Linfoma, il protocollo innovativo a Napoli

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E’ iniziato a Napoli l’arruolamento dei pazienti per un protocollo innovativo sul linfoma diffuso a grandi cellule, attivo finora soltanto in Australia e in Spagna. Al centro della sperimentazione – unica per il momento in Italia – una terapia ‘a due braccia’ che, sottolineano gli specialisti, promette di aumentare la guarigione sin dopo il primo trattamento.

Il protocollo

Il Pascale diventa così pioniere nella sperimentazione del protocollo Skyglo. L’arruolamento dei pazienti è iniziato presso il reparto di Ematologia Oncologica, diretto da Antonello Pinto. Una possibilità accessibile, precisano i sanitari, ai pazienti di recente diagnosi e non ancora sottoposti a trattamenti.

“Le frontiere dell’innovazione – ha sottolineato il direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi – hanno confini che si spostano sempre più avanti. Il Pascale è pronto a raccogliere le sfide, anche le più audaci, e sempre più si qualifica come polo di riferimento mondiale. Complimenti ad Antonello Pinto e alla sua fantastica squadra”.

Il linfoma non-Hodgkin

Quello diffuso a grandi cellule è il tipo più frequente di linfoma non-Hodgkin. Ogni anno si registrano tra i 16 e 25 nuovi casi ogni 100.000 persone. Rappresenta, ricordano dal Pascale, il 4-5% di tutti i tumori di nuova diagnosi. Questo tumore origina dalle cellule del nostro sistema immunitario: i linfociti di tipo B, che normalmente ci difendono dalle infezioni microbiche attraverso la produzione di anticorpi.

Oggi la speranza è rappresentata proprio da questo protocollo, che racchiude due nuove strategie che promettono di aumentare significativamente la possibilità di guarigione dei pazienti fin dalla prima linea di terapia: gli immunoconiugati e gli anticorpi bispecifici.

La terapia sperimentale

Parliamo di una terapia non ancora rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, che però secondo i ricercatori potrà incrementare in modo significativo le possibilità di guarigione.

Ma come funziona? Gli immunoconiugati sono anticorpi terapeutici che si legano in maniera specifica alle cellule di linfoma introducendo al loro interno una potente tossina di derivazione marina (auristatina E). Uno studio clinico internazionale ha dimostrato che una nuova terapia, basata proprio sull’uso di un anticorpo immunoconiugato, è molto ben tollerata e significativamente più efficace dell’attuale chemio.

Ciò ha condotto all’approvazione a livello mondiale (Fda) ed europeo (Ema) della combinazione di Adc e chemioterapia come nuovo standard riconosciuto per la terapia del linfoma diffuso a grandi cellule. In Italia questo trattamento non è ancora rimborsabile dal sistema sanitario nazionale, ma dovrebbe essere disponibile tra pochi mesi.

Gli anticorpi bispecifici invece, legano le cellule di linfoma ai linfociti killer del paziente, mettendoli fisicamente in contatto. Le cellule di linfoma mettono in atto una serie di meccanismi per evitare questo abbraccio ‘mortale’ con le cellule killer del sistema immunitario del paziente. Ma gli anticorpi bispecifici superano questi meccanismi di difesa del tumore veicolando e legando ‘fisicamente’ le cellule killer del paziente a quelle del linfoma, che vengono così uccise.

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