Pa, nei nuovi contratti anche welfare e sanità integrativa

Pa Zangrillo

La salute dei dipendenti della Pa non va sottovalutata. E se a dirlo è il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, è segno che qualcosa sta cambiando. “L’amministrazione pubblica italiana conta 3,2 milioni di dipendenti ed è la più grande organizzazione del nostro Paese”, ha spiegato Zangrillo, ospite di un seminario organizzato dall’Osservatorio Nazionale Welfare Salute diretto da Ivano Russo.

“È chiaro – ha detto Zangrillo – che in prospettiva dobbiamo pensare alla cura delle nostre persone, soprattutto in occasione dei rinnovi contrattuali, guardando non soltanto agli aumenti salariali ma anche alla gestione del capitale umano”.

La nuova tornata contrattuale

Un richiamo che non è sfuggito al l direttore dell’Aran, Antonio Naddeo: dopo aver portato a casa il l contratto dei medici, veterinari e dirigenti sanitari e quello del comparto Istruzione e Ricerca per il triennio 2019-2021, Naddeo è alle prese con la tornata contrattuale per il periodo 2022-2024, focalizzato  sulla valutazione, valorizzazione e formazione del personale pubblico.

La Direttiva madre

Proprio Zangrillo (nella foto in evidenza, credits: Osservatorio Nazionale Welfare Salute) ha emanato una direttiva, la cosiddetta ‘Direttiva madre’, che segna l’avvio della fase contrattuale 2022-2024 e fornisce indicazioni operative per tutti i comitati di settore.

Questi ultimi sono incaricati di redigere gli atti di indirizzo per i singoli comparti. Sulla base dell’indirizzo ministeriale, che identifica anche le risorse finanziarie destinate per questo rinnovo contrattuale (con un incremento del 5,8% per la retribuzione media di ogni singolo comparto), i comitati di settore sono già al lavoro per elaborare gli atti.

I giovani

Ebbene, di fronte a un Pa che punta al rinnovamento, Zangrillo ha sottolineato quanto il welfare contrattuale, e la sanità integrativa, siano  una delle leve di attrazione per i giovani.

“Ho confermato nella Direttiva madre – ha precisato il ministro – il mio impegno ad affrontare anche il tema del welfare aziendale e quindi della sanità integrativa. Ovviamente si tratta di una possibile leva da azionare – accanto alla riforma del reclutamento, dei meccanismi premiali, della formazione professionale e della mobilità – per rendere il settore pubblico più moderno, dinamico, competitivo in linea con la determinante funzione che esso svolge per la crescita dell’intero Sistema Paese”.

Il gap da colmare

Come ha ricordato il presidente dell’Osservatorio, Ivano Russo, nel nostro Paese godono di coperture sanitarie e prestazioni integrative “circa 15 milioni di lavoratori e rispettivi nuclei familiari. Ma meno di 300 mila sono i dipendenti pubblici, quindi neanche il 10% del totale di Settore. Ampliare la platea dei beneficiari significa anzitutto sgravare il Ssn di una pressione sulle liste di attesa divenuta sempre più insostenibile”. Ma anche rendere il posto fisso nella Pa più appetibile per le nuove generazioni.

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