Clima, zoonosi, alimentazione: One Health e le sfide della comunicazione

medicina e frontiere One Health
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Ci sono termini modernissimi, come il concetto One Health di salute globale, che però “erano già nella nostra cultura: pensiamo al trattato ‘Delle arie, delle acque e dei luoghi’ scritto da Ippocrate quasi tremila anni fa”. Invita a fare un passo indietro, con lo sguardo però aperto al futuro, la senatrice Paola Binetti, che insieme al senatore Antonio De Poli ha organizzato presso la Sala Capitolare del Senato l’incontro ‘Comunicare One Health, ovvero come affrontare le sfide globali alla salute’. Un evento in collaborazione con l’associazione culturale no profit “Medicina e Frontiere” presieduta da Michele Guarino, docente all’Università campus Bio-Medico di Roma

E, in effetti, comunicare la salute in un’ottica One Health, dunque tenendo conto del legame tra benessere umano, animale e del pianeta, presenta non poche sfide, come hanno sottolineato i cinque giornalisti intervenuti all’incontro moderato da due specialisti, Massimo Ciccozzi (epidemiologo del Campus Bio-Medico) e Ugo Della Marta (direttore generale Igiene e sicurezza alimenti e nutrizione del ministero della Salute).

Consideriamo che “solo l 17% della popolazione italiana conosce l’approccio One Health, anche se sette connazionali su dieci pensano che salute umana, veterinaria e ambientale siano collegate”, ha sottolineato Chiara Fanali dell’Università Campus Bio-Medico, illustrando poi un’indagine condotta fra gli studenti del suo ateneo. Ebbene, in questo caso il 62% dei giovani ha sentito parlare di questo approccio, e lo associa a parole come natura e prevenzione. Ma non mancano lacune e imprecisioni. Insomma, sono stati versati fiumi d’inchiostro, ma ancora molto resta da fare. Anche per capire, semplicemente, che l’opera umana si riflette su ambiente e animali. Non dimentichiamo il legame delle zoonosi – virus pandemico incluso – con la ‘pressione’ operata dall’uomo su natura e animali selvatici.

Trovare la tessera giusta

Non solo Covid: le minacce legate virus ‘eosotici’ come Dengue e Zika rappresentano oggi esempi classici del dilemma tra allarmismo e chiarezza dell’informazione. Per chi deve fare i conti con i limiti di tempo imposti dalla tv, la sfida è trovare le parole giuste, “come la tessera chiave all’interno di un complesso mosaico”, ha sottolineato Roberta Serdoz (Rai). Anche perchè il rischio, lo ribadiamo, è quello di dare informazioni incomplete o inutilmente allarmistiche.

Per Elvira Naselli (Repubblica), gli operatori dell’informazione sono di fronte a una doppia sfida: informare correttamente ma anche non perdere lettori di fronte a temi tanto complessi. Dal canto suo, Elisabetta Guidobaldi (Ansa) sottolinea come sia prioritario mantenere i riflettori accesi sulle politiche One Health anche a livello internazionale. Temi come l’agricoltura e l’uso di pesticidi, ma anche l’impatto dei cambiamenti climatici e l’antibiotico resistenza sono tutti da declinare nell’ottica della ‘salute globale’. Che, nel caso particolare dell’alimentazione, fa i conti con il proliferare di fake news e vere e proprie mode.

Tra diete, bufale e superbug

Può sembrare incredibile, infatti, ma perfino nella patria della dieta Mediterranea secondo un recente studio “solo il 13% dei connazionali segue davvero questo regime alimentare senza errori. Mentre un italiano su cinque fa più o meno discontinuamente una dieta, spesso optando per quella che va di moda in quel momento”, ha ricordato Margherita Lopes di Fortune Italia, analizzando alcune ‘bufale’ sul tema con l’aiuto di Dottoremaeveroche.it, il portale contro le fake news della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Ma anche le prospettive aperte dagli ultimi studi sul microbiota.

Dal canto suo,il giornalista scientifico Daniel Della Seta ha sottolineato l’importanza di accendere i riflettori sull’antibiotico resistenza, responsabile di 11mila morti l’anno in Italia. Insomma, si parla da decenni di One Health, ma la pandemia da Covid-19 e la crisi climatica hanno messo sotto gli occhi di tutti anche nel nostro Paese l’importanza di affrontare le sfide globali del pianeta collegando la salute umana a quella animale ed ambientale, promuovendo le collaborazioni interdisciplinari, coinvolgendo in questo approccio non soltanto la medicina, ma anche la sanità pubblica, l’ecologia, la medicina veterinaria, le scienze ambientali, la chimica, la biologia. Non a caso, l’anno scorso è nato  in Italia l’Intergruppo parlamentare One Health, che punta a inserire questo approccio nelle politiche del nostro Paese.

Un momento dell’evento/Credits: Medicina e Frontiere

“Acquisire una visione d’insieme dei processi è la vera sfida del futuro”, ha concluso Binetti. “Occorre uscire da una mentalità troppo specialistica per recuperare una visione in cui sono le interconnessioni, le aree di confine e di parziale sovrapposizione ad offrire chiavi di soluzione per i problemi emergenti. Con curiosità ed etica. Per dare valore pieno ai frutti della ricerca”.

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