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Meningite: cos’è, quanto è diffusa Italia e come riconoscerla

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Il caso di Valeria Fioravanti, morta a Roma a 27 anni per una meningite scambiata per mal di testa e mal di schiena, ha riacceso l’attenzione su questo tema. Ma quanti sono i casi in Italia, come si manifesta e soprattutto come si cura oggi la meningite? Fortune Italia lo ha chiesto al virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi.

“La meningite è una sindrome: vuol dire infiammazione acuta delle meningi, che può essere dovuta all’infezione di virus, batteri o funghi, ma anche a tumori che in qualche modo aggrediscono le meningi”, precisa Pregliasco.

Come riconoscere una meningite

Un segno tipico è “l’irrigidimento del collo: la persona presenta una iper-estensione della testa, accompagnata da febbre alta, mal di testa, nausea, vomito, convulsioni e sonnolenza. Nei bambini c’è anche un’alterazione della fontanella”, segnala il virologo. La mortalità nel caso di meningite “è importante, intorno al 10% (siamo al 23% per il meningococco C). Ma bisogna anche dire che forme più insidiose sono quelle batteriche”.

Per confermare la diagnosi si procede a una serie di analisi, in particolare “la  puntura lombare (rachicentesi): il liquor raccolto viene esaminato e inviato al laboratorio per individuare la causa della meningite”. Le forme di origine virale “in genere sono meno gravi, ma è più difficile individuare la causa”, ovvero il patogeno ‘colpevole’. “Il punto è che non tutti i casi sono così chiari o presentano una sintomatologia completa: abbiamo forme fulminanti accanto ad altre inzialmente più sfumate”, avverte Pregliasco.

Le meningiti batteriche

In questo caso parliamo di tre possibili cause: Neisseria meningitidis (meningococco), Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae b. “Negli anni scorsi in Italia si registrava un migliaio di casi di meningite l’anno, ma con la pandemia le malattie invasive di questo tipo si sono ridotte. Nel 2021 abbiamo avuto 26 casi invasivi di meningite da menigococco, contro i 74 del 2020 e i 190 del 2019″, dice Pregliasco. “Quanto ai casi invasivi da pneumocco siamo a 480 nel 2021, 501 nel 2020 e 1.680 nel 2019. Per l’H. influenzae abbiamo avuto 57 casi nel 2021, 76 nel 2020 e 187 nel 2019”.

I vaccini

La buona notizia, lo ricordiamo, è che “sono disponibili vaccini per la prevenzione delle infezioni da Haemophilus influenzae di sierotipo b, da Neisseria meningitidis (meningococco) di sierogruppo A, B, C, W, Y e da alcuni sierotipi di Streptococcus pneumoniae (pneumococco). Il vaccino contro il meningococco B si fa nei piccolini perchè è la forma che colpisce di più questa fascia”. Pregliasco ricorda anche che la malattia invasiva batterica è più frequente tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, anche se casi sporadici si verificano durante tutto l’anno.

La terapia

“Consiste nel sostegno all’organismo del paziente, che viene trattato in terapia intensiva per ridurre la contrazione muscolare. Il trattamento della meningite batterica – conclude Pregliasco – si basa soprattutto sulla terapia antibiotica, sulla base dei risultati del prelievo del liquor”.

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