Tumore del polmone, in Italia nuova terapia mirata

tumore del polmone
Aboca banner articolo

Tanti target. E tanti obiettivi. Da raggiungere con farmaci specifici. Parlare di tumore del polmone non a piccole cellule, la forma più diffusa della patologia, significa oggi addentrarsi in un mondo che viene caratterizzato dall’invisibile. Ma è un invisibile che va svelato, per poter offrire ad ogni paziente una terapia su misura.

Il tumore del polmone è forse l’esempio più classico di questa necessità. Perché grazie alla medicina di precisione, che va dal biomarcatore fino alle terapie mirate in base a questa caratteristica, si spera di incidere sempre più sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita. Ovviamente, con un basilare occhio all’appropriatezza, assicurata proprio dai test, che fanno in modo che proprio in base al biomarcatore si possano attribuire trattamenti medici basati su farmaci mirati, che si aggiungono alle altre strategie di cura. Con l’obiettivo di prolungare di più l’efficacia e il controllo della malattia rispetto a quanto si sta facendo con medicinali mirati. Perché per i pazienti la fase di “ripresa” e di progressione della patologia diventa pesantissima da superare.

In questo senso, nell’ambito di un mondo che aggiunge sempre nuove conoscenze al percorso della scienza e della cura, c’è una novità che si aggiunge ai passi avanti precedenti per questa specifica patologia tumorale. L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato la rimborsabilità in prima linea di un inibitore della tirosin-chinasi (TKI) di terza generazione, in pazienti adulti affetti da questa patologia in stadio avanzato positiva per la chinasi del linfoma anaplastico (ALK), non trattati in precedenza con un inibitore di ALK.

Sia chiaro. Stiamo parlando di una alterazione presente nel 5-7% dei casi di tumore del polmone non a piccole cellule. Il quadro si presenta con una maggiore incidenza in pazienti più giovani (sotto i 50 anni) preferenzialmente – ma non esclusivamente – non fumatori, la cui malattia risponde molto meno ai regimi chemioterapici standard.

Questa forma, va ricordato, può presentare un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40%) e un alto rischio di sviluppo di metastasi lungo tutto il percorso terapeutico, con conseguente impatto sulla qualità di vita.

“Il tumore del polmone rappresenta una patologia frequente e molto complessa – spiega Silvia Novello, ordinario di Oncologia Medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e presidente di Walce Onlus – Grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del Dna, sono ormai note molte alterazioni molecolari del tumore non a piccole cellule che condizionano la biologia di questo tumore, alcune delle quali si realizzano nelle prime fasi di sviluppo e sono essenziali per la sua crescita e, quindi, possono rappresentare dei target terapeutici. L’identificazione di questi target è fondamentale per poter identificare il bersaglio di farmaci che garantiscono ai pazienti un’aspettativa di vita sorprendentemente superiore e questo è possibile solo con una corretta e tempestiva profilazione molecolare. In questo contesto effettuare il testing molecolare completo al basale per identificare la proteina ALK è indispensabile per orientare correttamente già la prima decisione terapeutica”.

“I pazienti con tumore ALK+ sono più giovani della media, uomini e donne in prevalenza non fumatori e in buone condizioni generali, ma con un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40%). Il sistema nervoso centrale è inoltre per questi pazienti un sito frequente di progressione della malattia; pertanto la prevenzione delle metastasi cerebrali durante la prima linea di trattamento assume un ruolo fondamentale nella gestione della malattia. Le terapie ‘targeted’ agiscono in modo mirato su specifici bersagli molecolari, migliorando l’aspettativa di vita dei pazienti e la qualità della stessa rispetto alla chemio-terapia tradizionale”.

Lorlatinib, in questo senso, presenta caratteristiche specifiche molto interessanti, soprattutto in chiave di superamento della barriera emato-encefalica. Tradotto: può agire anche a livello cerebrale. E può essere attivo anche in pazienti precedentemente trattati in cui si siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza.

In questo senso, sulla base dei dati derivanti dallo studio clinico CROWN, il farmaco si propone come una sorta di “standard di cura”. Oltre che sulla sopravvivenza libera da progressione, lorlatinib ha determinato miglioramenti statisticamente significativi anche del tempo alla progressione di malattia a livello intracranico e del tasso di risposta obiettiva sia sistemica che intracranica, che si sono mostrate consistenti anche in termini di durata della risposta stessa rispetto a pazienti affetti da tumore non a piccole cellule avanzato ALK positivo non precedentemente trattato.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.