Social network, i gradi di separazione restano 6

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Da Tom Cruise a mio cugino… una missione possibile in appena sei passaggi. Resa celebre dal film degli anni ’90 con Donald Sutherland e Will Smith, la teoria dei 6 gradi di separazione ipotizza che ogni persona possa essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Famosi o meno. Ebbene, secondo una ricerca internazionale, firmata anche da studiosi del Consiglio nazionale delle ricerche, i 6 gradi di separazione valgono anche sui social network. Lo internazionale è pubblicato su ‘Physical Review X’.

La teoria

Era il 1967: Stanley Milgram, docente dell’Università di Harvard, fece arrivare una lettera a uno sconosciuto contadino del Nebraska. La missiva dava inizio a uno dei più celebri esperimenti sociali della storia: verificare in quanti ‘passaggi’ la lettera avrebbe raggiunto il vero destinatario, un agente di cambio di Boston.

I risultati posero le basi per la teoria dei ‘sei gradi di separazione’, secondo la quale in una società composta da milioni di individui, bastano sei ‘strette di mano’ per creare un ponte tra due persone scelte a caso.

Cosa cambia nell’era dei social network

A distanza di più di 50 anni dall’esperimento, lo studio coordinato dall’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Isc) – firmato da ricercatori da Spagna, Israele, Russia, Slovenia e Cile – ha  mostrato che i percorsi che gli utenti dei social network seguono, nel cercare nuove connessioni, ricalcano proprio questo modello. Insomma, i gradi di separazione restano 6.

I social network “sono un alveare dinamico di individui che navigano nella rete alla ricerca di legami strategici. In questo modo mettono in atto un costante gioco costi-benefici, il cui scopo è quello di ottenere le giuste connessioni, che collocano l’individuo in una posizione centrale – spiega Stefano Boccaletti (Cnr-Isc) coordinatore dello studio – Sorprendentemente abbiamo scoperto che questo processo si conclude sempre con percorsi sociali di lunghezza intorno al numero sei, nonostante ogni individuo agisca in modo indipendente e senza alcuna conoscenza sulla rete nel suo insieme”.

Insomma, in barba a dati e algoritmi la rete dei social network poggia sul modello matematico del “piccolo mondo”, secondo il quale due nodi di una rete possono essere collegati da un percorso con un numero limitato di snodi.

La corsa dei virus

Un risultato interessante, anche sul fronte della salute. “La nostra analisi – commenta Boccaletti – ha svelato una caratteristica propria non solo delle reti sociali, ma di molti altri sistemi complessi in cui siamo immersi. L’esperimento di Milgram, per quanto rivoluzionario aveva un valore limitato in quanto influenzato dalle poche lettere che, effettivamente, avevano chiuso la catena”.

Oggi, invece, la dimostrazione dell’efficacia della teoria “viene da studi sistemici applicati su scala globale: dai milioni di utenti di una piattaforma social a quelli di un sistema di posta elettronica, dai network internazionali di collaborazione scientifica a virus e agenti patogeni. La rapida diffusione dell’infezione da Covid, ad esempio, ha rappresentato un’ulteriore prova che, entro sei cicli di infezione, anche un virus può velocemente attraversare il pianeta”, conclude il ricercatore. Magari senza conoscere la teoria, come direbbe mio cugino.

 

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