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Formazione continua più tech e green 

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Occorre puntare sul reskilling dei lavoratori già attivi e sull’orientamento scolastico, che deve essere più in sintonia con la domanda di competenze digitali e green.

Non si smette mai di imparare. A maggior ragione oggi, in un contesto storico e sociale nel quale la formazione richiesta dai settori emergenti, in particolare nel digitale e nel green, deve proseguire per tutta la vita. “Per coinvolgere un numero più elevato di lavoratori occorre rendere più fruibile l’aggiornamento alzando il livello dei corsi online e potenziando le formule blended, che cioè mescolano lezioni in presenza e da remoto”, dice Alessandro Miani, presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e professore di prevenzione ambientale all’Università Statale di Milano. “Si tratta, in particolare, di mettere a disposizione di tutti la formazione continua secondo il modello del life-long learning, che in futuro sarà la base per trovare e conservare un impiego”.

Settant’anni fa in Italia si è attuato il grande piano dell’alfabetizzazione primaria, e “oggi la sfida è quella di portare tutti a un livello di istruzione medio-superiore di tipo professionale o parificata all’università”, osserva Tiziano Treu, giuslavorista, professore emerito alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano, già ministro del Lavoro e fino alla primavera 2023 presidente del Cnel. “Si stima che entro il 2026 fra sostituzioni e nuove assunzioni il Pnrr attiverà in Italia 4,5 milioni di occupati, ma si deve intervenire con urgenza sul reskilling degli adulti e sulla formazione specifica dei giovani, senza dimenticare gli oltre 3 milioni di Neet, le persone che non studiano, né lavorano, né seguono corsi di formazione e che rappresentano un cospicuo capitale umano inutilizzato. Secondo l’OIL, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel nostro Paese siamo sotto di almeno 20 punti percentuali quanto a istruzione tecnica superiore, e le stesse carenze si manifestano anche nell’ambito della sanità, del welfare e nell’industria, in particolare quella dei materiali: tutti settori in cui non si può più prescindere dalle basic digital skills”.

Parecchi lavori di stampo tecnico, ma anche di media specializzazione, dovranno quindi essere ‘rinverditi’: “Nei prossimi 4 anni, rispetto alle professionalità richieste da aziende e pubblica amministrazione, oltre il 60% del fabbisogno riguarderà il possesso di competenze green con importanza almeno ‘intermedia’, per un totale di oltre 2,4 milioni di lavoratori, ed ‘elevata’ per circa il 37%, poco meno di un milione e mezzo di unità”, prosegue Treu. “Molte società di grandi dimensioni si sono già attrezzate con academy interne e accordi con istituti professionali, licei e università per preparare gli studenti sulla scorta delle loro esigenze o aggiornare i dipendenti, mentre le piccole e medie imprese possono solo contare su personale già formato: di qui la necessità di un orientamento scolastico più in sintonia con le aspettative di chi assume. Vale la pena di ricordare che l’art. 47 del Pnrr prevede l’obbligo di assicurare una quota pari ad almeno il 30% delle assunzioni ai giovani e alle donne come requisito per partecipare ai contratti di appalto finanziati dalle risorse del Piano. E visto che ormai siamo usciti dalla logica delle mansioni ‘pesanti’, proprio a queste categorie potrebbero essere affidati incarichi legati alla manutenzione del territorio e alla tutela dell’ambiente”.

Che il life-long learning abbia un ruolo strategico ed etico nella ridefinizione dei profili dei lavoratori di oggi e di domani è ben chiaro anche in seno all’Unione europea, dove il 2023 è stato proclamato Anno europeo delle Competenze: “Il Green Deal europeo, il documento programmatico adottato dalla Commissione von der Leyen l’11 dicembre 2019, ha sottolineato il bisogno di ‘fare leva sull’educazione e la formazione’, evidenziando la necessità di creare un Quadro di Competenze Europeo in materia di transizione verde”, conferma Veronica Manfredi, direttrice del Dipartimento Zero Pollution della Commissione Europea. “Oggi questo Quadro esiste, si chiama GreenComp e permette di misurare dodici competenze attraverso quattro macro aree: incarnare i valori, abbracciare la complessità, creare la visione per il futuro e agire per la sostenibilità. Il GreenComp è a sua volta collegato alla più ampia Agenda Europea per le Skills, pubblicata a luglio 2020 in piena crisi pandemica, e volta a iniettare fiducia a studenti e lavoratori fissando un quadro programmatico che vuole raggiungere, entro il 2025, tangibili incrementi nel numero di persone ri-formate per il lavoro”. Sul fronte degli investimenti per istruzione e aggiornamento in materia di sostenibilità e transizione ecologica “il solo programma Erasmus+, che finanzia centinaia di progetti per migliorare le competenze in ambito green, gode, nel periodo 2021-2027, di un budget di 26,2 mld di euro, quasi il doppio rispetto al periodo 2014-2020, e anche nel pacchetto straordinario Next Generation Eu ben 50 mld di euro sono riservati a istruzione e formazione. È soprattutto in questa decade che possiamo – se vogliamo – imprimere il cambio di passo per costruire un futuro migliore per i nostri figli, nipoti e pronipoti. E diventare, come auspica il vice-presidente della Commissione europea Frans Timmermans, dei ‘buoni antenati’”.

 

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