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CO2, ecco quanto impatta un posto letto in ospedale

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Lasciamo il segno sull’ambiente in molti modi, ma per ragionare davvero in un’ottica One Health è importante partire dai dati. Per quanto riguarda la sanità, informazioni preziose arrivano dai ricercatori dell’Università di Waterloo, che hanno completato la prima valutazione in assoluto per rivelare l’impronta ambientale totale di un ospedale canadese e gli specifici ‘punti caldi’ delle emissioni di carbonio.

Ebbene, dal loro lavoro scopriamo che il ‘peso’ di un posto letto, in termini di CO2, equivale a quello di 5 famiglie.

Acqua, energia e materiali

Analizzando un ospedale della Columbia Britannica nel 2019, i ricercatori hanno visto che l’uso di energia e acqua e l’acquisto di prodotti medici sono i principali punti d’impatto dell’ospedale – rappresentano oltre la metà dell’impronta annua – equivalenti a un totale di 3.500-5.000 tonnellate di CO2.

Il nuovo metodo offre risultati dettagliati sulle sulle emissioni ospedaliere e, spiegano i ricercatori sul ‘ Journal of Industrial Ecology’, può consentire ai responsabili amministrativi di valutare su quali aspetti concentrarsi per rispettare i propri impegni ambientali.

Effetto sorpresa

Tanto per avere un’idea, Ispra stima la carbon footprint italiana a 6,1 tonnellate di CO2 pro capite, sempre nel 2019.

“Nel nostro lavoro, spesso scopriamo che l’impronta ambientale più grande si trova dove meno te lo aspetti. Come dice il proverbio: lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, scherza Alex Cimprich, ricercatore post-dottorato presso la School of Environment, Enterprise and Development dell’ateneo. “L’obiettivo è rendere più visibili le impronte ambientali nascoste, in modo da poter iniziare a gestirle”.

Il metodo

I ricercatori hanno calcolato l’impronta di carbonio valutando migliaia di prodotti singoli acquistati dagli ospedali e utilizzando una combinazione di campionamento statistico e calcoli dell’intensità di carbonio – equivalente di CO2 per dollaro speso – per i prodotti campionati. L’approccio è diverso dalle valutazioni ambientali comunemente utilizzate, che forniscono una stima complessiva approssimativa.

“I risultati – aggiunge Cimprich – suggeriscono che le iniziative di sostenibilità ospedaliera devono guardare oltre per ottenere riduzioni più profonde delle emissioni. Se il trasporto dei pazienti e dei prodotti forniti agli ospedali o i rifiuti ospedalieri sono aree visibili di interesse ambientale, altri aspetti più nascosti, come le catene di approvvigionamento dei farmaci e dei dispositivi, potrebbero avere un’impronta ambientale molto più grande”.

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