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Nuovo appello di Mario Balzanelli: “Perchè riformare il 118”

Mario Balzanelli Sis 118
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È “la colonna vertebrale del Servizio sanitario nazionale”. Un baluardo salvavita e tempodipendente che ormai sconta il peso di decenni di “trascuratezza e dimenticanza”. A sottolineare ancora una volta l’esigenza di una riforma del 118 è stato il presidente della Società Italiana Sistema 118, Mario Balzanelli, ascoltato in Commissione Affari Sociali della Camera, che da anni si batte per questo obiettivo.

Un obiettivo che appare più vicino grazie al disegno di legge ad hoc di cui la vicepresidente Mariolina Castellone è firmataria insieme al collega Franco Zaffini, presidente della Commissione Sanità del Senato.

Il testo è stato ripresentato in Commissione Sanità e gli operatori del settore sembrano più ottimisti. Ma è importante battere il ferro finchè è caldo. Anche perché quella dei medici del 118 è una categoria in via di estinzione: 2.300 operatori messi alla prova da “vent’anni di dimenticanze”, ha detto Balzanelli. “L’entità di questa dimenticanza si è resa evidente, in tutta la sua drammaticità, con la pandemia da Covid-19 e con il permanere, e il progressivo acuirsi, delle tante e severe criticità del servizio e dei percorsi operativi di cui fanno le spese i pazienti e gli operatori sanitari che vi hanno dedicato la vita”.

La necessità di un intervento

Insomma, “il Sistema dell’Emergenza Territoriale 118 va, con la massima urgenza, potenziato a livello legislativo e adeguatamente finanziato”. E questo per migliorare la qualità complessiva delle prestazioni, ma anche per la “dignità delle migliaia dei suoi operatori, medici, infermieri, autisti-soccorritori”.

La richiesta di Balzanelli, questa volta in Commissione Affari sociali, resta la stessa di sempre: occorre riformare il 118. E “non ha alcun senso – ha ribadito – spendere ingenti risorse economiche, centinaia di milioni di euro, con un modello organizzativo di 112 che rischia di allungare i tempi di arrivo dei nostri mezzi di soccorso sugli scenari critici, come peraltro sottolineato  a più riprese dall’European Resuscitation Council”.

Le richieste

“Chiediamo allora al legislatore – elenca Balzanelli – che venga riconosciuto al 118 dignità di macrostruttura dipartimentale, che venga mantenuto il dimensionamento del Sistema su base provinciale; che le Centrali Operative 118 vengano riconosciute e rinforzate come centri di responsabilità e non ridotte a meri call center; che venga stabilito lo standard di una postazione di soccorso avanzato, con medico e infermiere a bordo ogni 60.000 abitanti; che vengano riattivati e potenziati I Punti di Primo Intervento quali strutture intermedie in grado di fare filtro sulle acuzie minori”.

E ancora: “Che venga previsto un numero di mezzi di soccorso in grado di assicurare il rispetto dei tempi di intervento stabiliti per area urbana ed extraurbana, che vengano implementate tutte le risorse tecnologiche rese possibili dall’utilizzo della telemedicina e della intelligenza artificiale a supporto del momento diagnostico e terapeutico potenzialmente salvavita”. Con la Centrale Operativa 118 connessa in tempo reale con tutti gli scenari più critici del soccorso e con l’area critica ospedaliera.

È, anche, “una questione di dignità” degli operatori, che “non sono fantasmi”, aggiunge Balzanelli, sollecitando il riconoscimento per tutti delle indennità di rischio ambientale e biologico. Infine “chiediamo che i medici convenzionati possano passare, su base facoltativa, alla dipendenza, conservando l’anzianita’ di servizio maturata continuando a rimanere nel 118”. La ‘ricetta’ c’è. Ora serve la riforma. (Nella foto in evidenza Mario Balzanelli, credits: Sis 118)

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