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Il corpo delle donne, cosa è cambiato in mezzo secolo in Italia

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Le drammatiche vicende di cronaca di questa estate – con le violenze nei confronti di giovanissime, le immagini condivise sui social, le reazioni delle famiglie degli aggressori – non possono non farci interrogare sull’immaginario degli italiani e il corpo delle donne. Dal punto di vista degli adulti, ma anche dei più giovani.

Sono passati i decenni, da maggiorate e pin up siamo arrivati al trionfo delle influencer, c’è stato il #MeToo, ma su questo fronte in oltre mezzo secolo poco è cambiato nel nostro Paese. A dircelo è un nuovo sondaggio, statisticamente rappresentativo della popolazione adulta del Belpaese condotto da Yoodata/POLYTECH Italia. Che mette in luce fragilità e incoerenze delle diverse generazioni. Ma anche l’effetto dei social network sulla percezione della bellezza e sulla sicurezza di sé. E sul ricorso ai ‘ritocchi’.

L’impatto dei social

Il quadro che emerge dall’indagine, condotta attraverso 1.009 interviste a persone tra 15 e 70 anni, è interessante e tale da alimentare gli interrogativi. Secondo l’86% degli italiani (per l’87% delle donne e per l’84% degli uomini) il corpo femminile è sempre più presente sui media come tv, carta stampata e internet. Il 79% degli intervistati ritiene che le donne siano più consapevoli del proprio corpo, usato sempre di più come fonte di guadagno in internet/sui social (per l’80% degli uomini e il 77% donne).

E l‘avvento della Rete non è stato indifferente: il 78% della popolazione pensa che, con Internet e dei social media, sia cresciuta la rappresentazione del corpo femminile come oggetto sessuale (lo pensa il 79% delle donne e il 76% degli uomini) e per il 76% come arma di seduzione (per il 78% degli uomini e il 75% delle donne).

Risultato? Per il 73% degli italiani ‘le donne sono sempre più vittime dell’esposizione del corpo sia online e sui social che sui media tradizionali’ (lo pensa il 75% delle donne e il 70% degli uomini, con un picco di conferme da parte della Gen Z: lo pensa l’80% dei ragazzi/e dai 15 ai 26 anni).

E quello della famiglia

“La situazione relativa alla rappresentazione del corpo femminile in Italia non cambia, ci dice questo studio. Anzi sta peggiorando ed è sempre più confusa – commenta Maura Gancitano, filosofa e saggista – Se da una parte abbiamo più strumenti per capire quanto siano pericolosi i giudizi sul corpo femminile, anche grazie ai social, dall’altra continuiamo a ricevere messaggi che ci dicono che dobbiamo fare di tutto per avere un corpo perfetto. Questo ha un effetto negativo soprattutto sulle generazioni più giovani, che sono sottoposte a una enorme quantità di stimoli e modelli”.

Ma c’è di più. L’aspetto femminile continua ad essere il centro dell’attenzione, con critiche o apprezzamenti, anche ‘fuori dai social’: commenti inappropriati sono subiti prima di tutto in famiglia (per il 43% delle italiane che hanno subito giudizi sul loro aspetto), per strada (35%), sul lavoro e a scuola/università (16%), tra amici (16%) e sui social (12%).

Ogni parte del corpo femminile è oggetto di scrutinio: il 39% ha sofferto per critiche sul peso, il 13% per apprezzamenti, il 12% per la magrezza, il 10% per body shaming, il 5% sull’età, il 4% per commenti sessisti/discriminatori basati sull’aspetto, oltre a critiche su ‘bruttezza’, statura, capelli, naso, viso ,occhi, difetti fisici, denti, seno e altro .”Lo studio svela che la fonte principale delle critiche sul corpo delle ragazze, centimetro per centimetro, è la famiglia e di questo purtroppo si ne parla pochissimo. È dalla famiglia – dice Gancitano – che il nostro corpo inizia a essere guardato e giudicato, a volte anche per istinto di protezione dalle critiche esterne, ma in ogni caso con un effetto negativo sulla salute mentale”.

Una Gen Z fragile

Le ragazze della Gen Z si rivelano le più fragili, tanto che circa la metà dichiara che ‘alle volte sono così insicura del mio aspetto che non vorrei uscire di casa’. Mentre infatti le italiane in età più matura si dicono più serene e libere dai rigidi canoni estetici (lo dice il 70% delle 59-70enni, a fronte di un 58% delle 43-58enni, un 51% delle 27-42enni e un 49% delle 15-26 enni), ma anche libere di decidere se mostrare o cambiare oppure no qualcosa del proprio corpo (lo pensa il 79% delle donne, per le over 59 anni la percentuale sale all’83%), il 54% delle 27-42enni della Gen Y (dai 27 ai 42 anni di età) non si piace e cambierebbe qualcosa del proprio aspetto ricorrendo al bisturi estetico.

La percezione della chirurgia estetica

La Gen Z, inoltre, sdogana la chirurgia estetica alla pari di un tatuaggio (per il 50% di 15-26enni la chirurgia estetica ispira approvazione/serenità, a fronte del 37% dei Millennial, del 27% della Gen X e del 20% dei boomer).

“Faccio questo mestiere da 42 anni e devo constatare che quasi nulla è cambiato nella percezione generale della chirurgia plastica, sia da parte degli uomini che delle donne – sottolinea Roy de Vita, primario U.O.C chirurgia plastica Istituto Tumori di Roma Regina Elena – Ne devo concludere che la superficialità del mondo che ci circonda è sempre straordinariamente sottostimata, sia da parte di chi usufruisce della chirurgia estetica in modo troppo leggero, che negli occhi di chi giudica le donne”.

I ritocchi più celebri

Tra tutti gli interventi chirurgici, il 59% degli italiani conosce quello di ‘rifacimento del seno’ , così come hanno dichiarato tutte le generazioni (oltre il 90%, sia gli uomini che le donne). Seguono la rinoplastica (24%), i ritocchi alle labbra (17%), al viso (17%), la liposuzione (9%), gli ‘iniettabili’ contro le rughe (7%), per i glutei (7%) e blefaroplastica (2%).  

La doppia morale dei Boomer

I boomer, dai 59 ai 70 anni, rivelano una ‘doppia morale’: sono i meno favorevoli alla chirurgia estetica (il 75% non è favorevole, contro il 60% dei 43-58enni e il 53% dei 27-42enni) e anche i più critici nel giudicare una donna che, ad esempio, si rifà il seno appellandola come ‘superficiale’ (secondo il 57% dei 59-70enni, il 51% dei 43-58enni, il 50% dei 27-42enni e il 34% dei ragazzi dai 15 ai 26 anni) e ‘che vuole mettersi in mostra’ (per il 44% dei boomer, contro il 37% dei 43-58enni, il 23 % dei 27-42enni e il 17% dei 15-26enni), salvo poi dichiarare di poter decidere in piena libertà se modificare il proprio corpo (così la pensa l’83% delle boomer stesse).

“La sensibilità alle critiche e ai giudizi altrui da parte delle donne cala con l’invecchiamento – sottolinea Alessandro Amadori, partner e direttore scientifico Yoodata che ha curato la ricerca – Sono soprattutto i ragazzi e le ragazze della Gen Z a ritenere che le donne che espongono il proprio corpo sui media tradizionali e sui social corrano oggi un rischio elevato di essere vittime e oggetto sessuale; e sono anche la generazione che mostra una maggiore accettazione e confidenza col bisturi estetico che ritengono un modo come un altro per modificare il proprio aspetto, alla pari dei tatuaggi”.

Il fallimento del #MeToo

Infine, nonostante il clamore mediatico la maggioranza degli intervistati (il 60%) pensa che ‘le vicende del #MeToo non abbiano migliorato il modo in cui viene presentata una donna’ (lo pensa il 63% delle donne e il 57% degli uomini).

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