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Il drone italiano che da 6 mesi lavora in fondo al mare norvegese

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C’è un drone subacqueo italiano che pattuglia il fondo del mare al largo della Norvegia da 167 giorni. Da quasi sei mesi l’Hydrone-R, firmato Saipem, effettua ispezioni e interventi sui sistemi sottomarini delle piattaforme di Equinor.

Cosa fa e come funziona il drone di Saipem

Quello di Saipem è un drone d’intervento subacqueo: oggi è operativo nel progetto di sviluppo Njord Field di Equinor al largo della Norvegia. Il drone controlla le infrastrutture sottomarine, raccoglie informazioni sui potenziali pericoli ed effettua interventi sulle risorse sottomarine.

Il drone di Saipem – equipaggiato di bracci robotici e utensili multiuso – si può immergere fino a 3.000 metri di profondità, può percorrere fino a 100 km tra una ricarica di batterie e quella successiva, e può essere utilizzato “in fondo al mare in maniera stanziale, continuativamente fino a dodici mesi”, si legge sul sito di Saipem.

Come funziona

In sei mesi l’Hydrone-R ha operato ininterrottamente eseguendo sia lavori a distanza che missioni autonome. A controllare il suo lavoro è la stessa Saipem, con un centro di controllo sulla terraferma a Stavanger, in Norvegia. Sono quindi i piloti dell’azienda italiana a guidarlo a distanza quando necessario, o a caricare missioni progettate per compiti autonomi.

Cosa sono i droni marini

I droni marini non vengono applicati solo sui fondali. Ci sono anche quelli usati sulla superficie e quelli ibridi, che possono sia immergersi che operare sul pelo dell’acqua. Nella categoria rientrano anche droni aerei resistenti all’acqua o addirittura in grado di immergersi. Tutti possono funzionare grazie al controllo remoto, essere completamente autonomi o entrambe le cose. Oltre a scopi ingegneristici, i droni vengono usati per scopi di Difesa e militari, scopi scientifici (come l’oceanografia), il soccorso di persone ma anche fini commerciali e di intrattenimento, come la pesca e le riprese subacquee.

Il primo drone di una lunga serie

Di macchine simili a Hydrone-R – protagonista di un contratto decennale firmato nel 2019 tra Saipem e Equinor – ne vedremo diverse, sia guardando i progetti di Saipem che analizzando i dati del mercato.

Il drone italiano è un pioniere – l’accordo tra la società controllata da Eni e Cdp e il colosso norvegese del petrolio è stato il primo nel settore dell’offshore – di un mercato che sta crescendo molto, soprattutto in Italia.

Il giro d’affari di droni marini e subacquei raggiungerà i 189,1 mln di euro nel 2030, dai 63,4 del 2022. Nel mondo, si passerà da 6 a 19 mld di euro, secondo un report di Pwc sul mercato dei droni sottomarini. Un giro d’affari, quello italiano, oggi dovuto per i due terzi ad applicazioni civili, e il resto ad applicazioni militari (mentre nel mondo gli scopi commerciali arrivano all’82%).

Secondo il report “l’Italia sta cavalcando la rivoluzione dei droni marini. Gli enti pubblici e industriali, consapevoli delle molteplici opportunità offerte da queste applicazioni, stanno subendo una notevole trasformazione nel panorama marittimo italiano”. In Europa, inseguiamo comunque Paesi dove il mercato è più sviluppato: Francia, Germania, Gran Bretagna.

Sia nel mondo che in Italia la maggior parte  del mercato è rappresentata dai veicoli subacquei come quelli di Saipem. In Italia si contano circa 40 iniziative.

All’interno del mercato italiano oltre a Saipem si muovono Leonardo e Fincantieri. Per Pwc però “ciò che realmente distingue il mercato italiano è il costante afflusso di start-up e spin-off universitari. Questo afflusso è emblematico della natura dinamica e innovativa del mercato, con un flusso continuo di nuove tecnologie che guidano la sua evoluzione”.

Il programma dei droni di Saipem

L’Hydrone-R fa parte del Programma Hydrone: una flotta di droni di nuova generazione e attrezzature ausiliarie avanzate. Presto a fare compagnia alla versione ‘R’ ci sarà, sempre a Njord, il nuovo Hydrone-W, più potente, adatto per carichi pesanti e completamente elettrico. “L’Hydrone-W integrerà l’Hydrone-R per le operazioni in tandem e i lavori subacquei simultanei necessari per servire l’intero giacimento di Njord. Ciò rende il programma Hydrone un vero e proprio punto di svolta per il settore dell’energia offshore, con conseguente riduzione dei costi e della carbon footprint, migliorando al contempo la sicurezza e l’efficienza operativa”, dicono da Saipem.

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