Colesterolo, novità in vista sul fronte della terapia

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La guerra contro il colesterolo, inaugurata a fine anni ’80 con l’introduzione in terapia delle statine (che restano ancora i pilastri del trattamento), non conosce battute d’arresto. Nel corso dell’ultimo congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc 2023), una delle principali vetrine mondiali del settore, sono state presentate le performance di muvalaplin, un farmaco orale che inibisce la formazione della lipoproteina(a) – o LP(a) – una proteina deputata al trasporto del colesterolo nel sangue e i cui livelli nel sangue sono associati al rischio di aterosclerosi e ricadute varie (trombosi, malattie delle coronarie, ictus, ecc).

La LP(a) è simile al colesterolo Ldl, ma è molto più ‘appiccicosa’, dunque in grado di aumentare molto il rischio di ostruzioni e trombosi all’interno delle arterie. A differenza di altre forme di colesterolo ‘cattivo’ (Ldl), la sua concentrazione è determinata per il 70-90% su base genetica; in altre parole, se è alta non è certo con la dieta o l’esercizio fisico che si riesce ad abbassarla.

Nonostante sia nota la sua stretta relazione causale con l’aterosclerosi, contro la LP(a), scoperta più di 60 anni fa, finora non esistevano terapie in grado di contrastarla. I classici farmaci anti-colesterolo Ldl non funzionano contro questa lipoproteina.

Così, secondo gli esperti, la LP(a) è una delle principali responsabili del cosiddetto ‘rischio residuo’, cioè della probabilità di incorrere comunque in un evento cardiovascolare, anche quando si siano messe in atto tutte le misure anti-colesterolo al momento disponibili.

Ecco perché questo studio di fase 1, presentato all’ESC di Amsterdam da Stephen Nicholls (direttore del Monash Victorian Heart Institute, Australia) e pubblicato in contemporanea su Jama, ha fatto tanto rumore.

Il muvalaplin si è dimostrato in grado di ridurre fino al 65% i livelli di LP(a), contrastandone direttamente la formazione; ottimo il profilo di safety. I risultati sono dunque molto positivi e questo significa che il nuovo farmaco contro questa forma di colesterolo ‘cattivo’, finora orfana di trattamento, è pronto per affrontare la scalata degli studi di fase 2 e 3.

Sono almeno dieci anni che la ricerca farmacologica sta cercando di mettere a punto un farmaco specifico anti LP(a), ma finora, i tentativi fatti da varie aziende (come Amgen, Novartis, Akcea Therapeutics) con una serie di sofisticate terapie iniettive (basate oligonucleotidi antisenso e su interferenza dell’RNA, siRNA) sono ancora in fase sperimentale.

Medici e cardiologi sono insomma ancora a mani nude contro questo killer silenzioso delle arterie. Ma Nicholls si sporge deciso nel futuro, affermando che il muvalaplin (che dovrà naturalmente passare il vaglio di ulteriori studi clinici) “rappresenta un vero game-changer, sia per la sua efficacia contro questa elusiva forma di colesterolo ‘cattivo’, che per la formulazione che ne consente la somministrazione orale”.

Lo studio appena pubblicato è stato condotto in collaborazione con la Cleveland Clinic; secondo nome del lavoro pubblicato su Jama è Steve Nissen, guru della cardiologia mondiale, che nel corso degli anni ha tenuto a battesimo i principali trial sui farmaci anti-colesterolo, dalla rosuvastatina, all’acido bempedoico. Il muvalaplin è una molecola della scuderia Eli Lilly.

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