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Covid in Italia: casi ancora in salita. Cosa fare in caso di contagio

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Febbre, spossatezza, mal di gola: complici i movimenti per le ferie e la nuova variante, salgono ancora nell’ultima settimana di agosto i nuovi casi di Covid-19 in Italia. Stando al report diffuso dal ministero della Salute, nella settimana 24-30 agosto sono stati 14.866 i nuovi casi positivi, +28,1% rispetto alla settimana precedente, quando erano 11.606. L’aumento è più contenuto rispetto al raddoppio dei 7 giorni precedenti, ma tanti connazionali sono tornati fare i conti il virus, che ormai viene gestito come un’influenza.

Tutto è cambiato: in assenza di obbligo di tampone e isolamento, come regolarsi in caso di infezione? Lo abbiamo chiesto Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma. Ma vediamo prima i numeri.

Gli ultimi dati Covid in Italia

Se i contagi sono in lieve aumento, i morti positivi a Covid sono 65, +47,7% rispetto alla settimana precedente (quando erano 44). Crescono anche i tamponi: sono 142.118, +12,6% rispetto alla settimana precedente.

Come sottolinea il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, “si osserva un lieve aumento del numero di nuovi casi, incremento atteso sulla base degli andamenti previsti di fine estate e della diffusione di una nuova variante che, come per le varianti precedenti, si associa a una maggiore circolazione virale”. 

Intanto negli ospedali la situazione appare sotto controllo: il tasso di occupazione in area medica è pari al 2,7% con una variazione di +0,7% rispetto alla settimana precedente (2,0%), mentre nelle terapie intensive siamo allo 0,4%, -0,1% rispetto alla settimana precedente (0,5%). “In questa fase, nella quale è particolarmente importante osservare l’impatto della malattia sugli ospedali e la gravità clinica, si evidenzia che i tassi di occupazione ospedaliera rimangono sostanzialmente stabili, e, anzi, si registra una lieve diminuzione nelle terapie intensive”, commenta Vaia.

Pirola Oltralpe

Nel frattempo la nuova variante Pirola BA.2.86, già segnalata in Danimarca, Stati Uniti, Sudafrica, Israele e Uk, è stata rilevata per la prima volta in Francia. “A destare preoccupazione è il fatto che BA.2.86 ha una quarantina di mutazioni. Ma la maggior parte è ininfluente. Due però sono davvero peculiari: una è riconducibile al ceppo Covid-19 di Wuhan e un’altra la variante Delta, che non esistono più da tempo. Ecco perché dico che Pirola va monitorata”, ci ha spiegato Ciccozzi, che ha firmato uno studio su questa new entry.

Istruzioni per l’uso

Ma cosa fare se incappiamo nel virus? “Consideriamo Covid-19 a livello di una influenza: dunque – sottolinea l’epidemiologo – è giusto abolire la quarantena, ma lo è anche avere buonsenso. Questo vuol dire mettere la mascherina se andiamo a trovare persone anziane o fragili e sappiamo di aver avuto Covid-19 perché abbiamo fatto il tampone. Non abbiamo l’obbligo di fare il test per poter uscire dopo la fine dei sintomi, ma il buonsenso ci dice di indossare la mascherina in questi casi”.

Quanto alla terapia, tra antipiretici e antinfiammatori il medico di famiglia darà le indicazioni per la gestione dei sintomi, che in genere si risolvono nell’arco di pochi giorni. “Particolare attenzione nel caso di anziani e fragili, che ancora possono incappare in conseguenze pesanti del virus”. E per i quali è indicato il richiamo vaccinale in autunno.

Mascherina? Ecco dove

Per Ciccozzi “la mascherina andrebbe usata anche in ospedale, perché questo luogo è un amplificatore di contagi e ospita persone che possono essere particolarmente vulnerabili. Questo vale per Covid, ma anche per l’influenza, solo che quest’ultima è una malattia stagionale, a differenza di Sars-Cov-2. In quest’ultimo caso ci si può contagiare in ogni momento dell’anno, ecco perchè io consiglierei comunque l’uso di questo dispositivo di protezione all’interno dei luoghi di cura“.

La mascherina “può essere utile anche sui mezzi pubblici e negli uffici, perchè chi è stato male non ha più l’obbligo di un tampone per vedere se è negativo e in questo modo mostra rispetto per gli altri. Insomma, la situazione è cambiata: siamo più tranquilli, consideriamo Covid-19 come un’influenza, ma proprio per questo non dimentichiamo di proteggere i più fragili. Dopo 7-10 giorni, infine, si può presumere di essere diventati negativi anche senza aver fatto il tampone”, conclude Ciccozzi.

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