Contratto sanità: al via le trattative, l’analisi di Naddeo (Aran)

Antonio Naddeo

Si riparte dalla sanità. Obiettivo, un nuovo contratto collettivo nazionale che “dovrebbe essere un po’ più semplice, perchè in quello 2019-21 abbiamo rivisto il sistema di classificazione professionale e mi auguro che su questo argomento non dobbiamo più tornare”. È ottimista il presidente dell’Aran Antonio Naddeo, alla vigilia dell’apertura oggi pomeriggio delle trattative per il comparto sanità triennio 2022-24.

“Mi auguro che non sia una trattativa molto lunga come è stata quella del contratto precedente”, dice il presidente a Fortune Italia, elecando alcune priorità sul tavolo delle trattative, dal part-time, ai congedi paternità, allo smartworking (“tema trattato già nel precedente contratto”), ai permessi. “Ovvero gli istituti che favoriscono la conciliazione vita-lavoro”.

La premessa

Perchè la grande sfida è quella di rendere (di nuovo?) appetibile lavorare nella sanità pubblica, alle prese con la fuga dei professionisti nel privato o all’estero. “Noi facciamo i contratti in base alle indicazioni dei datori di lavoro e del comitato di settore, dunque sulla base dell’atto d’indirizzo. Naturalmente, poi, ho una certa autonomia”, premette Naddeo. Ma il perimetro è delimitato dall’atto d’indirizzo.

E non si può negare che un tema ‘caldo’ sia quello delle “condizioni di lavoro, che sono molto complicate, tanto che abbiamo avuto difficoltà sia nel contratto di comparto, sia in quello dei medici. Ebbene, su questo fronte la contrattazione può dare un contributo, ma” per fare davvero la differenza “occorrono altre misure specifiche”, avverte Naddeo.

“L’atto d’indirizzo, comunque – puntualizza il presidente Aran – focalizza l’attenzione su alcuni istituti, come il part-time, che rivestono una notevole importanza anche tenuto conto della composizione della forza lavoro della sanità, che si sta femminilizzando. Si tratta di temi importanti, e nell’atto di indirizzo c’è proprio il fatto di lavorare non solo sulla retribuzione, ma anche su alcuni istituti compresi i congedi parentali e paternità, che permettano di supportare i lavoratori e le lavoratrici”.

La sfida

“Quello che mi preoccupa un po’ – aggiunge – è il fatto che le risorse finanziarie sono definite: rispetto al triennio precedente sono più alte, abbiamo un budget di circa 5,80%, mentre nel contratto precedente era 3,8%. Ma in quel contratto c’erano leggi speciali che attribuivano particolari finanziamenti ad hoc sia per gli infermieri, sia per i medici. Dunque bisognerà ragionare”, dice Naddeo, mettendo in conto qualche rimostranza dai sindacati. “Noi possiamo contrattare con quello che c’è: se da un punto di vista finziario le risorse non sono sufficienti, occorre aspettare una legge”.

I limiti

Insomma, “il contratto collettivo stabilisce le regole, ma le condizioni per rendere più o meno attraente un luogo di lavoro non dipendono solo dal contratto: occorre tener conto dell’organizzazione delle amministrazioni e delle aziende sanitarie. Insomma, occorrono strumenti e una buona organizzazione, però se poi manca il personale tutto viene vanificato. Penso a infermieri e medici, e al fatto che la sanità deve fornire servizi essenziali ai cittadini”.

Chi ben comincia…

Ma tutto sommato il manager resta ottimista. “C’è un vantaggio, abbiamo chiuso un contratto poco più di un anno fa e ora ne facciamo uno nuovo: la cosa importante, anche per i lavoratori, è avere una continuità nei contratti. Dal contratto 2016-19 c’è stato il 2019-21 e ora facciamo 2022-24″. Non solo:  “Per la prima volta da quando è nata l’Aran si parte dalla sanità: di solito si iniziava con i ministeri, mentre stavolta per volontà del ministro Zangrillo e della presidente del Consiglio Meloni si cominicia con la sanità. Speriamo che sia un buon segnale”.

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