Intolleranze alimenti, l’analisi di Edoardo Mocini

“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Già Ippocrate di Kos oltre 2.300 anni fa aveva notato gli effetti negativi legati all’ingestione di latte di mucca. E Lucrezio ammoniva: “Quello che per un individuo è cibo, per un altro può essere veleno”. Insomma, nel piatto possono celarsi non poche insidie. Tuttavia le reazioni avverse agli alimenti costituiscono ancora una zona d’ombra della medicina: non sono sempre chiare le cause, la sintomatologia può variare molto e talvolta non c’è unanimità sull’attendibilità dei test utilizzati per la diagnosi. In alcuni casi, inoltre, la reazione può essere dovuta non tanto agli alimenti, quanto agli additivi aggiunti.

Qualcosa però sembra piuttosto chiaro: il problema è molto sentito. A dircelo è, anche, l’offerta di alimenti ‘privi di’: lattosio, fave, glutine, lievito, nichel, coloranti. Stando ai dati del 2022 il ‘free from’ è ormai una delle tendenze più importanti nel mondo alimentare italiano, con quasi 14.000 prodotti sulle cui confezioni è segnalata l’assenza o la presenza ridotta di uno dei 16 fra ingredienti, nutrienti o additivi monitorati, per un giro d’affari annuo – tra supermercati e ipermercati italiani – che si aggira intorno ai 7,4 mld di euro nel 2022, +6% rispetto all’anno precedente (dati Osservatorio Immagino).

Ma come capire se davvero abbiamo un problema di intolleranza alimentare? Lo abbiamo chiesto a Edoardo Mocini, medico dietologo del Policlinico Umberto I di Roma. Glutine, lattosio: moltissime persone li hanno eliminati dal menù perché ritengono di essere intolleranti. Quanto è diffuso il fenomeno in Italia?

La celiachia colpisce circa l’1% della popolazione. L’intolleranza al lattosio è invece più comune, ma varia geneticamente. La sensibilità al glutine non celiaca è meno definita e la sua prevalenza è attualmente allo studio. Altre intolleranze sono nella maggior parte dei casi definizioni vaghe e aspecifiche, che non ritrovano supporti scientifici.

La sensazione è che il trend sia comunque in aumento, ma siamo davvero diventati tutti intolleranti?

L’aumento può essere attribuito a una maggiore consapevolezza e diagnosi, non necessariamente a un incremento effettivo delle intolleranze. Sicuramente però è aumentata molto anche l’autodiagnosi, in assenza di visite mediche.

Sul mercato e nei centri medici pullulano test ed esami per le intolleranze. Ma cosa c’è di vero?

Il test del respiro per l’intolleranza al lattosio e le biopsie intestinali per la celiachia sono validi. Altri esami, come il test del capello o alcuni approcci para-scientifici, sono meno o per niente affidabili.

Quali sono i sintomi che devono portarci a sospettare un’intolleranza e come procedere in questi casi?

I disturbi gastrointestinali possono essere i primi sintomi, ma dobbiamo considerare che sono influenzati anche da stress, stile di vita e dieta. Molte persone invece di realizzare di avere, non per forza per colpa loro, uno stile di vita poco sano (è il caso, ad esempio, di un ridotto consumo di frutta e verdura), preferiscono la strada del “sono intollerante a qualcosa”. Ecco, non mi stanco di ripeterlo: è sempre necessaria una valutazione medica.

Geni, ereditarietà, ambiente e intolleranze, facciamo un po’ di chiarezza?

Intolleranza al lattosio e celiachia hanno una forte componente genetica, ma sono influenzate anche da ambiente e stile di vita. Alla fine la genetica è uno strumento che va sempre coniugato con la clinica da parte del medico. “Tutte le volte che mangio merluzzo ho problemi digestivi”: questo può essere un sintomo sospetto? Problemi digestivi dopo il consumo di merluzzo indicherebbero difficilmente un’allergia: in quest’ultimo caso i sintomi sarebbero più specifici e importanti di una sorta di indigestione. La valutazione medica, ribadisco, è sempre necessaria.

Quali sono gli errori più comuni dei pazienti con sospette intolleranze?

Eliminare troppi alimenti senza diagnosi medica può portare a carenze nutrizionali. Affidarsi a test non validati è inoltre un errore comune, favorito spesso da professionisti senza scrupoli.

Esistono farmaci che aiutano a ‘sopportare’ il lattosio?

La risposta in questo caso è positiva. Gli integratori di enzimi lattasi possono aiutare le persone con intolleranza al lattosio.

Infine allergie e intolleranze, qual è davvero la differenza?

Allergie e celiachia coinvolgono il sistema immunitario. Le allergie possono essere gravi anche in seguito all’ingestione di piccole quantità di allergene. La celiachia è una reazione autoimmune al glutine, mentre le intolleranze come quella al lattosio sono meno severe e dose-dipendenti. Per l’intolleranza al lattosio possono occorrere più di 12 grammi di lattosio (oltre 240 ml di latte) per causare sintomi, quindi piccole quantità in pietanze come la pizza margherita potrebbero essere tollerate. Ovviamente questo varia da persona a persona, ma ricordo che molti dei sintomi ascrivibili all’intolleranza spesso derivano da altro.

Edoardo Mocini è medico dietologo e ricercatore di Università Sapienza e Policlinico Umberto I di Roma, divulgatore su Instagram e autore di ‘Fatti i piatti tuoi. Come orientarsi tra i falsi miti su alimentazione e forma corporea per prenderci cura della nostra salute’ (Rizzoli)

 

 

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