagna hanno livelli di benessere maggiori rispetto alle persone che hanno una vista di edifici, strade o cantieri. Tuttavia, uno studio ha rilevato che solo il 58% dei lavoratori ha luce naturale che raggiunge la propria scrivania e il 7% non ha affatto finestre, una chiara indicazione che i vantaggi di portare la natura al lavoro non sono apprezzati o applicati a sufficienza.

Se gli uffici si trovano nel centro di una grande città, è possibile portare la natura all’interno grazie a piante, alberi, fontane d’acqua, immagini della natura, materiali e colori che la ricordino, tutti modi per aggiungere un elemento biofilo a uno spazio d’ufficio, aumentando la connessione che i dipendenti hanno con l’ambiente, potendone così raccogliere i benefici che questo semina.

Introdurre essenze verdi negli uffici (anche solo una piccola pianta per metro quadrato) migliora sensibilmente le prestazioni dei dipendenti sulla concentrazione, memoria ed è anche di ausilio a mitigare l’inquinamento dell’aria indoor. Piante e fiori fanno molto di più che aggiungere dettagli di arredo in un interno, possono creare una sensazione completamente diversa verso quel luogo. Ciò che era grigio, disordinato, insignificante può essere trasformato in uno spazio intimo, stimolante o più rilassante.

*Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), professore di Prevenzione Ambientale alla Statale di Milano

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