Sciopero di medici e veterinari, cambiare la Manovra per salvare Ssn

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È un dicembre decisamente caldo per la sanità: oggi hanno incrociato le braccia medici, veterinari, farmacisti, psicologi, biologi e dirigenti sanitari di Aaroi Emac, Fassid, Fvm e Cisl Medici bloccando così, oltre ai servizi ospedalieri e territoriali, anche la filiera agro-zootecnica-alimentare. Nel secondo sciopero dei ‘camici bianchi’ di dicembre sono a rischio 25mila interventi chirurgici.

Al centro della protesta, che vede in prima linea gli anestesisti rianimatori, c’è ancora la Manovra. Un provvedimento definito “contromano” dai circa 200 ‘camici bianchi’ (dovevano essere la metà) che manifestano oggi davanti al ministero della Salute. La punta dell’iceberg della protesta, animata da sit-in e manifestazioni lungo tutta la penisola.

Le ragioni dello sciopero

“Il lavoro delle nostre colleghe e dei nostri colleghi – hanno puntualizzato Alessandro Vergallo per l’Aaroi-Emac, Roberta Di Turi per la Fassid, Aldo Grasselli per la Fvm e Benedetto Magliozzi per la Cisl Medici – non è più una missione, è diventato un calvario. Il nostro non è uno sciopero temerario, ma una legittima e doverosa protesta, che segue le altre avvenute sin da metà novembre, nell’ambito di una mobilitazione ancor più vasta, per la difesa e il rilancio del nostro Servizio sanitario nazionale”.

Un cartello dei sindacati in protesta davanti al ministero della Salute

I sindacati di medici e veterinari contestano alla Legge di Bilancio 2024 il mantenimento del tetto alle assunzioni di nuovo personale, l’assenza di misure per stabilizzare i precari, il sottofinanziamento del Fondo Sanitario Nazionale e del prossimo contratto nazionale e il mancato riconoscimento della specificità del lavoro dei professionisti.

Tutto questo, sottolineano, testimonia la mancanza di volontà di ridurre la fuga dal pubblico impiego nel Ssn, ancora una volta spogliato del suo patrimonio economico e professionale mentre viene favorito il lucro dei grandi gruppi privati e l’ingrasso delle cooperative attraverso il caporalato dei gettonisti. “Nulla si è fatto, infine, per rimuovere l’iniquo differimento della restituzione del Tfs/Tfr ai pubblici dipendenti che vanno in quiescenza, mentre i tentativi di emendare gli espropri alle loro pensioni “di vecchiaia” penalizzano ulteriormente sia chi ha già pagato i riscatti di laurea e specializzazione, sia coloro i quali avrebbero avuto intenzione di pagarli per poter anticipare la propria quiescenza per “anzianità”, andando a colpirli tanto più duramente quanto più sono oggi in giovane età”, sottolineano le sigle sindacali.

La delusione per la legge di Bilancio che tradisce le aspettative sull’azione di Governo è “molto profonda”, ma i sindacati ammettono anche che “scioperare per chi lavora in sanità è ovviamente un gesto estremo”. In queste settimane però, spiegano i sindacati, la delusione e l’amarezza si sono sommate alla stanchezza del superlavoro cui la categoria è costretta, specie in questa fase dell’anno.

Qualche numero

Quanto all’impatto della protesta, “nessun medico di turno in pronto soccorso o nel 118, in quanto operante in Servizi al 100% essenziali, potrà far sciopero, e parliamo di almeno 12.000 contingentati, quindi poco meno del 10% del totale dei dirigenti. Mentre gli anestesisti rianimatori sono circa 14.000, quindi poco più del 10%, ma almeno il 40% di costoro sarà contingentato – spiega Alessandro Vergallo – almeno il 25% sarà fuori servizio per ferie etc., mentre il 5% circa non sciopererà per la tutela dei pazienti fragili, e quindi meno di 4.200 anestesisti  saranno da noi chiamati a scioperare. Se tutti questi scioperassero, sarebbero “solo” il 3% del totale dei dirigenti medici e sanitari la cui adesione allo sciopero sarà conteggiata ai fini statistici dalla Funzione Pubblica. Ma la statistica non inganni: a quest’adesione apparentemente minima corrisponderebbe il 100% delle adesioni possibili per la specialità, che basterebbe di per sé a far saltare tutti gli interventi chirurgici ordinari, almeno 25.000 su scala nazionale”.

“Le nostre ricognizioni sullo sciopero attestano che siamo in grado di bloccare i servizi necessari a tutte le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale – affermano Vergallo, Di Turi, Grasselli e Magliozzi – Stimiamo che oggi siano saltati, esclusi quelli eseguiti dai gettonisti, 9 interventi chirurgici non urgenti su 10 e che ci sia stato un massiccio blocco delle macellazioni, con una percentuale di adesione del 90% del personale dipendente non contingentato. La responsabilità di questi forti disagi per la popolazione ricade unicamente sui decisori politici che ci hanno costretto al blocco degli ospedali e della filiera agroalimentare”.

“Qualora la Legge di Bilancio non sia emendata come chiediamo – ha detto Vergallo – noi siamo già pronti per replicare” lo sciopero “a gennaio, raddoppiandone la durata e i disagi”. Insomma, se l’Epifania tutte le feste porta via, la mobilitazione dei ‘camici bianchi’ rischia invece di continuare.

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