Covid in Italia, tutti i numeri e la nuova variante ipermutata

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Numeri davvero contenuti, quelli che arrivano dal monitoraggio Covid: nell’ultima settimana di gennaio (25-31) i contagi in Italia si sono ridotti a doppia cifra, scendendo sotto quota 4.000.

“Gli ultimi mesi – sottolinea il direttore generale della Prevenzione del ministero, Francesco Vaia – hanno definitivamente messo in evidenza, in maniera inequivocabile, che siamo di fronte all’endemizzazione del Sars-CoV-2″.

Intanto dal Sudafrica, terra di varianti, arriva la notizia di una new entry ipermutata, geneticamente distinta dai lignaggi Omicron circolanti: deve preoccuparci? Fortune Italia lo ha chiesto al ‘cacciatore di varianti’ Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia che ha analizzato centinaia di genomi virali di Sars-Cov-2. Ma vediamo prima cosa sta accadendo in Italia.

I numeri di Covid-19

Sono stati appena 3.859 i nuovi casi positivi nella settimana in esame, -33,6% rispetto alla settimana precedente (quando erano 5.810). In forte calo (-43,3%) anche i morti: 115 contro 203 e un tasso di  positività del 2,6% (-1% rispetto alla settimana precedente). Anche l’indice Rt basato sui casi con ricovero ospedaliero al 23 gennaio è sotto la soglia epidemica, pari a 0,57 e in ulteriore lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente (0,60).

Gli ospedali

Insomma, Covid-19 sta decisamente allentando la presa. E lo dimostra anche il tasso di occupazione in area medica, che al 31 gennaio è pari al 3,5% (2.169 ricoverati) rispetto al 4,3% (2.691 ricoverati) del 24 gennaio. Quanto alle terapie intensive, il dato è all’1,2% (106 ricoverati) rispetto all’1,4% (121 ricoverati) di sette giorni prima.

“Questi risultati – puntualizza Vaia – sono il frutto dell’immunità ibrida, degli strumenti terapeutici e di prevenzione messi in campo”.

La nuova variante

Tutto bene, allora? In Sudafrica il gruppo di scienziati che per primi hanno rilevato Omicron segnala una nuova variante: Ba.2.87.1. Si tratta, come sottolinea Adnkronos Salute, di una forma ipermutata: presenta infatti oltre 100 mutazioni, di cui più di 30 nella proteina Spike. Ne sono stati depositati 8 genomi e l’analisi iniziale suggerisce che probabilmente sia emersa da Ba.2 o dal nodo basale di Omicron, come dicono i ricercatori. La variante è stata rilevata fra metà settembre e metà novembre 2023.

Ma questa new entry deve preoccuparci? “Iniziamo col dire che il team che ha isolato questa variante ipermutata è al Ceri, uno dei più importanti centri di sorveglianza genomica al mondo, diretto da Tulio de Oliveira – risponde Ciccozzi – Una delle ipotesi è che la variante sia stata isolata in un paziente immunocompomesso”.

Le delezioni

“È una variante molto interessante, perchè oltre ad avere più di 100 mutazioni, ne ha più di 30 solo sulla proteina Spike. Inoltre ha 7 delezioni, di cui tre sempre sulla Spike, e pare che due di queste siano localizzate nella parte terminale della proteina, che serve al riconoscimento anticorpale. Una delezione – spiega Ciccozzi – porta a perdere un pezzo, che non si acquisisce più. Una scelta strategica” del patogeno “per non farsi riconoscere dal sistema immunitario. Ecco perché questa variante, che va ancora ben studiata, desta interesse. La presenza di queste delezioni ci porta a sospettare che possa evadere il sistema immunitario”.

In Sudafrica, dove è stata scoperta e circola ormai da un po’, i contagi restano bassi. “Non dobbiamo allarmarci, ma Ba.2.87.1 va monitorata”, conclude Ciccozzi.

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