Farmaceutica made in Italy, i numeri e la geografia

pharma acquisizioni
Aboca banner articolo

E’ disseminata lungo tutta la Penisola l’industria farmaceutica made in Italy. Il 40% del settore è composto da imprese a capitale italiano, il 60% a capitale internazionale. Imprese variegate, familiari o multinazionali, con un forte radicamento sull’intero territorio nazionale.

A ‘disegnare’ la geografia di un settore che occupa nel nostro Paese 68.600 addetti nel 2022 (+1,9% rispetto al 2021), di cui 6.900 in R&S, è il report presentato oggi a Roma, in occasione dell’Assemblea pubblica di Farmindustria. Un incontro che, per la prima volta, vede la partecipazione di quattro ministri, Orazio Schillaci (Salute), Anna Maria Bernini (Università e Ricerca), Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy) e Raffaele Fitto (Affari europei, Politiche di coesione e Pnrr).

Cattani (Farmindustria): “Il valore del Pharma italiano e le sfide da vincere”

Le regioni del pharma

  • Lombardia: prima regione biofarmaceutica in Italia. Conta oltre 25.000 occupati diretti, ai quali si aggiungono gli oltre 30.000 dell’indotto.
  • Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export (12,7 miliardi di euro, 26,6% del totale). Gli addetti sono circa 12.000 e oltre 14.000 nell’indotto.
  • Toscana: terza regione in Italia con più di 7.700 addetti diretti e quasi 9.200 nell’indotto.
  • Emilia-Romagna: 4.800 addetti con un’importante presenza produttiva e di R&S. Oltre 5.700 sono gli occupati nell’indotto.
  • Veneto: conta 5.300 occupati e 6.300 nell’indotto.
  • Marche: circa 2.000 addetti diretti con quasi 2.400 nell’indotto. Nel 2022 Ascoli Piceno prima provincia per export, con oltre 9 miliardi, un risultato record.
  • Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano 6.200 addetti diretti e oltre 7.300 nell’indotto.

    Il presidente di Farmindustria Marcello Cattani con il direttore generale Enrica Giorgetti

Risorse umane

Il 90% degli addetti è formato da laureati e diplomati, il 44% da donne (53% nella R&S). E il totale arriva a 150.000 con i fornitori diretti e 300.000 con l’indotto totale. Oltretutto si tratta di un settore in espansione: l’occupazione ha segnato un +9% nel 2017-2022, cn un +16% per i giovani e +13% per le donne.

In questi anni sono cambiati i profili richiesti dalle farmaceutiche. E il settore ha puntato sulla formazione e sui giovani. Da qualche tempo con gli Istituti Tecnologici Superiori è stata avviata una partnership pubblico/privata che in soli 4 anni ha portato alla nascita della prima Academy di settore (ITS Pharma Academy) per formare i super tecnici fondamentali per le imprese (tecnici di laboratorio, operatori di camere sterili, esperti di supply chain ed esperti di qualità). Sono attivi quattro corsi, frequentati da circa 100 studenti che vengono formati per un biennio da oltre 90 manager del settore. E il 19 luglio sarà inaugurato il primo Campus ITS in Italia per venire incontro alla forte esigenza di profili tecnici.

Produzione ed export da record

Nel 2022 l’Italia del farmaco stata è tra i Paesi leader in Ue insieme a Belgio e Germania per valore della produzione. Con una posizione di primato nel conto terzi, Contract Development and Manufacturing Organization, (3,1 miliardi di produzione che rappresentano il 23% del totale europeo) e nelle Pmi (7 miliardi di produzione).

La farmaceutica italiana conta 49 miliardi di produzione totale, di cui 47,6 miliardi di export. Un boom che dipende soprattutto dall’esportazione di farmaci e vaccini contro Covid-19; ma anche 3,3 miliardi di investimenti in produzione (1,4) e R&S (1,9), +22% in 5 anni. Gli investimenti in R&S sono pari al 6,8% del totale di tutta l’economia. Oltre 700 milioni all’anno investiti in studi clinici, permettono ai pazienti di accedere alle terapie innovative, svolti prevalentemente nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Per ogni euro investito dalle imprese, il beneficio per il Ssn è pari a 3 euro (fonte Altems).

Studi clinici, si può fare di più

Stando ai dati Iqvia, il nostro si conferma un Paese importante per gli studi clinici e per il numero dai pazienti arruolati. Pur essendo in linea con Francia e Germania, c’è però margine per migliorare i risultati, come ad esempio fa la Spagna, che ha un maggiore numero di studi (+10%) e di pazienti coinvolti (+35%). Ponderando questo valore in base alla popolazione, si evidenzia un gap verso la Spagna di oltre il 60% nella capacità di arruolamento. Secondo Farmindustriacon nuove regole e procedure più rapide l’Italia potrebbe recuperare una quota significativa assicurando cure ancora migliori e più investimenti.

L’industria farmaceutica è il primo settore per Open Innovation/Network Innovation. Una R&S in partnership aumentata del 95% negli ultimi 10 anni e con soggetti pubblici e privati: start-up, Pmi, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie.

Le specializzazioni

L’Italia ha specializzazioni nei farmaci biotecnologici e di sintesi chimica, nelle terapie avanzate, nelle malattie rare, nei vaccini e nei plasmaderivati. Eccellenze che fanno del settore uno dei gioielli del ‘Made in Italy’. Un settore che, “con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni” potrebbe “centrare obiettivi ambiziosi: contribuire all’incremento del Pil fino all’1%, aumentando l’occupazione di 20.000 addetti diretti e indiretti”, come ha evidenziato il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.