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Aggressioni, più posti di polizia in ospedali e pronto soccorso

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Sembrano intensificarsi le aggressioni ai medici e agli operatori sanitari negli ospedali italiani. Fra gli ultimi, ricordiamo un episodio in Lombardia e due in Calabria: una all’ospedale di Corigliano Rossano e l’altra all’ospedale di Cosenza. Un’emergenza sicurezza sul lavoro per i sanitari, di fronte alla quale il ministro della Salute e quello dell’Interno sono corsi ai ripari, annunciando l’aumento dei presidi di polizia nei luoghi di cura. Un impegno salutato con soddisfazione dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli.

L’allarme di Schillaci

“Credo serva aumentare i presidi di polizia negli ospedali e nei pronto soccorso: credo sia questo il deterrente migliore”, aveva detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine dell’evento organizzato da Legacoop Alimentare. “Ne parlerò con il ministro dell’Interno Piantedosi oggi stesso”.

La risposta di Piantedosi

Poter contare su maggiori presidi di polizia negli ospedali è un “obiettivo del governo e del ministero dell’Interno”, ha assicurato Piantedosi. “Accolgo questa invocazione del ministro. E’ un obiettivo del governo, del ministero dell’Interno, portare
presidi di polizia in tutti i luoghi dove si trova la maggiore concentrazione di persone, fra queste i pronto soccorso”. Al momento 189 presidi sono stati ripristinati da gennaio.

Medici e infermieri aggrediti, la polizia negli ospedali

“Schillaci credo abbia anticipato questo in relazione ad alcuni episodi successi di recente proprio qui in Lombardia – ha detto Piantedosi – Anche qui abbiamo ripristinato dei presidi. Io stesso sono stato a Lodi, dove inaugurammo la restituzione di un presidio di polizia presso il pronto soccorso di quell’ospedale”.

Medici e operatori aggrediti, perchè dilaga la violenza

I numeri delle aggressioni a medici e infermieri

Una recente indagine dell’Inail indica che le aggressioni e le minacce al personale sanitario sono complessivamente in Italia circa 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne, per una media di poco più di 4 al giorno. Nel triennio 2019-2021 parliamo di un tutale di 4.821 episodi denunciati.

In quasi quattro casi su 10 le vittime sono di 35-49 anni. Il 37% degli episodi è concentrato nel settore assistenza sanitaria, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari, il 33% nei servizi di assistenza sociale residenziale, che comprendono case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza, mentre il restante 30% ricade nel comparto dell’assistenza sociale non residenziale.

Il 71% delle aggressioni ha riguardato le donne, mentre per entrambi i generi si rileva che il 23% dei casi interessa gli operatori sanitari fino a 34 anni, il 39% quelli da 35 a 49 anni, il 37% da 50 a 64 anni e l’1% oltre i 64 anni.

Il plauso dei medici

“Apprezziamo l’impegno del ministro della Salute Orazio Schillaci e il subitaneo intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per implementare i presidi di polizia negli ospedali e nei pronto soccorso – ha commentato Filippo Anelli – Si tratta di un efficace deterrente alle aggressioni contro il personale, che stanno purtroppo diventando sempre più gravi e frequenti”.

“È questo un provvedimento che chiediamo da tempo – ha aggiunto il presidente Fnomceo – e accogliamo dunque con favore la risposta dell’Esecutivo, che ha ancora una volta dimostrato la sua sensibilità alla tematica. Certo, la violenza non si risolve solo con i presidi, ma questi costituiscono un importante tassello per la loro funzione di deterrenza e prevenzione”, ha concluso Anelli. Poter garantire la sicurezza di questi lavoratori è essenziale per assicurare, oltretutto, il godimento del diritto alla salute a tutti gli italiani.

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